Cantieri. Le sue fotografie sono rappresentazioni volontarie, fortemente vissute, di sezioni di realta' che documentano, attraverso un'interpretazione personale, la Torino che cambia.
Cantieri
Sostiene Briatta che le sue fotografie sono specchi e non finestre.
Il riferimento evidente e' al presupposto teorico di una famosa mostra degli
anni Settanta curata da John Szarkowski, che diceva testualmente: "Questa
tesi suggerisce una dicotomia fondamentale nella fotografia contemporanea
tra chi pensa la fotografia come mezzo di autoespressione e chi la crede
strumento di esplorazione".
Mirrors and Windows, specchi e finestre, come riassumeva benissimo il titolo
della mostra.
E la cosa buffa e' che nella reflex, quando premi l'otturatore, ruota lo
specchio che ti consentiva di vedere l'immagine attraverso il mirino, e
scorre la tendina, aprendo una 'finestra' sul mondo.
Volendola vedere in un altro modo, poi, la tendina, scorrendo, toglie il
'velo' che copre la realta'.
E cosi' siamo arrivati dalle parti di Schopenhauer.
La realta' "svelata", puo' essere documentata e analizzata. Ma puo' essere
anche interpretata e rappresentata.
E questo forse e' un altro modo di porre la dicotomia.
Di nuovo Schopenhauer con il suo testo fondamentale, Il mondo come volonta' e
rappresentazione, puo' tornare utile per cercare di definire la scelta di
campo di Briatta: le sue fotografie sono rappresentazioni volontarie,
fortemente volute e vissute, di parti, sezioni scelte di realta'.
E se nella "scelta" del tema, di questo tema poi, ci puo' essere un¹ipotesi
"documentaria", nella prassi fotografica (per non parlare dell¹estetica
sottesa) la rappresentazione prende il sopravvento sulla testimonianza,
senza pero' perderla mai di vista.
E questo e' il bello.
Per capirci meglio, manteniamo la metafora: Briatta si mette davanti allo
specchio, ma alle sue spalle c¹e' una finestra aperta.
E quindi per quanto lui si frapponga, per quanto inserisca impronte,
delimitazioni del quadro, presenze evanescenti, barriere fluttuanti e altre
fantasticherie o "timbri" personali, la realta' non sfugge, ma resta li',
leggibile nella sua totalita' e complessita'.
Anzi, forse la comprensione e' aiutata, guidata, concentrata. Un po¹ come
quando, di fronte a uno spettacolo che non puo' vedere (o perche' gli altri
non vogliono o perche' e' difficile da sostenere) un bambino mette le mani
davanti agli occhi, ma sbircia tra le dita. Non si vede tutto, ma si sublima
la complessita' e si coglie il nocciolo.
Cosi' questi "cantieri" della Torino che cambia.
Bruno Boveri
Immagine: "Ferriere"
Inaugurazione 8 novembre 2006
Libreria Agora'
Via Santa Croce, 0/E - Torino
Orari: martedi'-sabato 9,30-19,00 lunedi' 15,30-19