Associazione Juliet
Trieste
via Madonna del Mare 6
040 313425

Vent'anni@Juliet
dal 17/5/2001 al 18/6/2001

Segnalato da

Juliet




 
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17/5/2001

Vent'anni@Juliet

Associazione Juliet, Trieste

Con una grande mostra collettiva che raccoglie e presenta il lavoro di circa trenta artisti, la rivista Juliet festeggia i suoi primi vent'anni di attivita'. Il primo fascicolo della rivista usci' nel dicembre del 1980, con la direzione di Roberto Vidali e con il concorso di Rolan Marino, Antonio Sofianopulo, Oreste Zevola, Davio Fabris e Giuliana Ferrara, lo spazio espositivo e di rappresentanza, di via Madonna del Mare 6, fu inaugurato nel 1991 con la collettiva "Nice to meet you".


comunicato stampa


Con una grande mostra collettiva che raccoglie e presenta il lavoro di circa trenta artisti, la rivista Juliet festeggia i suoi primi vent'anni di attività. Il primo fascicolo della rivista uscì nel dicembre del 1980, con la direzione di Roberto Vidali e con il concorso di Rolan Marino, Antonio Sofianopulo, Oreste Zevola, Davio Fabris e Giuliana Ferrara, lo spazio espositivo e di rappresentanza, di via Madonna del Mare 6, fu inaugurato nel 1991 con la collettiva "Nice to meet you".

Un esperimento anomalo per la città di Trieste, ma senz'altro consistente. Vent'anni non sono uno scherzo, e visti un po' più da vicino, significano cento numeri di una rivista diffusa in Italia e all'estero; una lunga serie di edizioni speciali; un supplemento annuale dedicato alla fotografia; un nutrito numero di cataloghi e pubblicazioni; quasi cinquanta mostre organizzate con artisti italiani e stranieri, tra i quali figurano nomi di rilievo internazionale come Allan McCollum e Luigi Ontani, Jan Knap e Piero Gilardi, Mark Kostabi e Maurizio Cattelan; una serie di mostre collettive sulla Nuova Figurazione o sulla giovane arte inglese.
Tutti risultati ottenuti grazie anche alla continua collaborazione di artisti, galleristi, critici, e di molti di coloro che operano attivamente non solo nell'arte ma nell'intero panorama culturale italiano e non. Risultati che non paiono tuttavia essere stati sufficienti a raccogliere l'attenzione del milieu culturale cittadino, piuttosto lento a sostenere azioni non segnate dai crismi dell'ufficialità. Ma, come si sa, nemo profeta in patria.

Visti da un'altra prospettiva, vent'anni di attività diventano una lunga serie di immagini, un nastro che sfila davanti agli occhi come i campi e le case che corrono fuori dal finestrino. È forse proprio per questo che, alle prese con una scelta che andasse oltre l'espressione di una semplice disposizione d'animo, di fronte al desiderio e alla necessità di riunire in forma tematica vent'anni di attività editoriale e dieci di attività espositiva, si è deciso di parlare di Paesaggio, perché chi ha seguito negli anni il lavoro di Juliet avrà pian piano compreso la disposizione che fonda un lavoro inteso - non lo si dice per vanto, ché i fatti parlano da soli - a mantenere una certa distanza dalle fisime di un mondo per natura volubile per coltivare all'opposto un gusto che si dimostra, se non esclusivo, di certo preciso.
Un gusto, per quanto riguarda l'attività espositiva - il percorso dell'attività editoriale, che ha voluto affrontare le direzioni anche più estreme dell'arte contemporanea, è più complesso e articolato - fatto d'ingredienti semplici, che si riducono, sostanzialmente anche se non esclusivamente, alla riflessione sulla pittura e alla sua peculiare capacità di rappresentare il mondo. Ecco il perché di questa mostra tematica e del fascicolo "Fenditure" che l'accompagna.

"Vedo ogni cosa che dipingo in Questo Mondo, però non tutti vedono così... L'albero che commuove alcuni fino a lacrime di gioia è agli occhi degli altri soltanto una Cosa verde che sta sulla Strada".
Così diceva, poco più di due secoli fa, William Blake.
E c'è da esser sicuri che non uno degli artisti oggi in mostra avrebbe difficoltà a sottoscrivere queste parole, a riconoscere l'essenza del pensiero del grande visionario inglese, ossia l'affermazione della non comune misura che divide la capacità di vedere di ogni artista da quella di noi tutti.
Proprio per questo, sarebbe riduttivo circoscrivere tali parole all'ambito naturale, così l'idea di paesaggio non può non andare oltre a questo, e poco importa che si parli oggi di paesaggio industriale, di paesaggio urbano, di paesaggio umano. Ciò che rimane fondamentale è il ritorno di un'immagine che permette un rapporto, un confronto, una lettura e un dialogo - prima tra il soggetto e l'artista, quindi tra l'opera e lo spettatore. Così, guardandoci in giro, attraversando le sale della mostra, sfogliando le pagine della rivista, faremo bene a ricordare le parole di Blake e ad essere pronti a sgranare gli occhi per entrare in spazi improbabili eppure reali, in atmosfere apparentemente estranee, ma che sono lì proprio per darci la possibilità di vedere di nuovo e di più.

È questa la ragione che giustifica le visioni di Claudio Massini, sostenute dal vertiginoso senso spaziale dell'antica pittura cinese, o quelle di Aldo Damioli, spaccati di esistenza in bilico tra quotidianità e storia dell'arte, rese con chirurgica esattezza, o le fantasmagoriche finestre di Luigi Ontani, aperte su mondi la cui plausibilità è garantita dalle divinità dell'empireo indù, e risultano perciò, come Ganesh, perfettamente "comprensibili".
Con altri presupposti, Marco Neri rilegge Mondrian; Antonio Sofianopulo vede oltre la bruma, o il sole cocente dei bagni d'estate, arrestando sulla tela voli di rondoni e altri volatili del Carso e dell'Egeo; De Paris e Coppes esplorano ed estrovergono, con allegria e solidità di costruzione. Altri meriterebbero menzione, tutti i trenta che formano questo magnifico paesaggio di umanità, ma con le parole è difficile far giustizia a un lavoro spesso lento e raccolto, lungo, difficile e facile all'errore. Lasciamo quindi che sia l'occhio dello spettatore a interrogare l'intenzione di queste opere e dei loro autori, attendendo pazientemente che altri vent'anni aggiungano nuove tessere a questo mosaico di sorprese.

Inaugurazione sabato 18 maggio ore 17.

Dalle ore 20 gran galà sulle terrazze del Bagno Ausonia, con happening sono-visivo di Lorenzo Fragiacomo, installazioni di Elisa Vladilo, intervento di Piermario Ciani.

Juliet, via Madonna del Mare, Trieste

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Martina Di Trapani
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