Ex Chiesa Anglicana ECAA
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Giorgio de Chirico
dal 18/2/2006 al 8/4/2006
giovedi’ - domenica 15-19

Segnalato da

Chiesa Anglicana




 
calendario eventi  :: 




18/2/2006

Giorgio de Chirico

Ex Chiesa Anglicana ECAA, Alassio (SV)

Dal mito alla metafisica. In mostra 33 opere, tra sculture, litografie, acqueforti, incisioni e un dipinto che coprono un arco di tempo che va dal 1941 al 1974. Un viaggio nei temi piu' noti dell'opera dechirichiana che permette di cogliere il senso dei concetti di cui si nutre l'arte del Pictor Optimus, ispiratore di molte delle avanguardie storiche del 900, dai Surrealisti ai Dadaisti, agli esponenti di Valori Plastici in Italia e della Nuova Oggettivita' in Germania.


comunicato stampa

Il mito metafisico
a cura di Nicola Davide Angerame

“Giorgio de Chirico e' probabilmente l’artista italiano del Novecento piu' influente e noto nel mondo - sostiene Monica Zioni, Assessore alla Cultura di Alassio -. E mentre il Giappone gli dedica una retrospettiva con 105 dipinti, noi abbiamo preparato una mostra che nel suo piccolo espone racconta tutti i temi cari a questo straordinario protagonista dell’arte e delle avanguardie artistiche del primo Novecento. Una esposizione di raffinate incisioni, statue e dipinti che toccano i punti salienti di tutta la sua opera. La mostra avra' anch un suo spirito divulgativo e pedagogico, con apparati critici e biografici rivolti al pubblico delle scuole che mi auguro venga numeroso".

“Piu' si studia l’arte di Giorgio de Chirico - sostiene Nicola Davide Angerame, curatore della mostra - piu' ci si accorge che la sua “metafisica" non e' tanto uno stile pittorico o uno dei molteplici modi della visione, come l’impressionismo o il cubismo, ma rappresenta una intuizione fondamentale dell’esistenza e del mondo. Questa mostra si propone di evidenziare questo aspetto attraverso una selezione di opere che presentano i principali soggetti che hanno alimentato l’arte di Giorgio de Chirico. Si potra' cosi' ammirare la sbrigliata fantasia, al visionarieta' autentica e l’abilita' nel disegno del Pictor Optimus".

