La democrazia del corpo. Il lavoro nasce da una riflessione sul testo teatrale "Respiro" di Samuel Beckett. Elementi costitutivi sono due collaborazioni artistiche: il lampadario di cristallo "Grande Oriente" e' opera dell'artista Flavio Favelli, il suono del respiro e' stato realizzato con Francesco Giomi e il Centro Tempo Reale Firenze.
La democrazia del corpo
Il lavoro nasce da una riflessione sul testo teatrale Respiro di Samuel Beckett,
dove tutto si concentra sull'indicibile eternita' di un respiro che dischiude
l'immagine abbacinante di rifiuti eterogenei cosparsi sulla scena: li' si apre il
sipario, la luce fioca lascia intravedere oggetti abbandonati a terra, rifiuti. Un
piccolo grido. Poi il suono di un respiro: durante l'inspirazione la luce aumenta di
intensita'; qualche secondo di sospensione. Segue l'espirazione e la luce torna
fioca, all'intensita' iniziale. Di nuovo il piccolo grido. Qualche istante di attesa;
poi sipario.
Una donna sola in scena pratica esercizi fisici, introspettivi e figurativi nello
spazio di un respiro, nella bolla pneuma, compresa tra l'inspirazione e
l'espirazione.
Una seconda donna -un doppio, una complice, l'ombra e l'anima.
Il lavoro si costituisce metricamente, secondo una disposizione di silenzi e luci.
La gesticolazione e l'apparizione della figura si offrono esattamente come il
balbettio della parola.
Elementi costitutivi e fondanti del lavoro derivano da due collaborazioni
artistiche: il grande lampadario di cristallo "Grande Oriente" e' opera dell'artista
Flavio Favelli; il suono del respiro e' stato realizzato con Francesco Giomi e il
Centro Tempo Reale Firenze.
Qui vi e' presenza di corpo, che non e' la metafora dei rifiuti, ma un rimasuglio
organico addobbato nell'atto assoluto di lasciarsi attraversare dall'aria, da un
respiro che prima compone il corpo concavo per poi trovarlo incavo alla fine. Si
sviluppa un vocabolario di gesti unici, depositati in uno spazio abbandonato. Spazio
concepito attraverso i resti dei corpi e dei gesti, che portano allo stupore, alla
solitudine, al conflitto, alla visione della morte, al non esserci. Un catalogo,
bestiario della natura umana dai timbri marginali, apparentemente nascosti, rivela
una metrica temporale agghiacciante, fredda tanto da sconfinare ogni volta in
continue domande sul corpo, sull'essenza della figura umana.
Le figure che appaiono alludono a clown; con loro si narra di un tempo lentissimo,
di esercizi sulla lentezza non fisica ma temporale, di gesti infimi e banali, di
gesti balordi sul senso dell'esistenza. Fotografie come un canto finale, preludio di
un ultimo svuotamento. E' questa la mia casa?
Virgilio Sieni
Mano nella mano con eguale passo faticoso vanno. Nella mano libera -no. La mano
libera vuota. La schiena voltata entrambi chini con eguale passo faticoso vanno. La
mano del bambino tesa per afferrare la mano che lo tiene. Tenere la presa della mano
del vecchio. Tenere ad essere tenuto. Continuare ad arrancare e non recedere mai.
Lentamente senza mai una pausa nell'incedere e senza mai recedere. La schiena
voltata. Entrambi chini. Uniti dal tenere la mano che tiene la mano. Incedere
all'unisono. Un'ombra. Un'altra ombra. (S. Beckett)
Un Respiro, di Virgilio Sieni e' un lavoro di quelli che meritano di restare a lungo
nella memoria collettiva di chi ama la danza e il teatro. Un lavoro sul passare
della vita tra incanto e fine, affanno e contemplazione. Lo espongono in scena due
donne, ogni volta piu' straordinarie nello svuotarsi di ogni orpello di superficie
per regalarci una riflessione sull'umanita' attraverso un danzare mai scontato, nel
quale il virtuosismo tecnico e' verita' dell'esserci. (Francesca Pedroni - Il
Manifesto 07/05/06)
Regia coreografia e luci di Virgilio Sieni,
con Simona Bertozzi e Ramona Caia.
Opere di Flavio Favelli.
Musiche Francesco Giomi, Joe Hisaishi.
Ufficio Stampa Simona Nordera
cangopress@sienidanza.it
Cango Cantieri Goldonetta
via Santa Maria, 25 - Firenze