Passo blu bcn
Barcelona
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Luisa Raffaelli
dal 18/1/2007 al 20/2/2007
martedi-sabato 16-21. Lunedi e domenica su appuntamento

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Passo blu bcn



 
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18/1/2007

Luisa Raffaelli

Passo blu bcn, Barcelona

Una rapsodia in black and blue(s). L'artista presenta una serie di immagini inedite, tutte giocate sulla presenza del nero - somma di tutti i colori, e allo stesso tempo, assenza di luce - e del blu, la cui inclinazione e' quella di tendere alla profondita' del cielo e dell'abisso umido. A cura di Viviana Siviero.


comunicato stampa

Una rapsodia in black and blue(s)

a cura di Viviana Siviero

Soltanto due colori governano il nostro vedere, saturando con precisione chirurgica, proprio quei luoghi, dove lo sguardo si posa. Lo stesso binomio, tinge le melodie, cosiddette black and blue, della musica, dando voce a quell’oscuro tesoro rappresentato da un’incantevole malinconia, necessaria perche' sia chiaro, che la bellezza e' davvero, cosa di questo mondo…

The color of the rainbow, so pretty in the sky
Are also on the faces of people going by

Louis Amrstrong, What a Wondefull World, 1968

Luisa Raffaelli presenta una serie di immagini inedite, tutte giocate sulla presenza del nero - somma di tutti i colori, e allo stesso tempo, assenza di luce - e del blu, la cui inclinazione e' quella di tendere alla profondita' del cielo e dell’abisso umido.

Lasciare agire il blu, in qualunque tonalita' -colore che giunge dal grigio- significa muoversi nella ricerca del soprasensibile, allontanandosi dalla quiete soddisfatta. <<La malinconia e' una condizione connaturata alla coscienza dell’uomo - afferma l’artista - e' una dimensione della sua consapevolezza e della sua ricerca, quindi necessaria perche', come diceva Aristotele, permette di vedere meglio il mondo…>>

Luisa Raffaelli non ci regala immagini velate da un viraggio uniforme, ma visioni che chiedono ad accordi di colore, perfettamente orchestrati, di amplificare la necessita' di espressione affidata alla forma.

Protagonista della narrazione e' Marta, che sembra vivere la sua vita, in un movimento continuo che porta alla mente un’estenuante fuga dal sapore piu' esistenziale che fisico.

Marta corre, e cio' a cui i vari accostamenti coloristici ci rimandano, sono le note struggenti e malinconiche di un profondo blues, che la accompagnano attraverso luoghi grigi, cementi omologati e perfetti, ambientazioni simili a cioccolatini in carta stagnola pronti da essere sfasciati, che tradiscono un certo decadentismo.

A volte la sua corsa si arresta per un attimo, e l’esile figura dagli abiti “alla moda", si pone in allerta. Marta e' una donna ipotetica, ma di fatto piu' reale della carne stessa, perche' plurale e omnilabirintica come l’Anna Livia Plurabelle di Joyce, conscia della mutazione sociale che si sta manifestando nell’ormai avvenuta sintesi fra simultaneita' e virtualita', evoluta fino a stravolgere la percezione del se'.

Marta ci accompagna in una narrazione filmica, ricordandoci i personaggi di un videogioco che affronta differenti livelli, attraversandone scenografie e pericoli. Ella e' una presenza contemporanea che rappresenta “ogni donna", fuggendo da mille dove che non riesce a riconoscere come luoghi d’affezione e non accetta imposizioni parossistiche; allo stesso tempo dichiara attraverso l’estetica dei suoi abiti, di non rifiutare aprioristicamente le sovrastrutture, affermando la propria appartenenza ad un modello di intelligenza, aggiornato ed indipendente, piu' che ad un femminismo sorpassato.

La capigliatura, volutamente rossa, come le fiamme liberatorie che inceneriscono la mitica Fenice, rappresentano una sorta di spesso sipario, una trincea, un diaframma che, celando il viso -luogo dove abitano gli occhi- protegge l’identita' e agevola il transfert fra chi osserva e chi viene osservato.

Essa rappresenta la condizione del vivere in un modo virtuale ed irrespirabile, dove e' chiara la necessita' di fuggire; un mondo che spesso la imprigiona in scatole virtuali ed asfittiche come ascensori bloccati. I punti luminosi sono branditi come un’arma, che rappresenta metaforicamente un concetto antico, usato fin dai tempi di Davide e Golia: l’intelligenza rabbiosa che si scatena per sopravvivenza e si manifesta iconograficamente attraverso l’immagine di una fonte di luce.

Le scenografie post moderne delle visioni della Raffaelli, provengono dalla percezione della citta', luoghi che con grande efficacia semantica sono descrivibili con la loro negazione: luoghi non-relazionali, non-simbolici, non-temporali, indotti dalla necessita' inconscia della contemporaneita'.

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