LA MOSTRA
La mostra “Giorgio de Chirico: dal mito alla metafisica" espone 33 opere, tra sculture, litografie, acqueforti, incisioni e un dipinto, che coprono un ampio arco di tempo che va dal 1941 al 1974 e propone un viaggio nei temi piu' noti dell’opera dechirichiana, permettendo di cogliere il senso dei concetti e dei sensazioni profonde di cui si nutre l’arte del Pictor Optimus, vero ispiratore di molte delle avanguardie storiche del Novecento, dai Surrealisti ai Dadaisti agli esponenti di Valori Plastici in Italia e della Nuova Oggettivita' in Germania.
La mostra si apre su un dipinto del 1959, Manichini coloniali, opera della maturita' che sintetizza l’autentica dedizione di de Chirico verso l’antichita', da lui intesa come integrita' di uno spirito antimoderno e come ritorno ad una pittura filosofica, densa di simboli, fatta di rigoroso “mestiere" e di costruzione della materia pittorica. In questo periodo de Chirico torna periodicamente ai temi metafisici, ma la sfida che lancia alla modernita' e' la sua ostinazione nel dipingere nature morte, paesaggi, ritratti ed interni in costante opposizione con le tendenze dell'arte contemporanea.
L’attivita' grafica di de Chirico grafico non e' una manifestazione secondaria della sua arte ne' un ripiego commerciale. Anzi, in certi casi, proprio alla grafica e' affidato un nuovo messaggio, l’espressione piu' piena di un determinato ciclo inventivo, come quello dei cosiddetti <> (1934), dei Calligrammes (1929-30) o dell’Apocalisse (1941), di cui vi e' una litografia in mostra. Nel 1941 de Chirico illustra l’Apocalisse un vero unicum, in cui si sentono ancora forti le influenze della grafica tedesca sulla quale il giovane de Chirico a Monaco ha formato il proprio gusto e il proprio credo, studiando i testi pittorici di Bocklin e Klinger e gli scritti filosofici di Schopenhauer, Nietzsche e Weininger. In questa opera l’Apocalisse, che significa “disvelamento", “rivelazione", de Chirico gioca con la linearita' di espressione, la trasparenza delle immagini e una luminosita' vitrea che si traduce attraverso la sottigliezza del segno e che si adatta perfettamente alla visionarieta' del testo. Si tratta forse della convergenza piu' singolare che il laico de Chirico abbia sperimentato su un testo visionario e surreale prodotto da una cultura di fede. L’ascendenza tedesca del gusto grafico di de Chirico, o almeno del suo primitivo filone, si puo' desumere dal segno duro e lineare che caratterizza alcune sue opere. Qui una litografia tratta dalla serie che illustra l’Apocalisse, del 1941, mostra la durezza quasi xilografica, piu' <> che litografata, con un tratto secco e dureriano. Come dice Antonio Vastano, il critico che ha curato il catalogo generale della grafica di Giorgio de Chirico (edito da Bora Edizioni), “a questo filone di gusto germanico se ne intreccia un altro, che invece risente delle morbidezze francesi, con una pastosita' di segno memore della tradizione litografica di un Carle Vernet, di uno Steinlen o di un Forain". Le magistrali cartelle dei Cavalli e di Cavalli e Ville, esemplate nella mostra alassina da tre litografie a colori, denotano come de Chirico sappia sfruttare tutte le possibilita' del mezzo espressivo dandoci il meglio della sua ispirazione: il sogno romantico della natura e del paesaggio punteggiato dalle costruzioni dell’uomo e percorso da liberi animali e figure, cosi' come l’avevano vissuto il Lorenese e Poussin, Vernet e Delacroix. De Chirico istituisce un rapporto tra il cavallo e la follia e tra il cavallo e il genio aristocratico, ambientando i suoi cavalli in spiagge deserte sparse di rovine, che aggiunge un senso di nostalgica evocazione del passato. Da un lato la follia insensata e la vitalita' senza scopo dell’esistenza, dall’altro il morire del tempo che travolge tutte le memorie e le fa diventare rovina.
Come scrive il fratello Savinio in una bella pagina: “Quando, nell’anno decimosesto del regno di Antonino il filosofo Pausania visito' la Grecia, gli dei erano morti da lunga fiata. Voce non rimaneva se non di mare e di vento, I templi offrivano al cielo le loro carie illustri. I tamburi delle colonne erano grani per terra di colossali collane rotte. Cavalli bradi erravano sui lidi deserti, si fermavano ad ascoltare, giravano intorno l’occhio pazzo e rosso di sangue, poi fuggivano al galoppo spaventati dall’immenso nulla".
Nel 1916 de Chirico torna in Italia da Parigi per prestare servizio militare a Ferrara. L'impressione in lui prodotta dall'ambiente urbano ed architettonico della citta' e' fondamentale per lo sviluppo della sua visione. Qui dipinge capolavori come Le muse inquietanti, Ettore e Andromaca, Trovatore e una serie di interni metafisici. Tutte opere che confluiscono nelle litografie esposte in mostra ad Alassio e che danno vita alla breve stagione della “pittura metafisica", alla quale partecipano Carlo Carra', il fratello Savinio e Filippo de Pisis. Nel 1917 de Chirico crea la piu' famosa figura di manichino, quella del Trovatorei (in mostra), che non riguarda l’omonimo melodramma di Giuseppe Verdi, ma il Troubadour ovvero l’immagine piu' famosa del poeta medioevale, il cantore, l’aedo delle corti. In questa figura converge tutta la tradizione della poesia, da quella dei cantori omerici a quella dei bardi celtici, ciechi alle cose dell’oggi perche' dotati di visione profetica. De Chirico ricorre al termine trovatore probabilmente sotto l’influenza di Nietzsche, che nel canto con cui chiude La gaia scienza (altro titolo di origine poetica provenzale: gay sabe'r), fa dei trovatori i simboli di una nuova arte piu' libera, piu' danzante e gioconda, piu' trasgressiva perche' consapevole di aver abbattuto tutti gli idoli.
Sempre nella serie dei manichini rientra la coppia probabilmente piu' celebre della pittura di de chirico Ettore e Andromaca (in mostra), l’unico caso di coppia mista maschile e femminile, ispirata al famoso passo dell’Iliade in cui Andromaca si reca sulle mura ad abbracciare Ettore avviato al suo scontro fatale con Achille. Pare che la deroga allo stretto maschilismo della simbologia intellettuale dei manichini sia stata dettata dall’impressione che facevano su de Chirico a Ferrara gli addii dei soldati avviati al fronte alle mogli, alle fidanzate, alle madri.
Nel 1966 de Chirico incide La solitudine dell’uomo politico (in mostra), che segna la sostituzione della famosa statua di Ariana nelle Piazze d’Italia. La figura del politco volto di spalle richiama noti esempi della pittura romantica, in cui gli eroi-pensatori sono posti di fronte ai misteri del mondo. De Chirico reinterpreta un motivo gia' trattato da C.D. Friedrich e dai simbolisti tedeschi. Ad ispirare questa immagine sarebbero stati i numerosi monumenti torinesi di politici e scienziati, per de Chirico eroi laici e positivi egli ai quali egli assimila sia l’immagine paterna dell’ingegnere costruttore di ferrovie sia quella dell’uomo politico piemontese che piu' si identifica con il Risorgimento, Cavour. Nell’immagine dell’uomo politico statuificato de Chirico vede una metafora dello spirito creatore dionisiaco come esso si manifesta nel mondo moderno.
Gli archeologi del 1970, qui esposti, rappresentano la continuazione del tema del manichino. Essi simboleggiano l’uomo filosofico, interprete dei misteri del mondo, ma vi sono sostanziali modifiche nell’iconografia. Spesso sono rappresentati in coppia, per ricordare l’amicizia e la collaborazione di ben note coppie mitologiche, come i gemelli Castore e Pollu'ce (Dioscuri, vedi) o i cugini Oreste e Pilade, nella cui fratellanza de Chirico amava identificare e far rivivere artisticamente il suo fecondo rapporto col fratello Alberto Savinio. Rispetto ai manichini geometrizzati degli anni ’10, aumentano i dettagli antropomorfici - soprattutto gambe e braccia - e variano gli elementi che ne riempiono il corpo: rovine, vegetazioni, simboli araldici, metafore di una memoria collettiva della storia umana e del tempo che l’uomo porta dentro di se' e che deve decifrare.
La mostra prosegue con un Autoritrato in costume del 1953 che narra della rivoluzione interiore di de Chirico e della sua matura scelta di seguire i piu' alti esempi dell’arte del Rinascimento, sia nello studio sulla creazione dei colori, sia nel disegno e nella composizione dei dipinti.
La mostra accoglie anche 4 statue bronzee che riprendono il tema celebre delle Muse e dei Cavalli. Il rapporto con la scultura de chirico lo inizia intorno agli anni Sessanta, quindi in epoca tarda. Ma al bronzo spesso aggiunge patinature di argento e di oro che rendono le opere piu' lucenti, delineate, affilate, quasi, come illuminate dalla “luce della ragione" da quel mito illuministico che rientra facilmente nella personale mitoligia di de Chirico, artista

