La dolce vita. Nei lavori in mostra alla rappresentazione dello star-system che popola le riviste patinate americane si aggiunge l'elemento dissacrante e deformante della polemica sociale. Nei suoi dipinti gli accumuli e le sgocciolature di colore ritraggono una galleria di personaggi in una dimensione a-temporale.
La dolce vita
Nella sua pittura Katherine Bernhardt - alla sua prima personale italiana -
sembra dare vita a un pantheon di divinita' ancestrali e selvagge. In realta'
gli accumuli e le sgocciolature di colore ritraggono una galleria di
personaggi a vario titolo celebri, indossatrici e cantanti pop (si va da
Kate Moss, a Bjork, da John Galliano a Paris Hilton).
La dimensione
a-temporale, in qualche modo eterna, in cui vengono solitamente confinati
dalle masse questi moderni de'i e' messa in risalto dagli sfondi quasi sempre
monocromi -spesso neri- o attraversati da motivi simbolici che evocano
potere, successo ed edonismo, come fiori dalle forme falliche, esplosioni di
fuochi d’artificio, loghi di affermate marche commerciali.
Spesso la figura
umana e' sopraffatta dagli stessi prodotti di consumo (gioielli, abiti alla
moda, accessori di lusso). Le ampie strisce di ombretto e le labbra
voluttuose esaltate dal trucco, conferiscono alle protagoniste dei dipinti
un aspetto conturbante e selvaggio, che richiama certamente le “Donne in
strada" di Kirchner e le “Desmoiselles" di Picasso, a loro volta debitrici
dell’arte africana.
Le ansie espressioniste che traspaiono dal tratto
nervoso con cui e' stato steso il colore sono stemperate da un approccio
fortemente ironico. Permane comunque nell’estetica di Katherine Bernhardt un
atteggiamento critico che rende questi lavori molto diversi dall’iconografia
della societa' dei consumi proposta in passato dall’arte Pop. In quel caso
infatti ci si soffermava in primo luogo sull’immagine, sull’esteriorita' del
prodotto, sull’ossessiva riproduzione del brand, sulla “piattezza"
dell’universo consumista.
Ma la violenza formale, la pennellata densa e
aggressiva, i colori dissonanti dei dipinti di Katherine Bernhardt, vogliono
andare oltre la superficie dell’oggetto di consumo, offrendone un’
interpretazione “viscerale", dove il punto di vista del soggetto, sempre in
bilico tra rispecchiamento e idiosincrasia, gioca un ruolo fondamentale.
Alla rappresentazione dello star-system che popola le riviste patinate
americane (operazione gia' messa in atto da un pittore come Alex Katz) si
aggiunge, nei lavori in mostra, l’elemento dissacrante e deformante della
polemica sociale. Risorge quel senso di “disagio della civilta'" che gia'
poteva essere percepito nella pittura espressionista tra le due guerre,
nella Funk Art americana, nel Chicago Imaginism, nell’attitudine irrazionale
dell’Action Painting.
Lo stesso senso di fallimento - o di tradimento -
degli ideali umanitari predicati dalla cultura borghese sembra attraversare
la pittura di Katherine Bernhardt, che non rappresenta un caso isolato ma la
conferma della riscoperta, nell’arte nordamericana, non solo della pittura e
della figurazione, ma anche di una nuova coscienza nazionale, di una
sensibilita' nei confronti delle contraddizioni di un modello politico,
economico, sociale, certamente egemone ma forse ormai inadeguato ad
affrontare la complessita' e la conflittualita' del mondo contemporaneo.
Inaugurazione: 10 giugno 18.30-20.30
Galleria Glance
via San Francesco da Paola, 48/E - Torino
Orario: martedi'-sabato 15.30-19.30 o su appuntamento