Miniaci Art Gallery
Milano
via Brera, 3
02 8053943 FAX 02 86990226
WEB
Antonio Tamburro
dal 24/5/2006 al 9/6/2006
Tutti i giorni 11-19 e su appuntamento

Segnalato da

Aghim Muka




 
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24/5/2006

Antonio Tamburro

Miniaci Art Gallery, Milano

Fuga dall'odinario.Tamburro appartiene a quella schiera di artisti che difendono strenuamente il concetto di stile, di coscienza storica della forma, di rapporto dialettico tra manualita' e visionarieta'.


comunicato stampa

Fuga dall'odinario

Al giorno d’oggi e' ben difficile trovare un artista che tra i suoi punti di riferimento ideali indichi pittori come Domenico Morelli, Antonio Mancini o Giovanni Boldini, gente che ha saputo dipingere la realta' del proprio tempo non tanto attraverso i soggetti scelti ma soprattutto tramite la vitalita' della materia pittorica, dotata di una propria realta'. Ecco, Antonio Tamburro - invitato a ricordare i suoi maestri prediletti - cita subito questi nomi con ammirazione, proseguendo poi con artisti del calibro di Henri de Toulouse-Lautrec, Edward Hopper, Francis Bacon e Lucian Freud.

Ma a colpire e' proprio quel riferimento a tre maestri della pittura italiana a cavallo tra Ottocento e Novecento e cio' ci dice molto su Tamburro. Prima di tutto l’artista molisano non teme, anzi insegue con orgoglio, l’approdo purificatore dell’inattualita', se lo si intende come liberta' dalla schiavitu' delle mode, del nuovo ad ogni costo e delle regole globali del sistema dell’arte. Tamburro appartiene a quella schiera di artisti che difendono strenuamente il concetto di stile, di coscienza storica della forma, di rapporto dialettico tra manualita' e visionarieta'.

Anche questa presa di posizione oggi e' inattuale perche' quasi tutti gli artisti che ottengono successo nel sistema globalizzato si basano invece sull’idea di personalita', rifiutando quella di stile e dunque di forma ed esaltando lo strapotere delle strategie del marketing pubblicitario. Troppo spesso l’opera scompare a favore del pensiero e delle parole sull’arte. E cosi' oggi, con una escalation impressionante, sempre piu' frequente non vengono proposte opere d’arte visiva, ma banali lavori di intrattenimento, purtroppo simili ad una fiction o ad un talk show.

Come ha scritto recentemente Edward Lucie-Smith “gli attuali giudizi su certi artisti di fama internazionale, specialmente quelli la cui reputazione si basa su lavori di performance, installazioni e pezzi concettuali, si possono paragonare a quelli della societa' medievale su certi santi visionari. Questi santi imponevano la fede con le loro personalita' carismatiche, grazie anche alla voglia di credere di quelli che li circondavano".

Invece Tamburro, sia con le sue opere che con le sue riflessioni, dimostra di credere nell’intensita' e nella qualita' concreta, capace di farsi cosa, della pittura, caratteristica che, fatte le debite proporzioni e differenze, unisce tutti i pittori da lui scelti come punti di riferimento. Questa opzione e' positivamente inattuale e proprio per questo autenticamente originale e necessaria. L’artista molisano e' stato di volta in volta definito come autore di una “pittura narrativa" o come “pittore della realta' esistenziale" ( infatti, ha scritto Dario Micacchi “e' pittore di una realta' nascosta e, soprattutto, un pittore che sa restituire lo stupore poetico per le cose ordinarie e banali, anche minime della vita quotidiana" ): cio' che eventualmente lo rende tale - pur nella diffidenza che e' sempre opportuno avere per le definizioni univoche - non sono gli ambienti, le atmosfere o le scene predilette , ma l’irrequieta forza vitale ed evocativa oltre che la realta' metamorfica della pennellata e della materia pittorica, poiche' esse stesse diventano “cose".

Non a caso Tamburro si autodefinisce “pittore di cose", ma intendendo con questa affermazione non gli oggetti o la realta' visibile nella loro accezione mimetica, quanto piuttosto dichiarando la sua volonta' di dipingere la pittura in quanto “cosa" e quindi di trasformarla in unico soggetto della propria creativita'.

Cio' porta il nostro artista a dare un nuovo senso alla realta' esistenziale tramite la realta' della pittura, superando quindi di gran lunga quell’arido documentarismo pseudo-sociologico e televisivo che alimenta tanta figurazione d’oggi.

Del resto e' indubbio che anche il motivo o il tema piu' originale e sbalorditivo da un punto di vista immaginativo, per rimanere tale in un quadro deve diventare parte integrante della materia pittorica, identificandosi con essa o stabilendo un’osmosi strettissima. Cio' distingue un artista di razza - quale e' Antonio Tamburro - da un puro e semplice illustratore.

Il senso di disagio esistenziale, di alienazione, di sperdutezza in un mondo sempre piu' mercificato e votato all’oblio, talmente invischiato nel vortice della velocita' degli scambi sociali da aver perduto le ragioni stesse della riflessione, della contemplazione, della volonta' di ascoltare l’altro, tutto questo promana dalla pelle della pittura di Tamburro, soprattutto perche' la sua concezione del mondo si da interamente per immagini visionarie, in cui si addensa il magma del pensiero, al di la' del tramite verbale.

Inaugurazione: Giovedi' 25 Maggio 2006 - ore 19

Miniaci Art Gallery
via Brera, 3 - Milano
Orario: tutti i giorni 11-19 e su appuntamento

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