IL CONCERTO
La mostra potra' vantare, nella serata del 31 marzo 2006, a partire dalle ore 21,15 alla Chiesa Anglicana di Alassio, il “Concerto per Giorgio de Chirico" che la pianista Eleonora Mantovani ha progettato con Nicola D. Angerame in occasione della mostra. Il recital pianistico comprendera' brani di compositori vissuti nell’epoca di Giorgio De Chirico e brani per pianoforte del fratello Andrea de Chirico, in arte conosciuto come Alberto Savinio, figura centrale delle avanguardie anche letterarie e musicali del novecento europeo.

GIORGIO DE CHIRICO nasce il 10 luglio 1888 a Volos, in Grecia, da Gemma Cervetto, nobildonna genovese, ed Evaristo, ingegnere impegnato nella costruzione della linea ferroviaria Atene-Salonicco. Nel 1891 nasce il fratello Andrea, che assumera' dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attivita' di musicista, letterato e pittore.
Dal 1903 al 1906 si esercita nella copia in bianco e nero di calchi di sculture greche e romane. Interrompe gli studi a causa della morte del padre (1905) e della conseguente decisione della madre di lasciare la Grecia.
La famiglia de Chirico soggiorna quindi a Firenze e, poi a Venezia e Milano, e visitando musei e gallerie d'arte. In autunno si trasferiscono a Monaco di Baviera, dove il giovane Giorgio frequenta per circa due anni l'Accademia di Belle Arti, formando la propria personalita' d'artista sui testi pittorici di Bocklin e Klinger e sugli scritti filosofici di Schopenhauer, Nietzsche e Weininger. Nel 1908 trascorre quattro mesi in Italia, dove sono ritornati la madre ed il fratello Andrea che segue studi musicali. Dipinge le sue prime tele sotto l'influenza di Bocklin (ll Centauro ferito, La battaglia tra Opliti e Centauri, etc.).

