XX.9.12 Fabrikarte
Piombino Dese (PD)
via Albare, 7
333 9359515
WEB
FabrikAndo per FabrikAre arte
dal 16/6/2006 al 17/6/2006

Segnalato da

XX.9.12 Fabrika



approfondimenti

Valentina Meli



 
calendario eventi  :: 




16/6/2006

FabrikAndo per FabrikAre arte

XX.9.12 Fabrikarte, Piombino Dese (PD)

L'evento si muove seguendo una struttura libera. Improvvisazione sara' il concetto trainante delle due giornate. I partecipanti, muovendosi all'interno dell'officina, fra scenografie reali e virtuali, saranno liberi di intervenire creando installazioni, realizzando azioni performative, ridistribuendo suoni e immagini.


comunicato stampa

Performances, installazioni e altro

Il progetto, nato dalla collaborazione di XX.9.12 FABRIKA e Luciano Rocco, si avvale della supervisione critica di Valentina Meli.

L'evento vuole mettere a disposizione degli artisti la struttura attiva di XX.9.12 FABRIKA per la creazione di ''arte'' libera da qualsiasi tipo di vincolo convenzionale.

''FABRIKAre'' assume quindi il significato di dare forma e nuova vita ad oggetti contenuti all'interno dell'officina, in modo che diventino veicolo di interazione con l'opera d'arte.

I partecipanti, siano essi artisti o no, si muoveranno quindi in un percorso mobile privo di struttura prestabilita, liberi di esprimere messaggi ed emozioni.

Attraverso performances, installazioni e quant'altro potra' essere improvvisato, ognuno avra' la possibilita' di trovare nuove fonti di ispirazione, di lanciare e recepire idee pronte a divenire nuove idee.

Lo spazio d'arte si svincola quindi dal suo significato di semplice ''scatola espositiva'' e l'artista diviene narratore di nuove realta'.

Punto di vista critico:

''Fabrikando ha a che fare con la FABRIKA, con la fabbrica come spazio dove si producono oggetti, spesso in luoghi nascosti. Ha a che fare con gli oggetti, con il fare e con il vedere. Fabrika e' uno spazio dove una volta si producevano oggetti dotati di significato effimero. Di questo fare rimangono gli spazi, rimangono gli oggetti abbandonati e sparsi perche' non piu' necessari, non piu' collocabili. FABRIKA e' uno spazio “invaso", dove il fare oggetti e' stato occupato dal creare senso. Da spazio del farsi si e' trasformato in spazio di eventi, di accadimenti. Da oggetti “concreti", ma dotati di senso effimero, ad oggetti “effimeri" ma dotati di senso concreto, reale, vivo. Ma ancora vi rimangono, come archeologiche presenze, gli oggetti abbandonati.

FABRIKAndo e' un ribaltamento dei ruoli, del fare e del contenitore. Artisti entrano in FABRIKA per fare, per occupare gli spazi nascosti e svelarli alla vista. Chi entra in FABRIKA viene coinvolto nel disvelamento di questi spazi nascosti. Si gioca sull’ambivalenza tra la partecipazione-fruizione alla fruizione mediata dalla videoripresa, ma restituita in modo diretto allo spettatore-attore via cavo, senza intermediazioni. Mantenendo gli aspetti propri della performance ma in spazi magico-rituali mantenuti separati al pubblico, in cui l’evento si compie come un evento magico. Quasi un restituire alla fabbrica quei momenti in cui produceva in maniera nascosta quegli oggetti che la gente poi realmente utilizzava.

Negli spazi pubblici, invece, anche il fruitore viene coinvolto nel fare. Gli oggetti vengono manipolati, trasformati, ricreati dalla collettivita' che diventa operativa.. Dal fare e dal costruire si passa allo sviluppo di “opere" manufatti. Dalla manipolazione alla reificazione dell’oggetto.

Per poter essere “opere" e manufatti del presente, di questi oggetti devono essere negoziati i valori sociali. Ma il valore sociale non e' dato dalla riflessione critica ma dalla condivisione, dal vedere e partecipare.

