La Galleria Estro presenta tre giovanissimi artisti (due italiani e uno serbo - operante in Italia) prodotti da Bruno Lorini e Giulio Mozzi. Cio' che unisce le opere esposte è il forte e quasi sfacciatamente esibito contenuto affettivo ed emotivo; e' il riversamento nell'opera della propria vita, sia essa vissuta intimisticamente (Dalcielo, Melliconi), o sia essa vissuta come "esemplare" del destino di un popolo o di un gruppo di popoli (Ruencic).
La Galleria Estro presenta tre giovanissimi artisti (due italiani e uno serbo - operante in Italia) prodotti da Bruno Lorini e Giulio Mozzi. Ciò che unisce le opere esposte è il forte e quasi sfacciatamente esibito contenuto affettivo ed emotivo; è il riversamento nell'opera della propria vita, sia essa vissuta intimisticamente (Dalcielo, Melliconi), o sia essa vissuta come "esemplare" del destino di un popolo o di un gruppo di popoli (Ruencic).
Carlo Dalcielo presenta alcune serie di polaroid complessivamente intitolate Diario del cielo. Non è un gioco di parole con il nome dell'artista; e il nome dell'artista non è un nome d'arte. Soggetto delle polaroid: il cielo soprattutto, a volte ciò che si protende verso il cielo: lampioni, tralicci dell'alta tensione, antenne, sbarre di passaggi a livello... L'opera di Dalcielo, benché di estrema semplicità - o forse a causa della sua estrema semplicità - ci costringe a guardare in alto, a fare deliberatamente e con intensità ciò che di solito facciamo casualmente e distrattamente: guardare il cielo, la bellezza del cielo; e sentirsene amati.
La semplicità di Giovanna Melliconi è quasi paradossale. I suoi lavori sono oggetti comuni, di consumo; oggetti verso i quali, negli ultimi quarant'anni si è esercitata fino all'esaurimento la potenza falsificante dell'arte: la televisione, i romanzetti rosa. Eppure sembra dirci Melliconi, che anche in questi oggetti si può trovare un valore. Si può amare la televisione, ascoltarne la voce come si ascolta il pigolare di un bambino. Si possono amare i romanzetti rosa, per la leggerezza che introducono nella nostra vita, per l'abbandono ai sentimenti più elementari che ci suggeriscono. Niente di più estraneo da Melliconi che un atteggiamento "critico" o "pop". Piuttosto un suggerimento, un po' sorridente, leggermente ambiguo: non potremmo forse amare anche il mondo delle merci?
Meno ingenuo e più politico, ma non meno diretto ed emotivamente scoperto, il lavoro di Boris Ruencic. Quella terra che ipocritamente viene chiamata "ex-Jugoslavia" è diventata ormai una terra "inamabile"; eppure Ruencic sembra fare il possibile per amarla: sfidando, se occorre, il paradosso. Spudoratamente propone un girello (come quelli che si trovano nelle tabaccherie) di cartoline postali con immagini di guerra, distruzione, desolazione, sofferenza; come per dire: "Questa è comunque la mia terra, questo è ciò che di meglio offre la mia terra - nelle cartoline si ritraggono le cose più belle di un luogo, no? -, la terra ove nudrito fui sì dolcemente" (citando, nel titolo del lavoro, la canzone all'Italia , di Petrarca, e quindi violentemente interrogando la coscienza dei "vicini di casa" italiani?). E Crepacuore è il titolo "intimistico" (di nuovo, lo stridore tra il privato e il politico) assegnato a una grande opera a terra: una pianta topografica di Mostar - città simbolo del conflitto musulmano/cristiano - nella quale il confine "invisibile" tra zona musulmana e zona cristiana è reso "visibile" se, e solo se, qualcuno osa attraversarlo?
Giulio Mozzi
Carlo Dalcielo (Bagnolo in Piano, Reggio Emilia, 1980)
Giovanna Melliconi (Vignola, Modena, 1980)
Boris Ruencic (Belgrado 1981)
Mostra a cura di Bruno Lorini
Testi in catalogo di Giulio Mozzi
Inaugurazione sabato 28 aprile ore 18,30
Orari: dal martedì al sabato, dalle ore 16 alle 19,30
Galleria Estro, Via San Prosdocimo 30, 35139 Padova Italia, Tel e fax 0498 725 487