1910. Giorgio raggiunge la madre a Firenze, dove rimane per circa un anno. Iniziava a dipingere soggetti che cercano di tradurre quel sentimento misterioso e potente scoperto nei libri di Nietzsche: la malinconia delle belle giornate d'autunno, il pomeriggio nelle citta' italiane. In effetti quadri come Enigma di un pomeriggio d'autunno, L'enigma dell'oracolo sono di un'atmosfera che prelude alle piu' tarde Piazze d'Italia.

1911. Raggiunge Andrea a Parigi, dove rimarra' fino al 1915. Durante il viaggio si fermano qualche giorno a Torino, dove era la casa in cui si era manifestata la follia di Nietzsche, e l'ambiente architettonico della citta', come gia' quello di Monaco e quello di Firenze, esercita una profonda suggestione sull'immaginario di de Chirico. Dalla nostalgia dell'Italia e dal concetto di Stimmung ("L'atmosfera del senso morale") nasceranno le ulteriori prove metafisiche.

1912. Su consiglio di Apollinaire espone tre tele al Salon d'Automne: una Piazza d'Italia, un Autoritratto e L'enigma dell'oracolo, che ottengono un buon successo di critica.

1913. All'inizio dell'anno e' presente con tre opere al Salon des Indipendants e poi, con quattro opere, nuovamente al Salon d'Automne. Apollinaire parla dei "paesaggi metafisici" di de Chirico in articoli pubblicati in "Les Soirees de Paris". Incontra Pi casso, Derain, Brancusi, Braque, Leger, e si immerge nello studio di Schopenhauer.
1914. Intanto Savinio diventa musicista molto apprezzato, e viene riconosciuta l'assoluta originalita' ella sua visione, immune da ogni influsso del le tendenze artistiche dominanti.
Conosce Paul Guillaume, giovane mercante che si interessa della sua opera. Nell'abbondante produzione di questi anni de Chirico inventa ed elabora con straordinaria fantasia temi di misteriosa magia poetica: visioni architettoniche, piazze d'Italia, statue solitarie, oggetti assurdamente avvicinate di inquietanti manichini. Realizza le sue prime nature morte.
1916-17. L'impressione prodotta dall'ambiente urbano ed architettonico della citta' di Ferrara e' fondamentale per lo sviluppo della sua visione. Qui dipinge capolavori come Le muse inquietanti, Ettore e Andromaca, 11 Trovatore e una serie di interni metafisici. L'influenza del suo mondo poetico e' determinante per l'opera di Carlo Carra'. Con Savinio partecipa a frequenti discussioni artistiche anche Filippo de Pisis. Insieme danno vita alla breve stagione della "pittura metafisica".
1918-19. Trasferito a Roma frequenta i musei d'arte antica. Collabora alla rivista di Mario Broglio "Valori Plastici" con articoli di notevole interesse teorico. Organizza la storica mostra personale nella Galleria di via Condotti di proprieta' dei fratelli Bragaglia con opere del periodo metafisico di Ferrara. Per l'occasione scrive Noi metafisici e "Valori Plastici" pubblica un volume in cui sono riprodotte dodici sue opere commentate da giudizi critici di illustri scrittori ed artisti, tra i quali Apollinaire, Blanche, Carra', Papini, Raynal e Soffici. Andre' Breton recensisce entusiasticamente l a mostra sulle pagine di "Litterature" ed entra in contatto epistolare con de Chirico.
1920-23. De Chirico divide il suo tempo tra Roma,Firenze e Milano. Collabora con la rivista "La Ronda", sulla quale pubblica l'articolo intitolato Classicismo pittorico, in cui esprime la sua ammirazione per Ingres e si dichiara fedele al disegno quale fondamento della grande arte classica. Nella sua pittura, infatti, si fa sempre piu' sentire una originale e romantica interpretazione della classicita' e un interesse per la tecnica degli antichi Maestri rinascimentali. Introdotto ai segreti della tempera grassa verniciata scrive una significativa lettera a Breton sull'importanza del "mestiere" per un pittore e sui segreti della tecnica.
Dipinge le serie delle Ville romane, dei figliol prodigo, degli Argonauti e realizza una nuovo gruppo di nature morte. Rielabora, all'interno del nuovo spirito e della nuova tecnica, motivi metafisici degli anni precedenti. Una sua personale a Milano , presso la Galleria Arte, suscita scandalo;
1924. Partecipa alla Biennale di Venezia e compie un breve viaggio a Parigi in occasione della messa in scena al ThE'atre des Champs-ElysE'es del balletto La giara di Pirandello, con musiche di Alfredo Casella, di cui ha realizzato scene e costumi.
1925. Studia archeologia. I Surrealisti, che lo avevano eletto loro maestro, lo dichiarano morto nel 1918 e conducono un vero e proprio ostruzionismo verso la sua recente produzione. Incomincia ad esporre in Italia e all'estero con il gruppo del Novecento italiano, accumunandolo a questa tendenza il "desiderio classico" insito nella sua pittura ("Pictor classicus sum").
1927. Altre mostre a Parigi. I temi degli Archeologi, dei Cavalli in riva al mare, dei Gladiatori, dei Mobili nella valle, dei Bagni misteriosi, ampliano il suo repertorio poetico.

