Adrian Paci presenta installazioni, sculture-autoritratto, fotografie, video e dipinti. Cresciuto nella scuola del realismo socialista albanese, l'artista ha una mano pittorica che sovente dismette a favore di altre modalita' per raccontare. Piero Gilardi: Interdipendenze. In mostra performance, opere storiche degli anni 60, video, allestimenti scenografici, installazioni multimediali e i progetti del suo ultimo grande sforzo: il Parco d'Arte Vivente che sta per aprirsi a Torino.
Adrian Paci
Raccontare: installazioni, sculture-autoritratto, fotografie, video e dipinti
a cura di Angela Vettese
Possiamo essere nomadi per necessita', per vocazione, o per caso. Spesso e' il destino che sceglie per noi e decide la nostra strada. Quale che sia il caso di ciascuno, l'abbandono delle nostre radici ci accompagna nel nostro viaggio per il mondo con il suo bagaglio carico di dolore e nostalgia, nonostante l'entusiasmo del nuovo, sentimenti che si aggiungono a un vissuto incerto, perche' non conosciamo cio' che ci aspetta, e che ritornano nella memoria e nel suo racconto.
Il tema dell'emigrazione, e con esso quello del ricordo, e' l'asse portante della mostra dedicata all'artista albanese Adrian Paci che inaugura a Modena la sua prima antologica personale italiana all'interno di uno spazio pubblico. La personale giunge dopo la recente affermazione alla cinquantunesima edizione della Biennale di Venezia e i numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui i momenti espositivi al PS1 di New York e una presentazione dell'opera al Museum of Modern Art di New York.
La Sala Grande e le Sale Nuove di Palazzo Santa Margherita ospiteranno a partire da domenica 14 maggio, con inaugurazione alle 12, installazioni, sculture-autoritratto, fotografie, video e dipinti, una declinazione di tecniche che testimonia un forte eclettismo tecnico: allevato alla scuola del realismo socialista albanese, l'artista ha una mano pittorica che sovente dismette a favore di altre modalita' per narrare.
La mostra, organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e' a cura di Angela Vettese.
Nato in Albania nel 1969, Adrian Paci oggi vive e lavora a Milano. La sua formazione classica gli ha consentito di trarre dal video del suo matrimonio magistrali dipinti in stile realistico e di destreggiarsi con fotografie, sculture, video e qualsiasi altra tecnica, a dimostrazione del fatto che la tecnica, in generale, non e' piu' un elemento di discrimine per giudicare quale sia l'arte buona. Cio' determina una grande liberta' di espressione che puo' trasformarsi anche in una perdita perche' l'artista non puo' piu' contare sul conforto che viene dal sapere cosa si deve fare e perche'.
Di niente si puo' dire esattamente che non possa essere arte; persino un certificato di morte falso, in passato, e' stato considerato tale. L'artista quindi non ha un luogo teorico dove stare: e' forzatamente un nomade del concetto, condizione che sottolinea e rafforza il caso della vita per il quale Paci, emigrato dall'Albania, e' anche un transfuga dalla sua terra. La perdita della patria, con la sua dose di lutto e l'incertezza riguardo alle nuove regole da mandare a memoria e rispettare, da' luogo a sentimenti analoghi nella vita quotidiana come nella concezione dell'arte.
Questo stato nomadico, che dalla sfera personale slitta in quella disciplinare e viceversa, ha trovato un'espressione ancora piu' sintetica ed efficace nella serie di immagini in cui Paci si mostra con un tetto ribaltato sulle sue spalle: si tratta di una serie di fotografie e di una scultura di resina che ricalca il corpo dell'artista.
Abbandonare quello che ci e' caro e' un sacrificio che spesso ci viene chiesto, come il Dio biblico chiese ad Abramo di uccidere cio' che aveva di piu' caro al mondo, il figlio Isacco. Nell'esistenza comune pero' la nostra mano non viene fermata da un atto divino e misericordioso: ammazziamo certezze e abbracciamo il dubbio, abbandoniamo strade note per percorrere sentieri nuovi e duri, ci priviamo della patria, delle persone piu' amate e delle idee piu' radicate perche' qualche necessita' ci spinge a farlo.
Cio' che racconta Adrian Paci, superando la sua vicenda individuale e giungendo a descrivere una condizione universale dell'uomo contemporaneo, sembra questo: un impulso insopprimibile a cambiare luogo, contesto, lingua, idea dell'arte e quant'altro, in un atto sorretto da qualche fede, ma senza compenso certo.
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Piero Gilardi
Interdipendenze
a cura di Angela Vettese
Protagonista singolare e multiforme del panorama artistico italiano e internazionale, Piero Gilardi presenta alla Galleria Civica di Modena una sua nuova rassegna personale. La mostra ha due intenti principali: anzitutto presentare al pubblico il nuovo, vasto progetto dell'artista, lo straordinario Parco d'Arte Vivente che sta per aprirsi a Torino; in secondo luogo mettere in luce la costante di quarant'anni di ricerca artistica: la capacita' di utilizzare le opere d'arte come occasione per generare relazioni umane.
