L'artista e' noto soprattutto per alcuni lavori pubblici che hanno connotato strade, piazze, architetture, paesi e citta', in tutto il mondo. Per Bologna ha realizzato un'installazione intitolata Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? (2006).“Penso al museo quando non e' abitato: immagino che gli oggetti vedano la luce del giorno, sentano suoni e rumori provenire da luoghi vicini…"
Alberto Garutti e' noto soprattutto per alcuni lavori pubblici che hanno connotato strade,
piazze, architetture, paesi e citta', in tutto il mondo. Dall'installazione sul ponte del Bosforo nel
centro di Istanbul, (Istanbul Biennal, 2001), alle luci che costellano gli edifici intorno al museo
di Kanazawa in Giappone, (Commissione per il XXI Century Museum of Contemporary Art,
Kanazawa, 2002), all'intervento nella Piazza del mercato di Ghent, (Over the Edges,
S.M.A.K., Ghent, 2000), fino all'ultima, recente, opera nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo nel
borgo di Buonconvento in Toscana, (Arte all'Arte, 2005), passando per Bergamo, Bolzano,
Villa Manin a Passariano, e per molti altri luoghi.
Ma forse pochi conoscono alcuni lavori quasi 'privati', che per collocazione, e qualita',
tendono a sottrarsi allo sguardo, e, anziche' rivelare allo spettatore, come nel caso dell'arte
pubblica, le dinamiche dell'operazione, lo sfidano a scoprirlo, inventarlo, immaginarlo.
Uno di questi lavori, il primo di questo genere, se ben ricordo, e' proprio a Bologna,
mimetizzato nella stanza di un albergo nel centro della citta', il Palace Hotel. Stanza 402,
(1994), e' il titolo dell'opera. Chi desidera vederla non puo' fare altro che scendere al Palace e
prendere quella stanza almeno per una notte. Si. Infatti, entrando di giorno non si vedrebbe
nulla di insolito, e, chi cercasse, un quadro, una scultura, un oggetto 'artistico', rimarrebbe
deluso.
Solo di notte, quando le luci si spengono, i rumori
si attenuano, alcuni comuni oggetti della stanza iniziano a vivere, e a risplendere di una luce
fosforescente. Solo chi e' a conoscenza del lavoro, o chi e' particolarmente sensibile, puo'
capire cio' che succede. Probabilmente da quando Garutti ha realizzato il lavoro, nelle lunghe
permanenze in quest'albergo, quando insegnava all'Accademia di Belle Arti, molti ospiti
hanno dormito nella 402 senza accorgersi di nulla. Ma e' proprio questo il punto. Per Garutti il
rapporto fra il fruitore e l'opera e' fondamentale. Sempre. L'artista invita il pubblico a un
incontro. Nel caso dell'arte pubblica e' dichiarato, e perfino guidato, l'opera si avvicina al suo
interlocutore. In situazioni piu' 'private', come nel contesto dell'arte, in musei e gallerie, o
addirittura in un albergo, l'incontro va cercato, inseguito. L'opera fa capolino, sembra nascondersi, e' come se lanciasse una sfida,
oppure, “e' come se invitasse a un incontro
amoroso", dice l'artista. A prima vista non c'e' nulla
da vedere, si puo' solo pensare, immaginare,
aspettare.
Per Bologna ora Garutti ha realizzato nei Musei di
Palazzo Poggi dell'Universita' degli Studi una nuova
installazione intitolata Che cosa succede nelle
stanze quando gli uomini se ne vanno? (2006).
“Penso al museo quando non e' abitato: immagino
che gli oggetti, le cose, le vetrine, i mobili vedano
la luce del giorno e della notte, sentano suoni e
rumori provenire da luoghi vicini, brusii risuonare
nelle sale …". Dice Garutti.
Nelle Sale del museo con vetrine che contengono
importanti reperti scientifici e biologici catalogati e
conservati con cura, a prima vista, sembra non
esserci nulla di anomalo, eppure, l'artista ha
dissimulato alcune sedie in modo che sembrino le
sedie dei custodi. E, in effetti, lo sono. Ma non
solo. In realta' sono, anche, oggetti che di notte, con il buio, si illumineranno perche' dipinti
con uno smalto fosforescente. Non tutti lo sanno. Molti non lo immaginano nemmeno. Ma, si
sa, l'arte e' una sfida. Un incontro. Cloe Piccoli
Palazzo Poggi
via Zamboni, 33 - Bologna
Orari: dalle ore 10 alle 18,30