In un presente in cui si avverte una mancanza di conoscenze definite nel tempo, di crollo delle forme di autorita' culturali, di contraddizioni generate dal rapido cambiamento di valori, il fare collettivo, come relazione sociale, diventa reinterpretazione dell’esperienza passata, attivita' di produzione di nuovi significati.

L’informazione, la comunicazione, la costruzione del senso e' sempre piu' fatta di contenitori spesso dotati di un contenuto molto flebile. Non si prevede il senso del collettivo se non l’insieme di singoli. Manca il senso della comunita', di costruzione dal basso, di creazione attraverso lo scambio. Il fare insieme, il costruire con le mani, diventa contrattazione di significati comuni in cui ognuno aggiunge il valore personale del suo vissuto, del proprio sapere, e a cui si aggiunge il plus del gruppo. La fabbrica degli oggetti, oggetti dimenticati, dismessi e abbandonati, diventa lo spazio nascosto da cui emerge la materia prima da condividere, da trasformare.

Lo spazio del rito collettivo del fare, in cui i gesti, gli sguardi, il “vedere l’altro" diventa comunicazione diretta, sensoriale, emozionale, simbolica. La fabbrica come luogo operoso del fare, fucina nascosta, da svelare, di spazio collettivo.

Il processo di relazione del fare e vedere insieme agli altri, porta alla condivisione, allo scambio e alla generazione di conoscenze, grazie al contributo che ciascuno mette nell’impresa. Le barriere tra chi produce l’opera e chi ne usufruisce si annullano nella partecipazione e interazione comune. Si ribalta la divisione tra fruitore ed operatore. La funzione della relazione e delle dinamiche si legano e sviluppano grazie al contesto in cui operano.

Il fare insieme consente di creare e gestire la realta' sociale attraverso un processo di coordinamento dei significati prodotti. Nasce una nuova valorizzazione data al concetto di contesto: esso non rappresenta piu' un semplice elemento di sfondo, ma si caratterizza come elemento strutturante dell’evento comunicativo. Non piu' soltanto elemento contenitore dell’interazione, il contesto si configura come quell’elemento che definisce l’esistenza dell’interazione all’interno di una specifica situazione, soggetto a mutamenti nel corso dello sviluppo stesso dell’interazione comunicativa e della produzione di senso e significato. Il contesto si delinea quindi come il sistema simbolico continuamente alterato dall’intervento pratico umano, assume lo stato di precondizione del comunicare in cui l’azione diventa significativa. Attraverso esso si accede a nuovi mondi simbolici, in cui scoprire prospettive diverse dalla propria, attraverso l’interazione, la partecipazione, l’esserci, il vedere, il sentire che diventa comune e collettivo.''
(Valentina Meli)

Punti di vista...

XX.9.12 FABRIKA non e' un semplice spazio espositivo: e' un officina che mette a disposizione la sua struttura e la sua anima con l'intento di ''creare arte'' in ogni forma possibile. Non piu', quindi, semplice fruizione dell'opera d'arte, ma interazione con essa.
La struttura semplice e rigorosa dello spazio, proprio perche' cosi' libera da ogni tipo di costrizione, suggerisce l'idea del ''fabrikare'', stimolando il pensiero creativo in un ambito finalmente privo di qualsiasi tipo di vincolo formale e scavalcando le usuali convenzioni legate all'arte.

Ogni oggetto ritrovato al suo interno, contiene un vissuto che si mescola con il presente e che ne reinventa la forma fino ad ottenere un pezzo unico e mai fine a se' stesso, mai statico e immobile, mai totalmente compiuto proprio per l'intrinseca caratteristica di continua evoluzione che lo caratterizza.
Oggetti che diventano idee che altri trasformeranno in altre idee... FABRIKA che fabbrica... FABRIKAndo...

L'insediamento dell'arte nei siti industriali e' divenuto in questi ultimi anni per l'artista stesso una mera e propria necessita'. Questi nuovi spazi volumetrici sono ormai uno spasmodico sincronismo tra luce e vuoti, dove lo stimolo d'intervento reclama a gran voce.
Queste formule si suddividono in due forme ben distinte: la prima, si presenta come vuoto-dismesso da riempire, la seconda come spazio-attivo da modellare.
Strutture industriali o territori industriali dismessi, sono ormai campi aperti di battaglia dove l'arte va a cozzare contro una realta' divenuta consuetudine.

