Agostino Bonalumi fece parte del movimento di artisti che tra gli anni '50 e '60, a Milano, ripudio' radicalmente il clima dell'Informale. La loro ricerca si indago' gli schemi razionalisti che reggevano il mondo dell'industria. La peculiarita' dell'arte di Bonalumi fu la risultante tra le 2 e le 3 dimensioni: flettere la superficie, portarla ad assumere andamenti bombati in alleanza con il colore. Non piu' pittura ne scultura. Un'ampia selezione di opere anima Palazzo Crepadona a Belluno e a Cortina le stanze del Municipio Vecchio.
Agostino Bonalumi
A cura di Renato Barilli e Lia Durante
Anche quest’anno gli Assessorati alla cultura dei Comuni di Belluno e di Cortina d’Ampezzo hanno assicurato il conferimento del Premio Artista dell’anno, relativo al 2006, che cosi' e' stato assegnato per la settima volta consecutiva, sotto la regia di Renato Barilli e Lia Durante. Ha pure trovato conferma il criterio di alternanza per cui, a turno, il voto dei critici viene indirizzato o su un maestro di eta' superiore ai settant’anni, come infatti e' avvenuto nel 2001 con Carla Accardi e nel 2003 con Mimmo Rotella; o a un artista di mezzo (2000: Luigi Ontani; 2004: Enzo Cucchi), o infine a un giovane under 40 (2002: Botto e Bruno, 2005: Sissi). Per il 2006 era di nuovo la volta di un ultrasettantenne, infatti una ventina tra i votanti ha concentrato la sua preferenza su Agostino Bonalumi, nato a Vimercate nel 1935.
Questo artista ha fatto parte del movimento di punta che a Milano, alla svolta tra anni ’50 e ’60, ripudio' radicalmente il clima precedente dell’Informale, col suo pittoricismo orgiastico e scomposto, intuendo che si ripresentava sulla scena dei paesi piu' avanzati del mondo occidentale, tra cui il nostro, una nuova fase di fiducia nel progresso, nello sviluppo, fondati sul sistema produttivo a base industriale. Stavano per giungere infatti gli anni del cosiddetto boom o della societa' “affluente". Gli artisti ben compresero che le loro proposte dovevano accompagnare quell’enorme sforzo produttivista, nei due aspetti in cui si proponeva; quello degli schemi razionalisti che reggevano il mondo dell’industria, e l’altro connesso della merce prodotta in grande quantita', cosi' da determinare il consumismo, l’abbondanza dei prodotti. Se da questo secondo aspetto doveva venir fuori il clima della Pop Art, il primo aspetto imponeva di frequentare piuttosto i motivi di un’arte rigorosa, appoggiata a un geometrismo asciutto e ordinato.
Cosi' ragionarono soprattutto i giovani artisti dell’ambiente milanese, tra cui Bonalumi, in compagni di Enrico Castellani, Piero Manzoni, Vincenzo Agnetti. Ma non era il caso di limitarsi a rilanciare il vecchio e superato astrattismo geometrico, che aveva avuto il torto di condurre i suoi esercizi solo sulla superficie della tela e con gli strumenti tradizionali del pennello e del colore. La civilta' delle macchine, in fase avanzata, imponeva che l’arte si adeguasse rinunciando a condurre interventi soltanto virtuali sulla superficie, ma invadendo anch’essa lo spazio reale. Da qui l’utilita' della formula che si disse dello “shaped canvas", della tela che si anima, si sporge in fuori, cosi' da costituire effettivi, “concreti" episodi plastici. Questa infatti fu allora la peculiarita' dell’arte di Bonalumi: flettere la superficie, portarla ad assumere andamenti bombati. Fu insomma una perfetta risultante tra le due e le tre dimensioni, non piu' pittura, ma neppure scultura, bensi' una terza via, capace di valersi delle miglior prerogative di entrambe le modalita': alleata al colore, praticato con rossi caldi, gialli incisivi, azzurri intensi e vibranti, ma anche pronta a determinare sporgenze plastiche di grande efficacia.
Questa la strada adottata e percorsa, in quarant’anni di invenzioni coerenti, da Bonalumi, divenuto sempre piu' abile nel variare le sue estroflessioni, pronte a scattare in fuori, ma anche a rientrare nel piano, quasi come il gigante Anteo che si riadagia periodicamente al suolo, ma per trarne nuova forza e riprendere i suoi balzi in avanti.
Una scelta selezione di opere dell’artista, lungo il suo intero percorso, animera' al solito i due piani del Palazzo Crepadona, a Belluno, mentre a Cortina verra' esposta nelle stanze al secondo piano del Municipio Vecchio. Un ampio catalogo, con venti pagine di riproduzioni a colori e altrettante in bianco e nero, edito da Mazzotta, Milano, accompagnera' la doppia mostra, con testo introduttivo di Vincenzo Trione e brevi testimonianze di tutti i critici che hanno votato per l’artista.
Catalogo Edizioni Gabriele Mazzotta. Testo introduttivo di Vincenzo Trione
Ufficio Stampa Alessandra Pozzi
Tel 02.8055803/8690050 Foro Buonaparte 52 20121 Milano ufficiostampa@mazzotta.it
Inaugurazione: venerdi' 4 agosto 2006 ore 18.30
Belluno, Palazzo Crepadona, via Ripa 2 (per informazioni tel. 0437 913442 info@comune.belluno.it - http://www.comune.belluno.it)
Orario: 10-12.30/16.30-19.30, chiuso lunedi'
Ingresso libero
Inaugurazione: sabato 5 agosto 2005 ore 18.30
5 agosto - 9 settembre 2006
Cortina d'Ampezzo, Vecchio Municipio (per informazioni tel.0436 2821, cultura.cortina@cmcs.it)
Orario: 10-12.30/16.30-19.30, chiuso lunedi'
Ingresso libero