P.AR.C.O. - Padiglione arte contemporanea
Casier (TV)
piazza San Pio X, 76
0422 670343 FAX
WEB
Paola Pezzi
dal 21/4/2001 al 22/5/2001

Segnalato da

Parco Foundation



approfondimenti

Paola Pezzi



 
calendario eventi  :: 




21/4/2001

Paola Pezzi

P.AR.C.O. - Padiglione arte contemporanea, Casier (TV)

Alle ore 11, s'inaugura presso lo spazio museale della Parco Foundation di Casier una mostra di Paola Pezzi. Il lavoro di questa giovane artista milanese rappresenta un'ottima occasione per riflettere sulla possibilita' di voltare le spalle all'ingombrante mondo dei media, che cosi' pesantemente ha invaso tanta arte degli ultimi anni, e filarsela verso l'aria aperta, in cerca di forme libere dalla costrizione di linguaggi codificato da tomi, ormai, di teorie semio-cyber-newmedia.


comunicato stampa

Alle ore 11, s'inaugura presso lo spazio museale della Parco Foundation di Casier una mostra di Paola Pezzi.
Il lavoro di questa giovane artista milanese rappresenta un'ottima occasione per riflettere sulla possibilità di voltare le spalle all'ingombrante mondo dei media, che così pesantemente ha invaso tanta arte degli ultimi anni, e filarsela verso l'aria aperta, in cerca di forme libere dalla costrizione di linguaggi codificato da tomi, ormai, di teorie semio-cyber-newmedia. Un'occasione che, a ben guardare, va ben aldilà della pura e semplice azione di spegnere il televisore o di chiudere gli occhi davanti alle nefandezze del corpo e della psiche.

Qui, a Body-and-Soul si preferisce l'anima e il cuore, il che non è altro che una mossa politica, per quanto camuffata dai colori felici di un'arte, guarda là, infantile. Politica perché non è l'arte dei MacDonalds del contemporaneo, che hanno il menù fisso. Politica perché non è ribbbelle come certi graffiti idioti, convinti di far la rivoluzione. Politica perché revolutions begins at home, col fare il proprio (dovere) prima in casa poi nel mondo. Ecco, quindi, l'artista, in una recente foto, scrutare la superficie di una tavola finita da poco, messa lì in orizzontale, come una tela che debba essere ritoccata. E proprio come un vero tavolo, la superficie è ricoperta di vari ammennicoli di vita quotidiana, forbici, pinzatrice, zuccheriera, chiavi e accendino, ooops il gatto. Una specie di diario, ma anche di manifesto che riassume i pochi punti che formano il codice del vivere per immagini il proprio ambiente quotidiano, processo produttivo solo se si presta un'attenzione continua e instancabile a ciò che è dappresso, talché le cose si sedimentano, e linguaggio si struttura su poche ma sicure voci. Altre tele e disegni insistono sul domestico, metafora di ciò che si fa ma anche di quel che si conosce essere parte della propria esistenza. Pezzi, in questo senso, mira a un'universalità da equo canone, comune a tutti quelli che sanno cos'è lo spazio che li circonda perché non è molto ma è coccolato, conosciuto centimetro per centimetro, arricchito da strati e strati di memorie visive. Per questo sono riconoscibili le molte citazioni di spiriti affini, con precisi riferimenti a Matisse e Boetti, armadi e mobiletti, appunti, ritagli e brandelli.

I quadri finiscono così per somigliare e fondersi con lo scendiletto - o forse quest'ultimo s'insinua sulla tela assieme a sculture passate - formando un'osmosi nella quale il lavoro si fonde con l'ambiente domestico, e quest'ultimo assume una più precisa caratterizzazione proprio in virtù della presenza del primo. Arte decorativa? E quale non lo è, dopo l'estinzione del simbolo? Anche qui, si abdica all'idea, alla pretesa di poter parlare a tutti. Si parla del proprio, non tutti capiranno, è destino di ogni linguaggio. Una minima confidenza con l'idioma dell'arte di questo secolo può certo esser d'aiuto, perché forme e maniere sono carpite qua e là - per affetto e confidenza, par di poter dire - a dimostrazione che, nell'apparente casualità del tutto, si conosce bene ciò di cui si sta parlando. Il processo, poi, sembra richiedere poca riflessione: aborrisce, forse, la riflessione, per paura di inquinare coi propri pensieri i gesti di una mano che sa già quale colore attingere, quale forma tracciare. È spontaneità, ma si potrebbe anche chiamarla sapienza, perché pochi sono i ripensamenti, e si sa dove si va. Ciò si vede dalla qualità del disegno, spesso addirittura dissimulata. Il disegno è segno, indice della capacità della visione, un linguaggio che si struttura secondo norme proprie e che riesce a essere più espressivo di mille parole. È per questo che un tavolino sghembo e carico di libri, una caffettiera e un goffo piccione che sbircia sono capaci di dire ben di più di queste parole, di raccontare storie lunghe una vita che si lasciano cogliere nel guizzo di uno sguardo. Ma il disegno è anche craft, abilità propria dell'artista, strumento con cui dare una spina dorsale alle cose; e in questo c'è (o non c'è?) una bravura, la maniera appropriata - quella e non altre - di rifare un pensiero. Arte romantica? Certo, come tutti i linguaggi che riconoscono l'impossibilità d'essere oggettivi, che esserlo è dono di pochi (e non artisti).

Perciò, secondo le regole dell'ospitalità, Pezzi apre le porte di casa e offre quello che ha, e in cambio chiede solo il rispetto del visitatore, la sua attenzione alle proprie parole, la considerazione e non il giudizio. Arte infantile? Certo, perché pesca da quella fonte a cui, lo sapevano bene i Fauves, è impossibile trarre qualcosa col calcolo, con lo stratagemma, con l'espediente. Perché è gioco e, come ci ricorda Duchamp, si può essere veramente seri solamente quando si gioca.


Parco Foundation, piazza San Pio X, Casier (Treviso), tel.0422-670343

IN ARCHIVIO [12]
Giorgia Severi
dal 19/9/2014 al 11/10/2014

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede