L'Union
Roma
via Reggio Emilia, 32a
06 99706573
WEB
Sandro Mele
dal 31/3/2006 al 30/5/2006

Segnalato da

Raffaella Guidobono




 
calendario eventi  :: 




31/3/2006

Sandro Mele

L'Union, Roma

Campo argentino, una serie di tavole, un dittico su tela, una videoinstallazione e una panchina-scultura. Tutto e' parte dall’installazione progettata e realizzata sei anni fa nell'hacienda argentina Las Mercedes, esperienza qui narrata.


comunicato stampa

Campo argentino
a cura di Raffaella Guidobono

L’Union presenta la prima mostra personale di Sandro Mele a Roma e accosta una serie di tavole, un dittico su tela, una videoinstallazione e una panchina-scultura, collocati dentro l’humus dove e' nata l’esperienza sudamericana qui narrata. La consistenza del suolo in galleria e' terrosa quanto basta per testare l’affondo del passo dentro un campo. Il lavoro risulta ricettivo e attivo al contempo, fronteggia i propri interlocutori e cala gli astanti dentro un equilibrio in grado di contrapporre alla pulizia dell’opera levigata gli elementi ricchi di materia grezza del luogo da cui sono tratti. Incorpora terra aria e sole e restituisce pittura. Contrappone armonia e fatica, fonde purezza dello sguardo e confidenza.
Tutto parte dall’installazione progettata e realizzata sei anni fa nell’hacienda argentina Las Mercedes, a undicimilacinquecentoquaranta Km di distanza da Roma, dove l’artista vive. Halcon Blanco e' una fantastica tenuta a nord di Buenos Aires dove la grande scultura-logo di cemento ha sancito la collaborazione con il gruppo Minimono, da sempre sodale e vicino negli intenti, il cui segno grafico era gia' apparso e appare in tutte le sue opere. L’autorizzazione a prendere ad un certo punto il logo Minimono per i propri interventi e' stato un segno. Il logo rappresenta una presenza e una ricerca allo stesso tempo. Nell’idea di Sandro l’opera d’arte attraverso questo simbolo stabilisce un’interazione con le persone. L’installazione nel campo argentino risale al 2000 ed e' stata anch’essa un progetto collettivo con gli abitanti dell’instancia, ovvero i gauchos che vivono e lavorano la'. Nei ritratti di Molina, Zulma e Rulo ripresi nel 2005, ritroviamo l’idea di collaborazione che sta alla base di ogni nuova serie. La fonte d’ispirazione e' la possibilita' di baratto. In qualsiasi posto del pianeta Sandro sarebbe in grado di stabilire una relazione con le persone del posto e renderla un “lavoro". In questo caso Molina ha concesso il proprio materiale video amatoriale perche' potesse venir ricontestualizzato. Il materiale e' di altri, non importa che l’abbia girato l’artista e' materiale che lui sente e fa suo. In questo modo il documentario esce automaticamente: il gaucho sembra danzare con il cavallo in un crescendo di conoscenza e rispetto, i bambini prendono e danno ritmo alla natura, la famiglia allargata di tutti gli hacienderos si riunisce per scattare una foto e la foto si modifica nel suo divenire, fino a bloccarsi nell’istantaneita' della posa quando il gruppo e' al completo. Tutto e' stato ideato dal principio per diventare una installazione. Il film che ne scaturisce evoca il processo di doppia, tripla esposizione e sovrapposizione che ritroviamo anche nelle foto, poi limate e trasformate in tecnica mista su tavola, cerate, maltrattate e infine lucidate per riottenere tutti i livelli su un unico piano che all’interno dell’Union, trasformata in un campo di terra, cessa di essere fotografia o pittura e diventa scultura. In Argentina Sandro ha condensato gli strati differenti del proprio disegno mentale e li ha riportati dentro quello che descrive come un enorme quadro dove fondere i contributi spontanei della gente al sound dei Minimono, la scultura alla fotografia materica, la pittura alla terra. E’ un lavoro in continua collaborazione dove l’identita' dei protagonisti esce sempre: fa parte del concetto Minimono aggiungere la propria personalita' all’opera e venir citati. La mostra gioca sul fatto che le persone regalino se stesse, senza il minimo senso di espropriazione. L’esperienza e' parte integrante del lavoro. La collaborazione si trasforma in linguaggio.
Raffaella Guidobono.

“Ho costruito il logo che si staglia nel campo con il suo profilo e la sua continuita'. Ho cercato di documentare il concetto dove il logo diventava simbolo, solo cosi' le persone entravano a far parte della mostra. Sono entrato in contatto con loro, li ho fotografati, ho mangiato con loro; ho cercato di percepire le cose semplici da cui sono mossi. Sono tornato la' dopo cinque anni. In qualche modo la relazione che avevano con me ha formato la documentazione. Il modo di muovere gli sguardi e' un sintomo dell’opera d’arte. Li porto in galleria ma non faccio altro che parlare di loro".
Sandro Mele.

L'union Via Reggio Emilia, 32A Roma

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