C'e' un Paese in Asia Centrale, tra Kazachstan, Kirghizistan e Uzbekistan, che l'artista ha chiamato Pastan. La mostra racconta con fotografie, video, sculture e un'installazione, i diversi volti della terra di Pastan: un paese immaginario, creato con ironia, da aggiungere alla molteplice costellazione di Stati post-sovietici nel centro dell'Asia.
C'e' un Paese in Asia Centrale, tra Kazachstan, Kirghizistan e Uzbekistan, che
Yerbossyn Meldibekov ha chiamato Pastan.
Il 26 settembre 2006 la Galleria Nina Lumer inaugura la prima mostra personale
dell'artista in Italia. Saranno esposte fotografie, video, sculture e
un'installazione, che interpretano i diversi volti della terra di Pastan: un paese
immaginario, ironicamente creato dall'artista, da aggiungere alla nuova e molteplice
costellazione di Stati post-sovietici nel centro dell'Asia. In ognuno di questi
paesi si stanno costruendo nuove ed originali identita' nazionali, a volte aggressive
e xenofobe, in cui si scontrano quotidianamente comunismo, islam e paganesimo. In
questo contesto nasce la visione realistica e terribile di Pastan, terra immaginaria
ma non ideale, che riflette i conflitti di questo cosmo. "Vivo in un paese dove
tutto cambia rapidamente, cambiano i valori, gli eroi, la lingua, l'alfabeto." dice
del Kazachstan Yerbossyn Meldibekov.
Alla Biennale d'arte di Venezia del 2005, non a caso, l'immagine My brother, my
enemy (2002) e' diventata l'emblema del Padiglione dell'Asia Centrale, simbolo
dissacrante del dialogo-scontro tra le nuove realta' nazionali che si sono presentate
sullo scenario mondiale.
L'uso di materiali brutali (legno, pietra, sabbia), di animali della steppa (primo
il cavallo, poi pecore e cammelli), fondamenti della vita nomadica ereditata da
Gengis Khan eTamerlano, sono gli elementi naturali della creativita' di Meldibekov.
L'installazione Gattamelata nella pelle di Gengis Khan (2006), una delle opere piu'
significative dell'artista, e' una reinterpretazione della cultura italiana
rinascimentale vista con gli occhi di Gengis Khan: Meldibekov profana la bellezza
del lavoro di Donatello, e propone una nuova idea di bellezza, di corpo nudo.
Denudare per Gengis Khan non significa scoprire, togliere veli, ma aprire, tagliare,
squarciare. Scavalcando il dualismo occidentale di anima e corpo, forma e contenuto,
il "nomade contemporaneo" ha una visione piu' diretta della realta' e un diverso
rapporto con il corpo. Il corpo e' assente nella cultura nomade, cosi' come non
esistono citta', architettura, scultura, i confini stessi della terra che si
attraversa. Questa nuova visione del mondo ci viene presentata dall'artista nello
spazio immaginario di Pastan.
Yerbossyn Meldibekov (Almaty, 1964) ha partecipato a numerose manifestazioni di arte
contemporanea, tra cui: "Hyper Muslim (Pastan) ", Guelman Gallery, Moscow, Russia
(2006); 51.Biennale di Venezia, Padiglione dell'Asia Centrale, Venezia, Italia
(2005); "La Sindrome di Tamerlano", Palazzo dei Sette, Orvieto, Italia (2005);
"Caravan Cafe'", Centro per l'Arte Contemporanea, Rocca di Umbertine, Italia
(2004);"Privatisierungen", Zeitoenossische Kunst Avs Osteuropa Institute for
Contemporary Art, Berlin, Germany (2004); "Pueblos y Sombras", Canaia Galerie,
Mexico City (2004); "Re-orientation", ACC Gallery, Weimar, Germany (2002); "Trans
Forma". Center for Modern Art, Geneva, Switzerland (2002); "No mad's land", House of
World Cultures, Berlin, Germany (2002); "Le tribu dell' Arte", City Gallery, Roma,
Italy (2001) "Chimeras", Marat Guelman Gallery, Moscow, Russia (1998); "Asia
Yesterday-Today-Tomorrow", Benteng Vredeburg museum, Giacarta, Indonesia (1998); "25
Salon Mladin", Zagreb, Croatia (1998); "Human Rights: A Second Wind", Soros Center
for Contemporary Art, Almaty, Kazachstan (1997).
Inaugurazione: 26 settembre 2006
Galleria Nina Lumer
Via Botta 8 - Milano