La sua ricerca artistica e' mutata infatti nel tempo, dagli anni Sessanta a oggi, seguendo filoni quali la Pop Art, l'Arte Povera, la New Media Art. In ciascuno di questi passi evolutivi l'artista ha agito come un "ponte culturale" tra una generazione artistica e l'altra, sempre tenendo costante l'attenzione al futuro. Il soggetto ricorrente del suo lavoro e' la natura nelle sue manifestazioni piu' semplici e piu' gioiose ma senza nostalgie verso un tempo passato e accettando invece le innovazioni tecnologiche che i tempi nuovi portano con se'. La prossima sfida cui saremo sottoposti, infatti, sara' quella di "ricreare la vita", cioe' di creare rapporti tra noi uomini e tra gli uomini e la natura che tengano conto dei cambiamenti radicali che ci impone la tecnologia.
Le opere di Piero Gilardi appaiono giocose, amabili, divertenti e adatte a qualsiasi tipo di pubblico; nonostante questo, a un secondo livello di lettura esse risultano sempre connotate da un forte desiderio di sviluppare le relazioni umane e da un impegno sociale che si traduce nell'affrontare temi quali l'impiego degli OGM negli alimenti, delle nuove vie di trasporto su rotaia, dell'espandersi del ruolo del computer. Problemi che non sono lontanti e prettamente teorici, ma che anzi caratterizzano da vicino l'esistenza quotidiana di ciascuno. Il problema e' quello di usare la tecnologia del futuro per non peggiorare il nostro ambiente, ma al contrario per creare un habitat piu' confortevole e capace di generare un nuovo equilibrio nell'interdipendenza tra la nostra vita e quella del mondo che ci circonda.
La personale a lui dedicata inaugurera' domenica 14 maggio alle 12 alla Palazzina dei Giardini in corso Canalgrande a Modena. Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena con la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena la rassegna e' a cura di Angela Vettese. In mostra performance, progetti, video, allestimenti scenografici realizzati ad hoc, opere e installazioni virtuali e i progetti dell'ultimo grande sforzo dell'artista, il Parco d'Arte Vivente che sta per aprirsi a Torino, oltre a una ricca selezione di opere storiche fra cui si possono citare Igloo, 1964, Angurie, tappeto-natura, 1967, Zucche, tappeto-natura, 1968, e di opere recenti Foresta di bambu', 2004, Spiaggia con alga, 2004, e Trono Silvestre, 2005.
La mostra e' realizzata anche grazie all'Atelier Gilardi (Lisa Andrion, Riccardo Colella, Elio Gilardi, Ines Rossi), le Gallerie Biasutti & Biasutti, Torino e Massimo Minini, Brescia. L'evento precede una vasta rassegna che l'artista terra' presso il Musee de l'Abbaye St. Croix de Les Sables d'Olonne. Si ringrazia per la collaborazione il Musee de l'Abbaye Saint Croix de Les Sables d'Olonne e la Galleria Biasutti&Biasutti di Torino.
Nato a Torino nel 1942 Piero Gilardi ha realizzato la sua prima mostra personale, Macchine per il futuro, nel 1963. Nel '65 presenta le prime opere in poliuretano espanso ed espone a Parigi, Bruxelles, Colonia, Amburgo, Amsterdam e New York. A partire dal 1968 interrompe la produzione di opere per partecipare all'elaborazione tecnica delle nuove tendenze artistiche della fine degli anni Sessanta: Arte Povera, Land Art, Antiform Art. Ha collaborato alla realizzazione delle due prime rassegne internazionali delle nuove tendenze allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alla Kunsthalle di Berna. Nel 1969 inizia una lunga esperienza transculturale diretta all'analisi teorica e alla pratica della congiunzione "Arte Vita". In veste di militante politico e animatore della cultura giovanile ha condotto svariate esperienze di creativita' collettiva nelle periferie urbane e "mondiali": Nicaragua, Riserve Indiane negli Usa, e in Africa. Nel 1981 riprende l'attivita' nel mondo artistico esponendo installazioni accompagnate da workshop creativi con il pubblico in varie gallerie.
A partire dal 1985 inizia una ricerca artistica con le nuove tecnologie attraverso l'elaborazione del progetto IXIANA, presentato al Parc de la Villette di Parigi: un parco tecnologico nel quale il grande pubbblico poteva sperimentare in senso artistico le tecnologie digitali. Nel corso degli ultimi anni ha sviluppato una serie di installazioni interattive multimediali con una intensa attivita' internazionale. Insieme a Claude Faure e Piotr Kowalski ha costruito l'Associazione Internazionale Ars Technica. In qualita' di responsabile della sezione italiana di Ars Technica ha poi promosso a Torino le mostre internazionali Arslab. Metodi ed Emozioni (1992), Arslab. I sensi del virtuale (1995), Arslab. I labirinti del corpo in gioco (1999) e numerosi convegni di studio sull'arte dei nuovi media. Sua la rubrica Ritorno al futuro sulla rivista Flash-Art Italia, che si propone di divulgare l'arte dei nuovi media.
Ufficio stampa Studio Pesci
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Immagine: Piero Gilardi
Inaugurazione: domenica 14 maggio 2006, ore 12
Galleria Civica
Palazzina dei Giardini e Palazzo Santa Margherita
corso Canalgrande 103 Modena
Orari: mercoledi', giovedi' e venerdi' 10,30-13,00; 16,00-20,00 / sabato, domenica e festivi 10,30-19,00 / chiuso lunedi' e martedi'