La mostra si articola in quattro sezioni. La prima riguarda i rapporti tra "spazio, materia e dinamismo", analizzati nelle opere degli anni Cinquanta. La seconda decrive l'uso dello spazio inteso come "luce", tema diffuso in tutta la produzione dell'artista. Nella terza fase del percorso lo spazio diventa "rappresentazione". Infine, una quarta sezione presenta lo "spazio come spazio", con una sequenza di quadri elaborati con i celebri "tagli". A cura di Gabriella Belli.
Un maestro europeo. La poetica dello spazio tra invenzione e rappresentazione
a cura di Gabriella Belli
Il Mart presenta Lucio Fontana in Russia. Nel Palazzo di marmo dello State Russian
Museum di San Pietroburgo, dal 3 marzo al 10 maggio 2006, quaranta opere
dell'artista italiano illustrano un periodo fondamentale nell'intero arco
dell'attivita' di Fontana, quello della sua ricerca "spazialista" fra il 1951 e il
1967.
Si tratta della seconda esposizione organizzata in Russia dal Museo di arte moderna
e contemporanea di Trento e Rovereto, dopo Futurismo. Novecento. Astrazione. Arte
italiana del XX secolo, esposta all'Ermitage nel 2005.
La mostra Lucio Fontana, un maestro europeo. La poetica dello spazio tra invenzione
e rappresentazione, e' curata da Gabriella Belli con la collaborazione di un comitato
ordinatore composto da Luciano Caramel, Francesco Tedeschi e Giorgio Verzotti.
La selezione che sara' esposta al Palazzo di marmo comprende opere scelte per poter
offrire allo sguardo del visitatore una sintesi dei temi centrali nel lavoro
dell'artista italiano, che e' stato tra i protagonisti dell'arte europea e mondiale
del secondo dopoguerra.
Fontana e' uno degli artisti che meglio hanno saputo interpretare l'epoca in cui e'
vissuto, usando lo spazio, nella sua entita' fisica, come metafora della dimensione
cosmica, o l'infinito come luogo della rappresentazione.
Il percorso espositivo
La mostra si articola in quattro sezioni, che ripercorrono altrettanti temi chiave
della ricerca di Fontana. Una prima sezione riguarda i rapporti tra "spazio, materia
e dinamismo", analizzati nelle opere degli anni Cinquanta, come il Concetto spaziale
con fondo nero del 1955, o il Concetto spaziale su fondo bianco del 1956, tra i piu'
interessanti della serie di quadri con "pietre" di vetro colorate.
La seconda sezione decrive - con opere come il Concetto spaziale su fondo rosso del
'55 o come il Concetto spaziale, attese del 1959, tra i primi con "tagli" e con
l'uso del colore oro - l'uso dello spazio inteso come "luce", tema diffuso in tutta
la produzione dell'artista. In questa sezione si puo' ammirare anche una delle piu'
suggestive tele del ciclo dedicato a Venezia nel 1961, Sole in piazza San Marco.
Nella terza fase del percorso lo spazio diventa "rappresentazione". Nei "Teatrini"
degli anni Sessanta Fontana torna a concepire la tela come luogo di presentazione di
immagini e forme che vi si depositano; e allo stesso tempo lo spazio di Fontana
diventa "metafisico", per la particolare soluzione proposta dai quadri ovali della
serie cosiddetta "Fine di Dio".
Infine, una quarta sezione presenta lo "spazio come spazio", con una nutrita e
significativa sequenza di quadri elaborati con i celebri "tagli". Scrive Gabriella
Belli nel catalogo della mostra: "L'approdo finale di Fontana e' il taglio sulla
tela, gesto semplice quanto assoluto, che nel negare la bidimensionalita' della
superficie pittorica, si apre a piu' profonde considerazioni di carattere non solo
fisico, ma anche "metafisico" e filosofico".
L'arte di Lucio Fontana
Ritenendo le forme e le tecniche tradizionali ormai superate, Fontana, nei testi
elaborati ai tempi della fondazione del movimento spaziale, di cui rappresenta il
fulcro teorico e operativo, parlo' della necessita' di staccarsi dai mezzi della
pittura e della scultura per ambire a un'arte espressa per colori, forme e suoni che
sono nello spazio o sono lo spazio stesso. Realizzazioni emblematiche in questo
senso sono gli Ambienti spaziali, progettati e realizzati a partire dal 1949, che
possono essere considerati tra le prime forme di "installazione", altro motivo per
il quale Fontana e' tra gli innovatori dell'arte del presente. In un suo scritto del
1951 Fontana dice, al proposito: "La vera conquista dello spazio fatta dall'uomo, e'
il distacco dalla terra, dalla linea d'orizzonte, che per millenni fu la base della
sua estetica e proporzione. Nasce cosi' la 4' dimensione, il volume e' ora contenuto
nello spazio in tutte le sue dimensioni".
Anche se l'obiettivo della sua posizione teorica sembra trovare negli "Ambienti" la
sua realizzazione compiuta, proprio da quegli anni Fontana elabora opere che hanno
per riferimento la superficie della tela, con procedimenti pittorici e con
interventi di varia natura, i "buchi" e poi i "tagli" che aprono lo spazio dello
schermo del quadro, e l'inserimento di pezzi di vetro colorato uniti alla pittura,
per attribuire un carattere materico alle sue composizioni. Fino allora considerato
prevalentemente "scultore", Fontana avvia un personale confronto con la pittura che
consiste nell'usare la superficie come elemento spaziale, alla stregua dello spazio
vero e proprio degli ambienti architettonici da lui progettati, e pertanto le sue
superfici diventano il prioritario luogo di elaborazione delle sue ipotesi di
spazio.