Contenitori vuotati per l'esigenza o volutamente per necessita', vengono esibiti per esporre. In altri casi ristrutturati e riqualificati e, in alcuni casi, riedificati in progettazioni socio culturali a volte coadiuvate dagli stessi artisti.
L'altra faccia del contenitore industriale attivo, ripartisce la necessita' di un'immagine nuova, di una industrializzazione trasparente aperta.
Nel caso di XX.9.12 FABRIKA, la struttura diventa una realta' diversa. Oltre a contenitore da riempire, diventa anche materia di lavoro, input di trasformazioni e verifiche per gli stessi artisti.

E' uno spazio espositivo attivo, in quanto l'opera non vi e' solo esposta ma interagisce con lo spazio stesso animandolo. Creativita' stimolata e priva di interferenze formali e convenzionali, dunque, che utilizza oggetti che gia' vi si trovano, con la loro storia, per trasformarli nuovamente in materiale per ''fabrikare''. E tutto riprende vita, movimento, forma, evolvendo in continuazione. Niente di statico, di immobile, di fine a se' stesso, lasciato li' con il solo compito di essere guardato. L'oggetto non e' neanche piu' tale, ma diventa idea per sviluppare altre idee. Piccoli oggetti, inseriti in altri contesti dalla sensibilita' di un artista, diventano linguaggio, trasmettendo cio' che non si e' abituati a sentire, a vedere. L'artista diventa un traduttore che regala spazialita' mentale.

Il segno e la materia restano come reperti di un lavoro mentale e vissuto. Il rapporto uomo-ambiente e' sempre forte in ogni epoca, anche quando l'ambiente ha perso, come oggi, i connotati naturali. Anzi, piu' il ''luogo'' e' estraneo, piu' si evidenzia la necessita' di riutilizzare ricreando.

Partendo da queste premesse e prese di coscienza, costruire totem del passato con materiali di oggi sacrificandoli ad una religione utopica, fatta di riti muti, senza sacerdoti e fedeli, diventa una denuncia teatrale e magica verso il mondo che rischia di perdere la sua identita'.
Rischioso? L'artista e' portatore di messaggi positivi e quindi le sue opere hanno lo scopo di avvertire e presagire uno scenario prossimo dove nulla e' compromesso ma mantiene tutte le condizioni per un nuovo rapporto tra uomo e ambiente.

Essere narratore e al contempo creatore di immagini sparse che si ricompongono in forme autonome, proiettandovi il diagramma di un'utopia potenzialmente possibile.
Forme che agiscono come dei totem, dunque, densi di memorie ma vivi nel presente, a significare anche un preciso atteggiamento verso il tempo.
(Luciano Rocco)

Articolazione:

L'evento si muove seguendo una struttura libera e non organizzata precedentemente.
IMPROVVISAZIONE sara' il concetto trainante delle due giornate, cosi' come la scelta personale della forma espressiva. I partecipanti, muovendosi all'interno dell'officina, fra scenografie reali e virtuali, saranno liberi di intervenire creando installazioni, realizzando azioni performative, ridistribuendo suoni e immagini e quant'altro possa scaturire dalla propria vena creativa e artistica.

La partecipazione e' aperta a tutti nel rispetto di poche e semplici regole:
1-le opere verranno realizzate esclusivamente riutilizzando materiale gia' esistente in XX.9.12 FABRIKA, a conferma dello spirito che animera' le due giornate di FABRIKAndo.
Non sara' possibile quindi portare alcun tipo di materiale dall'esterno per la realizzazione delle stesse, cosi' come non sara' possibile appropriarsi del materiale rinvenuto.
Sono invece ammessi materiali di supporto quali colori e simili.

2-le opere create resteranno negli spazi di XX.9.12 FABRIKA in esposizione permanente.
-i partecipanti sono pregati, nel caso intendano avvalersi di strumentazione elettronica (videocamera, pc, videoproiettore, TV, cavi, etc...), di provvedere personalmente.

XX.9.12 Fabrika
via albare, 7 - Piombino Dese

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