Ciocca Arte Contemporanea
Milano
via Lecco, 15
02 29530826 FAX 02 20421206
WEB
Amate l'architettura
dal 15/3/2006 al 5/5/2006
martedi' - sabato ore 14-19.30

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Ciocca Arte Contemporanea




 
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15/3/2006

Amate l'architettura

Ciocca Arte Contemporanea, Milano

Il testo di Gio' Ponti del 1957 e' la fonte d'ispirazione di questa mostra che pone l'attenzione sul rapporto che da sempre intercorre fra arte e architettura. Piani, spazi e luce sono l’oggetto di riflessione di alcuni artisti che a partire dagli anni '70 rileggono lo spazio tridimensionale dell'edificio in chiave scultorea e performativa. Sono esposte opere di Bernd e Hilla Becher, Daniel Buren, James Casebere, Gordon Matta-Clark, Dennis Oppenheim, George Rousse.


comunicato stampa

Bernd e Hilla Becher, Daniel Buren, James Casebere, Gordon Matta-Clark, Dennis Oppenheim, George Rousse.

“Amate l’architettura, la antica, la moderna. Amatela per le illusioni di grazia, di leggerezza, di forza, di serenita', di movimento che ha tratto dalla grave pietra, dalle dure strutture. Amatela per il suo silenzio, dove sta la sua voce, il suo canto, segreto e potente".

Il testo di Gio' Ponti Amate l’architettura del 1957 e' la fonte d’ispirazione di questa mostra, che pone l’attenzione sull’incessante rapporto che da sempre intercorre fra arte e architettura. L’intenzione non e' quella di stilare una serie di paragoni estetici o concettuali tra i due campi ma piuttosto di osservare come piani, muri, crepe, spazi e luce divengano l’oggetto di riflessione di alcuni artisti che a partire dagli anni 70 rileggono lo spazio tridimensionale dell’edificio in chiave scultorea e performativa.

Si parte con Bernd e Hilla Becher, che da oltre trent’anni testimoniano per mezzo della fotografia cio' che viene definito come l’idioma moderno. Silos e gasometri si tramutano quindi in Sculture Anonime, grazie alla visione della coppia che attrae l’attenzione non sullo scatto fotografico, ma piuttosto, su cio' che ritraggono, inventando dunque il genere monumentario in fotografia.

Di ben altra natura e' il discorso artistico intrapreso da Daniel Buren. Utilizzando uno strumento visibile invariabile, cioe' l’alternanza di strisce verticali bianche e colorate di 8,7 cm, indaga sui rapporti fra l’opera d’arte, il luogo in cui prende corpo e lo spettatore.

Presente in mostra anche un’opera di James Casebere, l’artista che forse all’interno del gruppo occupa un posto leggermente piu' distante, pur lavorando con lo strumento architettonico. Il suo universo immaginativo consiste nel costruire dei contesti in cui le strutture sono usate come metafore per spiegare i bisogni, i desideri e le paure dell’uomo contemporaneo. Egli sceglie di evocare i modelli visivi della nostra cultura semplicemente costruendo i modelli stessi di essi, utilizzando il mezzo fotografico come propagazione.

Il percorso prosegue con l’opera dell’artista statunitense Gordon Matta-Clark. La sua arte si concentra su principi di destrutturazione e rottura di elementi architettonici, segmentando cio' che fu una costruzione non ancora abbattuta. I soggetti da scomporre non sono scelti a caso, ma rappresentano l’effimera indistruttibilita' della materia e della mente. Il suo e' un amore viscerale che tocca l’intimo e l’interno, portando alla luce cio' che si conosce, ma non si vede, rendendolo immortale per mezzo della fotografia.

Arriviamo quindi all’unica opera non fotografica presente in mostra quella di Dennis Oppenheim. L’opera ideata negli anni 70 e realizzata in occasione della 47esima Biennale di Venezia curata da Germano Celant, si presenta come un’architettura rovesciata. Figura chiave di diversi movimenti artistici, tra cui Land Art, Conceptual Art e Body Art, Dennis Oppenheim ha realizzato opere che spaziano da grandiosi interventi paesaggistici a violente installazioni scultoree.

Infine l’architettura industriale si fa territorio esplorativo per il poliedrico artista francese George Rousse. Il paradosso di questo viaggio un po’ segreto e solitario mostra i “cantieri" attraverso un racconto fatto di pittura, ma che emerge attraverso la fotografia. La pittura e' il suo pretesto, la fotografia e' la materialita' del suo progetto, l’oggetto della sua riflessione e' la virtualita' dell’immagine.

Come ci dice Gio Ponti “L’unico materiale durevole dell’architettura e' l’Arte".

Immagine: George Rousse, Istambul, 2002 cm.125x125

Inaugurazione giovedi' 16 marzo ore 18.30

Ciocca Arte Contemporanea
via Lecco 15 - 20124 Milano
Orario d’apertura dal martedi' al sabato 14.00 -19.30

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Fabrizio Bellomo
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