I testi critici del catalogo della mostra, edito da Palace Editions, Formia, sono
redatti da Luciano Caramel, Francesco Tedeschi e Giorgio Verzotti. Approfondiscono,
secondo percorsi critici attenti al ruolo e al valore dell'opera di Fontana nel
contesto dell'arte mondiale del Novecento, gli aspetti caratterizzanti della ricerca
artistica di Fontana nell'arco della sua produzione spazialista.
Lucio Fontana (Rosario de Santa Fe', 1899 - Comabbio, Varese, 1968)
Nato in Argentina, gia' nel 1905 e' con la famiglia in Italia, a Milano, dove
adolescente frequenta gli studi tecnici, ultimati nel 1918, dopo una breve parentesi
che lo vede arruolato nell'esercito italiano allo scoppio della I'Guerra Mondiale.
Quattro anni piu' tardi torna in Argentina, dove nel 1924 apre uno studio di
scultura. La sua plastica e' inizialmente influenzata dall'opera di Aristide
Maillol. Ritornato in Italia nel 1928, s'iscrive all'Accademia di Belle Arti di
Brera, sotto la guida dello scultore Adolfo Wildt. Nel 1930 partecipa per la prima
volta alla Biennale di Venezia. L'anno successivo realizza le sue prime "tavolette
graffite", opere in cemento colorato inciso da un segno gia' quasi informale, con
tracce materiche, che anticipano le scelte informali degli anni Cinquanta. Nel 1934
si avvicina al gruppo degli astrattisti italiani, Melotti, Soldati, Reggiani,
Licini, Veronesi, ed e' pure tra i firmatari del manifesto del movimento parigino
Abstraction-Cre'ation.
Nel 1940 ritorna a Buenos Aires, dove, nel 1946, con Jorge Romero Brest e Jorge
Larco, fonda l'Accademia di Altamira., che diventa ben presto un punto d'incontro
per giovani artisti ed intellettuali, insieme ai quali Fontana scrive il Manifesto
Blanco, dove si esplicitano i principi teorici dello Spazialismo. A questo primo
manifesto ne seguiranno altri cinque, tutti scritti da Fontana in Italia, tra il
1947 e il 1952: Primo manifesto spaziale (1947), Secondo manifesto (1948); Proposta
per un regolamento, (1950), Quarto manifesto dell'arte spaziale, (1951), Manifesto
del movimento spaziale per la televisione, (1952).
Fino al 1949 si dedica prevalentemente alla scultura; tuttavia, realizza alcuni
gouaches (Evoluzioni e Ambienti spaziali) che preludono all'installazione Ambiente
spaziale, realizzata nel 1949 presso la Galleria del Naviglio a Milano, nella quale
propone l'uso del neon, una vera anticipazione delle sperimentazioni degli anni
Sessanta. Nel 1952, sempre al Naviglio di Milano, presenta le prime tele con i
"buchi", esito di una ricerca iniziata nel 1949, che Fontana riporta anche in alcuni
importanti progetti architettonici, realizzati in collaborazione con l'architetto
razionalista Luciano Baldessari.
Tra il 1952 e il 1953 sperimenta nuove tecniche con cui crea i suoi primi "concetti
spaziali" e le sue "costellazioni", opere realizzate con spessi strati di colore,
disposto a vortice o a macchie, al quale unisce pietre o vetro colorato (Concetti
spaziali), oppure, con la tecnica del dripping, sabbia (Costellazioni). Nel 1955
partecipa alla VII Quadriennale romana e tiene la sua prima personale a Roma, presso
la Galleria dello Zodiaco, dove espone lavori in ceramica, tecnica che utilizza per
tutti gli anni Sessanta. Tre anni piu' tardi sperimenta le sue prime opere con i
"tagli", che realizza sia su tela (serie delle Attese), sia in scultura (serie delle
Nature).
Nel 1961 Fontana esegue un ciclo dedicato a Venezia (presentato alla mostra Arte e
Contemplazione, Venezia, Palazzo Grassi e poi a New York, Martha Jackson Gallery),
nel quale l'impasto pittorico denso e' attraversato da tagli aggettanti, che
suggeriscono una sensazione plastica di bassorilievo. Negli anni Sessanta Fontana si
apre a nuove esperienze come il ciclo La fine di Dio (1963), grandi tele monocrome,
di forma ovoidale, tormentate da buchi e tagli, che evocano l'idea della divinita' e
del vuoto, i Teatrini(1964), tele astratte perforate e poste in una cornice che
rievoca un'ambientazione scenica, e le Ellissi (1967), legni di forma ellittica
caratterizzati da fori distanziati ad intervalli regolari. La sua ricerca
assolutamente originale nel panorama dell'arte internazionale gli vale una
primogenitura importante per la nascita dell'arte contemporanea in Italia.
Direzione scientifica: Gabriella Belli
Comitato ordinatore: Luciano Caramel, Francesco Tedeschi, Giorgio Verzotti
Coordinamento organizzativo: Beatrice Avanzi
The State Russian Museum
Anglijskaja Nabereznaja 44 (Rumiancev Palace) - San Pietroburgo