1928. Jean Cocteau pubblica Le MystEre Laic-Essai d'etude indirecte, dedicato alla pittura di de Chirico ed illustrato da litografie dell'artista.

L'arte di de Chirico e' riconosciuta dai massimi artisti dadaisti e surrealisti (Ernst, Tanguy, Magritte, Dali, etc.) quale fonte delle loro ricerche e creazioni. Anche gli artisti tedeschi della "Nuova oggettivita'", del "Realismo magico e del Bauhaus ne sono profondamente influenzati.

1929-30. Pubblica in francese il suo romanzo Hebdomeros, le peintre et son genie chez l'ecrivain. A Montecarlo realizza scenari e costumi per il balletto Le bal di Rietti, messo in scena da Serge Diaghilev. Conosce Isabella Pakszwer Far che restera' al suo fianco per tutto il resto della vita. Intanto prosegue la ricerca avviata sui valori plastici, il preziosismo cromatico e la qualita' della materia pittorica. Partecipa a molte mostre internazionali. Esce Calligrammes di Apollinaire illustrato da litografie di de Chirico.

1934. Rientra a Parigi ed esegue le litografie per Mythologie di Jean Cocteau. Tristan Tzara ed i Surrealisti tentano una lettura in chiave psicanalitica del dipinto L'enigma di una giornata e la pubblicano sul n. della rivista "Le Surrealisme au service de la Revolution".

1935-45. Si reca a New York dove rimane per diciotto
mesi. Prende parte alla mostra del Museo of Modern Art di New York dedicata all'Arte fantastica, Dada e Surrealismo. 1939 muore la madre. Vive prevalentemente a Milano. Dipinge tele naturaliste ed esegue numerosi ritratti. S'interessa alla scultura in terracotta e traduce nella terza dimensione i suoi personaggi preferiti: Ettore e Andromaca, Archeologi, etc. Illustra l'Apocalisse e si ritrae per la prima volta con un costume d'epoca alludendo alla continuita' con la tradizione.
Dopo la guerra va a Roma, dove poi si stabilisce di nuovo in maniera definitiva. Nel 1945. Esce in italiano l'autobiografia Memorie della mia vita, cui fa seguito il libro scritto con Isabella Commedia dell'Arte Moderna. La stessa Isabella cambia il titolo dei dipinti di de Chirico da Natura morta a Vita silente. Nel secondo dopoguerra si fanno pi˜ frequenti gli impegni dechirichiani con il teatro lirico: collabora con il Teatro Comunale di Firenze, I'Opera di Roma e il Teatro alla Scala di Milano; s'intensifica in questo periodo anche l'attivita' grafica dedicata all'illustrazione

1946-47. Scoppia uno scandalo: I'artista dichiara falsi i dipinti degli anni '20 e '30 facenti parte della retrospettiva organizzata preso la gallleria Allard di Parigi. Disegna le scene per il balletto Don Giovanni di Strauss. 1948. La mostra sulla pittura metafisica allestita alla Biennale di Venezia suscita una forte reazione polemica da parte dell'artista, che contesta la scelta delle opere e fa causa alla Biennale. E' profondamente infastidito dallo spaventoso numero di opere false e, soprattutto, dall'atteggiamento della cultura artistica internazionale che tende a "beatificare" il momento metafisico ai danni dell'ulteriore svolgimento del lavoro, proseguendo cosI nella posizione inaugurata dai surrealisti.

