Galerie Cortex Athletico
Paris
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Masahide Otani
dal 26/6/2006 al 28/7/2006

Segnalato da

galerie Cortex Athletico


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Masahide Otani



 
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26/6/2006

Masahide Otani

Galerie Cortex Athletico, Paris

Ciascuno dei lavori dell'artista e' realizzato in controplaccato verniciato: tavoli, sedie, cavalletto, impalcature. Ci si trova dinanzi ad un “oggetto detto impalcatura", un “oggetto formulato come impalcatura".


comunicato stampa

Personale

La produzione artistica di Masahide Otani e' “esemplare". Ciascuno dei suoi lavori e' realizzato in controplaccato verniciato: tavoli, sedie, cavalletto, impalcature. Ma questi oggetti non sono esattamente cio' che formalmente pretendono di essere.

Non ci troviamo dinanzi ad un’impalcatura ma ad un “oggetto detto impalcatura", un “oggetto formulato come impalcatura". E e' in questo che sono fondamentalmente esemplari, paradigmatici, perche' si formulano a lato. In questo caso tutto si gioca a lato. Reconstitution 2 non e' altro che dei tavolini e delle sedie di un caffe', Je fait una serie di impalcature da cantiere, La chambre espagnole un telaio su un cavalletto e pertanto sono tutti letteralmente un’altra cosa. E' questo secondo grado, questa ripresa, questo “di nuovo" che fa in modo che tali oggetti, in uno scarto, producano uno spostamento. Acquisiscono, grazie a cio', una singolarita' esemplare e inqualificabile.

E' letterale e esemplare perche' si tratta di una ripetizione, una ri-formulazione: un’impalcatura e' un’impalcatura e' una tautologia. Ma esiste certamente uno scarto in questo “secondo grado". Non si tratta piu' esattamente dello stesso oggetto dato che dobbiamo “spostare" il nostro modo di vedere e le nostre abitudini. Ogni lavoro di Masahide Ontani gioca su questo spostamento, su questo scarto.

Innanzi tutto mantenendo intatta in ciascun oggetto la forma ma neutralizzandone attraverso il materiale il suo uso primario: nessuna sedia puo' essere utilizzata cosi' come e' certamente impossibile servirsi delle impalcature. Mantenendo ancora possibile in questi oggetti l’idea della loro funzione ma per perturbarla: sebbene in La chambre espagnole il cavalletto mantenga la sua funzione, questa s’assorbe doppiamente dato che l’oggetto e' inutilizzabile ma anche perche' rimanda a un’illusione prospettivista nella quale Velaquez stesso potrebbe perdersi.

Infine, mostrandone alla lettera lo spostamento e lo scarto persino nel linguaggio: cio' che e' letterale, ripetuto, e' in se' una traduzione, ed e' in questo caso senza dubbio il senso piu' profondo. Il differente modo d’utilizzo, l’assenza di grammaticalita', Je fait, restituisce alla lingua, al soggetto, alla forma e a cio' che io vedo una nuova possibile modalita' d’uso, tanto che per “ farlo essere di nuovo, quanto per restituirlo al suo potere, all’indifferente verita' della tautologia" (Giorgio Agamben, Bartleby o della contingenza).

Ma in queste modalita' d’uso altre, si profila gia' un’ombra. Le sedie accatastate, il telaio vuoto e le impalcature contro dei muri bianchi che danno o finiscono per dare una sorta di avvertimento da cantiere, “attenzione lavori in corso": si tratta di un rinnovamento o e' in costruzione? Le opere di Masahide Otani sono ancora una volta “esemplari".
(Fabien Vallos)

galerie Cortex Athletico
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