L'artista esporra' una serie di nuovi lavori che vedono protagonista Tokyo. La megalopoli giapponese e' per Cerutti soprattutto una citta' “altra", un luogo alieno alla nostra cultura, piu' prossimo alle immagini della letteratura e del cinema, ma anche un modo per indagare le possibilita' di una pittura realistica e fantastica.
Tokyo Blues
La galleria Angelart & Design e' lieta di presentare Tokyo Blues, mostra personale di Marco Cerutti. Per l’occasione, l’artista torinese esporra' una serie di nuovi lavori che vedono protagonista Tokyo. La megalopoli giapponese e' per Cerutti soprattutto una citta' “altra", un luogo alieno alla nostra cultura, piu' prossimo alle immagini della letteratura e del cinema, ma anche un modo per indagare le possibilita' di una pittura realistica e fantastica insieme.
Marco Cerutti appartiene alla generazione cresciuta guardando i cartoni animati giapponesi. Una generazione, che negli anni Novanta ha assistito alla manga invasion e che, ai tormentoni natalizi della Disney, preferisce forse i film animati di Katsuhiro Otomo (Akira) e di Masamune Shirow (Ghost in the Shell).
Logico, dunque, che dovendo scegliere un luogo ideale in cui ambientare le sue visioni Marco Cerutti abbia scelto proprio Tokyo, tanto piu' in quella versione notturna - vivificata dalla invasiva presenza d’insegne pubblicitarie - che e' la stessa ammirata nelle immagini di Lost in translation, la fortunata pellicola di Sofia Coppola.
Nelle opere dell’artista torinese, la citta' diventa una presenza visivamente ingombrante, un caleidoscopio di luci e colori, dove si alternano le insegne delle grandi multinazionali, fino a comporre una seducente texture di pannelli al plasma e di schermi ai cristalli liquidi, dove ininterrottamente scorrono incomprensibili messaggi promozionali.
Questa citta' di luce, cosi' diversa dalle austere capitali europee, ma tanto piu' simile alle altre megalopoli asiatiche (da Hong Kong a Taiwan, da Singapore a Kuala Lumpur, da Shenzhen a Bangkok), si trasforma, negli olii su tela di Cerutti, in un puro pretesto pittorico.
Le piazze, le strade, il traffico fluviale delle auto in coda, la folla apparentemente silenziosa, tutto, insomma, slitta in secondo piano per lasciare spazio all’apoteosi della illuminotecnica. I colori sparati dalle insegne pubblicitarie prendono il sopravvento sulle quinte del cielo notturno e le forme e i contorni scivolano lentamente dal realismo di marca fotografica in una sinfonia astratta di codici e linguaggi cifrati. Tokyo diventa allora cio' che Roland Barthes ne L’Impero dei segni definisce “l’agglomerato frusciante di una lingua sconosciuta". Un luogo insondabile, un ricettacolo di alterita' che avvolge, con la sua pelle luminosa, la coscienza del gaijin, dell’ospite, insomma dello straniero.
Inaugurazione: 28 Marzo 2006, h. 18.00
Angelart & Design
via Solferino 3 - Milano
Orari: dal lunedi' al venerdi'; h. 10.00-13.00/15.00-18.00