1949. Continua a dipingere contemporaneamente opere di atmosfera metafisica e di impianto tradizionale
1950. de Chirico organizza una rassegna di pittori realisti in chiave anti-Biennale.
1952-54. Muore il fratello Andrea (Alberto Savinio). D'ora in avanti de Chirico portera' una cravatta nera in segno di lutto. Organizza a Venezia una serie di mostre personali che sono qualificate come manifestazioni contro la modernita'
1955-60. Mostra del suo periodo metafisico al Museum of Modern Art di New York. Ritorna periodicamente ai suoi temi metafisici, pur continuando a dipingere nature morte, paesaggi, ritratti ed interni in costante opposizione con le tendenze dell'arte contemporanea.
1964-65. Comincia a dedicarsi alla pratica della scultura in bronzo che coltivera' per tutta la seconda meta' degli anni '60. I temi trattati appartengono al repertorio mitologico. Piu' tardi queste sculture verranno realizzate anche argentate e dorate e de Chirico le trasformera' in gioielli. Illustra I promessi sposi di Alessandro Manzoni. La sua opera comincia ad essere apprezzata nella sua globalita'.

1968. Mostra alla Galleria Jolas di Milano di opere composte su nuovi temi metafisici. Escono due monografie di Isabella Far. Si dedica in particolare alla litografia e illustra la traduzione di Salvatore Quasimodo di brani dell'Iliade.

1969-1971. Esce il catalogo della sua opera grafica. Per l'occasione la Galleria La Medusa di Roma inaugura una rassegna della sua produzione grafica recente. Disegna le illustrazioni per Auf der Galerie di Franz Kafka. Viene allestita la sua prima grande antologica presso le sale di Palazzo Reale a Milano. Si tratta di 180 opere, fra dipinti, disegni e sculture, datate fra 1909 e 1970. Presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara si apre la mostra I de Chirico di de Chirico, trasferita l'anno seguente a New York. Viene pubblicato il primo volume del catalogo generale dei suoi dipinti.
1974. Crea le illustrazioni del suo romanzo Hebdomeros.
1977. Inventa delle nuove illustrazioni per l'Apocalisse, da realizzarsi, questa volta, con la tecnica della litografia a colori. L'ultimo periodo della sua vita risulta turbato da una serie di questioni giudiziarie che egli stesso aveva intentato per cercare di arginare il fenomeno dei falsi.
1978. 90 anni Muore a Roma il 20 novembre al termine di una lunga malattia.

Immagine: Manichini coloniali, 1959 - olio su tela, cm. 54x80

Un ringraziamento particolare a:
Edizioni Bora di Bologna
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico - Roma
Museo d’arte delle Generazioni italiane del ’900 “G. Bargellini", Pieve di Cento (BO)

Per ulteriori informazioni o interviste:
Dott.ssa Monica Zioni Assessore alla Cultura della Citta' di Alassio 0182 602251

Ufficio Stampa
Sig.ra Magda Rosso 0182-602267 oppure 333 2185266 ufficiostampa@comune.alassio.sv.it

Nicola Davide Angerame 349 5936612

Catalogo in mostra edito da Delfino&Enrile Editori

31 MARZO 2006 ORE 21.15
CHIESA ANGLICANA
CONCERTO PER GIORGIO DE CHIRICO
RECITAL PER PIANOFORTE DI ELEONORA MANTOVANI
Musiche di Debussy, Satie, Savinio, Sostakovic, Scriabin, Roveroni.
INGRESSO LIBERO
INFORMAZIONI: 0182 470179

INAUGURAZIONE DOMENICA 19 FEBBRAIO 2006 - ORE 17,30.

CHIESA ANGLICANA
Via Adelasia 10 - ALASSIO
Orari di apertura: da GIOVEDI’ a DOMENICA, ore 15 - 19
INGRESSO LIBERO

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Giorgio Faletti
dal 26/11/2010 al 14/1/2011

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