La mostra comprende numerosi disegni originali e modelli riferiti a progetti elaborati dal 1989 al 2006 e costituisce un riconoscimento al lavoro dell'architetto che, forse piu' di ogni altro nell’ultimo ventennio, ha fatto del rapporto fra architettura e sacralita', declinato in una intensa relazione con il paesaggio italiano in trasformazione,l’oggetto della propria ricerca.
Si inaugura il 7 Ottobre 2006 presso Palazzo Casotti a Reggio Emilia, promossa dal Comune di Reggio Emilia, Assessorato alla Cultura-Musei Civici e Assessorato Citta' Storica, con il patrocinio dell’ Ordine degli Architetti di Reggio Emilia, la mostra di Paolo Zermani, Architetture Sacre, Architetture Civili.
La mostra comprende numerosi disegni originali e modelli riferiti a progetti elaborati dal 1989 al 2006 e costituisce un riconoscimento al lavoro dell'architetto che, forse piu' di ogni altro nell’ultimo ventennio, ha fatto del rapporto fra architettura e sacralita', declinato in una intensa relazione con il paesaggio italiano in trasformazione,l’oggetto della propria ricerca.
Come sottolinea Andrea Volpe nel saggio introduttivo al catalogo:
“Paolo Zermani costruisce il suo straniante sistema di punti fissi con la decisa volonta' di opporre misure precise alle caotiche contraddizioni del panorama contemporaneo. Per mezzo di opere e progetti che consistano nella loro idealistica volonta' di opporsi alla disgregazione del paesaggio e che, ovviamente, mostrino, la' ove il rito dell’architettura si sovrappone alla liturgia della Parola ed alla celebrazione del Culto dei morti, il carattere piu' assoluto e silente. La piu' pura icasticita'.
Su questa frontiera, tracciata da Zermani con antica capacita' di disegnatore di mappe e posta a difesa del senso del progetto d’architettura nell’epoca contemporanea, si aprono dunque le porte delle varie Stanze poste fra terra ed cielo: chiese, cappelle, famedi, recinti sacri. Soglie dove far sostare il tempo senza tempo .
Spazi capaci di contenere l’esile intervallo che si frappone fra rivelazione e mistero, fra ordine terreno e ordine superiore, fra le nebbie che avvolgono il S. Andrea di Mantova e le piogge che benedicono il Pantheon.
Luoghi fatti di distanze estreme e di tiepide prossimita' dove sempre sia possibile prolungare indefinitamente l’esperienza del distacco e della riconciliazione."
L'esordio di Zermani al tema del sacro coincide, nel 1989, con il progetto della Cappella sul mare a Malta, un cubo internamente scavato tra la costa e il Mediterraneo transitando entro il quale dalla terra si accede al mare fino a immergersi nell'acqua, come in un rito battesimale, sotto il braccio di una croce.
Un autentico rito celebrato nel paesaggio, ove l'architetto anticipa le tentazioni della decostruzione che sarebbe venuta ricomponendole attraverso l'ordine di una cornice a tre dimensioni.
Del 1993 e' il Mausoleo dei Primi Cristiani al Bastione del Sangallo a Roma, scavato in forma di croce nel suolo e nelle misure della citta' eterna, vicino alle catacombe.
Del 1994 e' la Cappella all'Ex-Muro di Berlino, esposta alla Biennale di Venezia dedicata alla "Architettura e Spazio Sacro", una macchina di pietra bifronte rivolta contemporaneamente a Est e a Ovest che unisce le due Germanie in una definitiva riconciliazione.
Del 2000 e' il Cimitero di Sansepolcro, steso a raccordare la terra e il cielo nel paesaggio di Piero della Francesca, un omaggio palese costruito a pochi metri dalla antica citta' murata, esplicitamente riferibile, nella sua magica immobilita', alla immagini della "Resurrezione", del "Polittico della Misericordia", della "Legenda della vera croce".
Ancora prossimo a Piero e alla sua arte e' il progetto per la Cappella-Museo della Madonna del Parto a Monterchi, tra Toscana e Umbria, un sacello sospeso fra paese e paesaggio per custodire la "Madonna nata in mezzo ai campi"del grande maestro rinascimentale, che conta ogni anno sessantamila visitatori.
Ora Zermani sta lavorando al Museo storico di S. Galgano, appendice documentaria della straordinaria abbazia del senese, al Cimitero di Sesto Fiorentino, che si confronta con l'eredita' etrusca, alla Chiesa dei Francescani di Perugia, quasi ultimata.
Ma la mostra ospitera' altresi' due grandi progetti civili per Firenze: la Biblioteca tecnologica dell’ Universita' e la sede della Cassa di Risparmio di Firenze, a testimonianza della continuita', nel lavoro dell’ architetto parmigiano tra sacro e civile, in nome di una piu' ampia e totalizzante idea di “sacralita'" del progetto.
Un percorso tra identita' dell'architettura italiana e riflessione morale come programma di ricomposizione, secondo una "sacra unita'" del paesaggio e dello spirito.
“Quali chiese rappresentano il nostro tempo? Le chiese devono tornare a essere bianche".
Cosi' provocatoriamente Paolo Zermani, evocando il bianco mantello di chiese che attorno all’anno Mille aveva coperto l’Occidente cristiano, risponde sorridendo se gli si fa notare il dramma rappresentato dalla cattiva qualita' delle chiese d’oggi.
Provocatoriamente appunto,ma non troppo perche' “il problema delle chiese contemporanee che generalmente sono brutte deriva dallo smarrimento che ha investito la nostra societa' dalla seconda meta' del Novecento ad oggi,uno smarrimento morale".
“Anche nei secoli attorno all’Anno Mille"continua l’architetto" esistevano morte e devastazione, ma pure la forte saldezza di un disegno che andava dalla professione di fede alla costruzione dell’architettura: si pensi a Bernardo di Chiaravalle. Cio' oggi e' perduto".
“Il Concilio Vaticano II"sostiene Zermani" aveva compreso quarant’anni fa che la coscienza del sacro avrebbe lentamente oltrepassato il perimetro murario delle chiese,per rivelarsi anche in altre forme e luoghi :una rivelazione straordinaria,che avrebbe dovuto indurre il nostre tempo a cercare di rappresentare,nelle nuove chiese,questa condizione nuova e potenzialmente prolifica.".
Invece abbiamo avuto quasi soltanto chiese assimilabili a garages, a parcheggi o,ultimamente,a discoteche e palasport,in cui nessuno si riconosce,esempi di malintesa modernita'."
“Non abbiamo compreso chi siamo e dobbiamo cercare conforto nelle chiese antiche, dove ci salva l’abitudine al rito" continua Zermani “perche' il problema non e' solo costituito dall’edificio sacro ,ma dal camuffamento del sacro in profano che la nostra societa' conduce,investendo ogni forma del paesaggio che ci avvolge"
In occasione della mostra Paolo Zermani terra' una conferenza presso la Sala delle Ghirlande del Palazzo Comunale di Reggio Emilia il 7 Ottobre 2006 alle 17,00.
La mostra restera' aperta fino al 12 Novembre.
Palazzo Casotti - Reggio Emilia
Orari:dal martedi' alla domenica 10.00 - 13.00 16.00 - 19.00 lunedi' chiuso