Due retrospettive. Il lavoro di Marisa Merz sin dagli anni '60 introduce nel linguaggio della scultura contemporanea tecniche tradizionalmente considerate artigianali o appartenenti all'ambito femminile, ad esempio il lavoro a maglia, sovvertendone la destinazione e attribuendo alle procedure e ai materiali piena dignita'. Whiteread utilizza per le sue sculture calchi di oggetti quotidiani; lo spazio sotto le sedie o all'interno di armadi e di case viene invertito cosicche' il vuoto diventa solido, il negativo si trasforma in positivo. L'oggetto di partenza lascia le tracce della sua presenza nel calco che lo circonda.
Doppia personale
Intimo e visionario, il lavoro di Marisa Merz sin dagli anni sessanta introduce nel linguaggio della scultura contemporanea tecniche tradizionalmente considerate artigianali o appartenenti all’ambito femminile, ad esempio il lavoro a maglia, sovvertendone la destinazione e attribuendo alle procedure e ai materiali di volta in volta adottati piena dignita'. Le sue opere sono scandite dalla presenza di diverse temporalita': quella obbiettiva, legata al flusso degli eventi, e quella del ricordo. La memoria e' volontaria quando include tasselli dell’esistenza privata dell’artista [molto spesso compare nei titoli il nome della figlia] e involontaria quando presenta degli archetipi legati al mondo femminile. Il gesto del tessere e' un atto da sempre associato alla pazienza della donna, chiusa nello spazio privato della sua casa. L’artista sente di dover cambiare questa visione, di operare un’apertura: gli oggetti, le sensazioni, l’atmosfera legata alla familiarita' della sua abitazione possono confluire nell’arte, divenendo patrimonio collettivo. Cogliere questo movimento continuo dalla dimensione personale a quella pubblica secondo un’oscillazione di forme ed opere che trovano di volta in volta una loro specifica e sempre diversa dimensione espositiva costituisce una delle chiavi di lettura principali del lavoro della Merz e risulta fondamentale per comprendere alcune sue scelte, come il rifiuto di realizzare mostre personali che risale all’inizio degli anni ’80. Per molto tempo infatti l’artisa ha accettato di partecipare soltanto ad occasioni espositive a dialogo con altri artisti, sempre con grande difficolta’ e costante riluttanza, per non sottoporre il proprio lavoro ad una installazione individuale, che potesse rappresentare con “una definizione e un’affermazione conclusiva". Tuttavia non le sono mancati ampi riconoscimenti e non v’e' dubbio che la sua figura d’artista sia assolutamente acquisita a livello internazionale. Tra le tappe fondamentali del suo percorso la partecipazione a Documenta 9 nel 1992, una importante mostra personale al Centro Pompidou nel 1994 e, invitata alla Biennale di Venezia del 2001, il Premio Speciale dalla Giuria.
La mostra napoletana alla cui installazione partecipera' direttamente l’artista e' stata concepita come una tappa ulteriore di questo processo di infinita definizione di un’opera ormai quarantennale che qui viene ripercorsa e indagata attraverso un corpus di opere particolarmente denso e significativo.
Rachel Whiteread (Londra 1963) e' una delle artiste piu' importanti della sua generazione. Sin dal 1988, dopo essersi laureata alla Slade School of Fine Art, Whiteread ha utilizzato per le sue sculture calchi di oggetti quotidiani: lo spazio sotto le sedie e i letti e all'interno di armadi, vasche da bagno e interni di case viene invertito cosicche' il vuoto diventa solido, il negativo si trasforma in positivo. L'oggetto da cui si e' partiti sembra essere stato assorbito dallo spazio, lasciando le tracce della sua presenza nel calco del vuoto che lo circondava. Attraverso la descrizione dell'assenza, l'artista riesce comunque a far emergere associazioni sensoriali grazie anche all'uso di materiali quali poliuretano, resine, gesso e gomma che acuiscono la percezione di qualcosa che non esiste piu', ma che una volta era indissolubilmente legato alla vita umana. Molti dei lavori di Rachel Whiteread presentano questo aspetto: da un lato sono nostalgici e confortevoli, dall'altro si rivelano sinistri e alieni. Il suo interesse si sposta progressivamente verso l'architettura intesa come spazio della collettivita' e della storia. Nel 1992 realizza la prima serigrafia Mausoleum Under Construction (Mausoleo in costruzione), basata su un'immagine di loculi cimiteriali, la cui struttura a griglia evoca le geometrie minimal.
L'anno successivo realizza per l'associazione londinese Artangel la sua prima commissione pubblica: House (Casa, 1993), monumentale calco di cemento di una casa vittoriana distrutta, realizzato in situ e a sua volta votato alla distruzione, stigmatizzando la speculazione edilizia in atto nel quartiere. Un tema su cui l'artista ritorna anche nel portfolio Demolished (Demoliti, 1996), che documenta tre fasi di "sparizione" di altrettanti condomini popolari. Su invito del Public Art Found, nel 1998 realizza Water Tower (Serbatoio dell'acqua), "doppio" in resina traslucida di un serbatoio, installato sui tetti di New York. Nel 2000 costruisce, dopo cinque anni di controversie, l'Holocaust Memorial (Memoriale all'Olocausto) nella Judenplatz di Vienna, una "biblioteca" inaccessibile costruita con calchi di libri rivolti verso l'interno. Nel 1993 ha ricevuto il prestigioso Turner Prize. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi importanti commissioni , tra cui ricordiamo per lo spazio pubblico, il Plinth nella centralissima Trafalgar Square a Londra nel 2001, e l’Uniliver Project alla Tate Modern sempre a Londra nel 2005. L’opera della Tate Modern e' un lavoro monumentale, dove si evidenzia il suo tentativo di rappresentare ambienti intimi e domestici a una scala inaspettata con migliaia di cubi bianchi accatastati l'uno sopra l'altro, ora ordinatamente ora alla rinfusa, a formare tante candide montagne di altezze diverse in mezzo alle quali lo spettatore si muove liberamente, con l'illusione di essere in un paese fantastico costituito da scatoloni di cartone. Nel 1997 ha inoltre rappresentato la Gran Bretagna alla XLVII Biennale di Venezia. Importanti mostre personali le sono state dedicate dai maggiori musei internazionali tra cui il Reina Sofia di Madrid, i musei d’arte moderna di Sao Paulo e di Rio de Janeiro, il Guggenheim Museum di New York, il Deutsche Guggenheim di Berlino, la Kunsthalle di Basilea. La retrospettiva in programmazione al MADRE di Napoli sara' la prima mostra museale della Whiteread in Italia. Per l’occasione l’artista creera' anche una grande installazione pensata appositamente per gli spazi dell’istituzione partenopea, utilizzando decine di case di bambola di varie epoche fino a formare un villaggio immaginario, reminiscente le ricostruzioni storiche negli allestimenti museali dei siti archeologici, analizzando e decostruendo la nostra percezione critica dei contesti abitativi.
Conferenza stampa sabato 3 febbraio alle ore 12.30
interverranno:
Antonio Bassolino, Presidente della Regione Campania
Eduardo Cicelyn, Direttore del Museo MADRE
Mario Codognato, Capocuratore del Museo MADRE
Presenti le artiste.
Inaugurazione: 3 febbraio 2007
MADRE
Via Luigi Settembrini 79 - Napoli
Orario: dal lunedi' al giovedi' e domenica ore 10 - 21 / venerdi' e sabato ore 10 - 24 / chiuso il martedi'
Ingresso: intero 7 euro, ridotto 3,50 euro