Reggio Emilia negli ultimi due secoli e' stata una citta' molto feconda nel dare i natali a pittori (oltre che a musicisti). La mostra vuole essere un'utile panoramica di alcuni artisti che hanno lasciato un'impronta particolare nell'Ottocento.
Pittori Reggiani dell’Ottocento
Per non creare confusione di termini, dobbiamo distinguere due concetti che sembrano equivalenti, ma che, in realtà, hanno significati diversi. Nell’uso comune, si intende per “Pittura dell’Ottocento Reggiano”, quel periodo che parte dal Neoclassicismo di Prospero Minghetti e arriva fino al Simbolismo di Cirillo Manicardi e Lazzaro Pasini ; mentre per “Pittori Reggiani dell’Ottocento”, intendiamo generalmente tutti quegli artisti di casa nostra che hanno operato o, semplicemente, sono nati nel XIX secolo, ma buona parte della loro produzione artistica si è sviluppata e concretizzata nella prima metà del XX secolo.
Reggio E., come tutte le piccole città, all’inizio dell’800 era decisamente in ritardo rispetto ai grandi centri italiani ed europei, per ciò che riguardava l’evoluzione delle arti figurative. A Prospero Minghetti (1786-1853), di ritorno dai suoi viaggi compiuti tra il 1807 e il 1818, che lo portarono dapprima a Bologna, poi a Firenze e Roma, per relativi soggiorni di studio, dobbiamo la prima rivoluzione stilistica, che, staccandosi dalla pittura scenografica tradizionale del ‘700, introdusse a Reggio gli stilemi e le idee del Neoclassicismo internazionale. Alla scuola del Minghetti si formarono quegli artisti che rappresentano l’ossatura portante dell’800 reggiano. Cosmo Cosmi (1802-1867), Luigi Casali Bassi (1805-1887), Carlo Zatti (1809-1899), Giovanni Fontanesi (1813-1875), Alfonso Chierici (1816-1873), Antonio Fontanesi (1818-1882) Domenico Pellizzi (1818-1874), Paolo Ferretti (1822-1904), Gaetano Chierici (1838-1920) e tanti altri. Poi, in seguito, risentirono dei suoi insegnamenti altri ottimi pittori, allievi degli allievi, quali Alessandro Prampolini(1823-1865), Alfonso Beccaluva (1839-1871) e Davide Camurani(1848-1882).
Alcuni di questi artisti, approfittando di borse di studio e pensioni elargite dalla comunità reggiana e da istituzioni benefiche quali il Legato Sanguinetti e l’Istituto Ferrari-Bonini, poterono soggiornare in città d’arte, in particolare Firenze e Roma, dalle quali riportarono a Reggio nuovi indirizzi artistici e acquisizioni didattiche. Infatti quei pittori che fanno riferimento ai dettami del neoclassicismo, risentendo di una identica formazione, a volte sono difficilmente distinguibili tra loro, in particolare nella pittura di paesaggio, mentre chi, come Antonio Fontanesi, ha potuto vivere altre realtà artistiche in Svizzera e Francia, ha segnato una svolta in chiave romantica, nella sua pittura, che pure conserva ancora tracce del retaggio scenografico reggiano. Pittore di caratura internazionale, purtroppo ha vissuto sempre lontano dalla città natale, così Reggio a differenza di Torino, non ha potuto usufruire dei suoi preziosi insegnamenti e, solo alcuni decenni più tardi uno stuolo di imitatori reggiani ha reso omaggio al grande maestro.
L’altro talento pittorico reggiano, conosciuto internazionalmente, è Gaetano Chierici, che completò la sua formazione a Firenze, famoso nel mondo grazie ai preziosi quadri del suo terzo periodo, quello del realismo ironico e bonario, nelle cui scenette di vita domestica traspare la ricerca della felicità tra le cose semplici del quotidiano. Tra gli innumerevoli allievi di Gaetano Chierici, ci limitiamo a ricordarne alcuni, come Guido Montanari (1862-1915) che si fece un nome lontano da Reggio e morì ad Alessandria, e i due più noti interpreti del simbolismo reggiano : Lazzaro Pasini (1861-1949) e Cirillo Manicardi (1856-1925) . Il primo, attratto dalla pittura di macchiaioli, divisionisti e impressionisti, seguì strade che lo portarono prima a Firenze poi a Milano, dove si stabilì definitivamente, mentre Manicardi fu successore del maestro, nella “Scuola di Disegno per Operai”, ed ebbe per allievi quei pittori come Augusto Mussini (1870-1918), Romeo Costetti (1871-1957), Giovanni Costetti (1874-1949) , e Ottorno Davoli (1888-1945), che con la loro arte hanno contrassegnato il passaggio tra la pittura dell’800 e quella del’900.
A Cirillo Manicardi dobbiamo riconoscere il coraggio di avere rotto con la tradizione reggiana del XIX secolo, interpretando in chiave “art nouveau” i notevoli affreschi della Cassa di Risparmio, cosa per la quale fu ferocemente contestato da molti contemporanei.
Altro allievo di Gaetano Chierici, dalla forte personalità, fu Giuseppe Tirelli (1859-1931), che, come il suo fraterno amico Manicardi, completò la formazione artistica a Firenze, conobbe e amò l’impressionismo prima di dedicarsi completamente alla pratica divisionista, nel raffigurare soprattutto la campagna reggiana, suo soggetto preferito. Suoi allievi furono gli ospiti psicolabili della Colonia Marro, sicchè la sua scuola non può contare su seguaci conosciuti. Ottorino Davoli, maturando uno stile che risentiva degli insegnamenti del milanese Cesare Tallone, all’Accademia di Brera a Milano, della scuola di nudo all’Istituto di BB.AA. di Roma e di un anno trascorso all’accademia di BB.AA. di Firenze, tornò a Reggio E., dove fu successore di Cirillo Manicardi alla Scuola d’Arte G. Chierici. I suoi numerosi allievi diedero vita ad un filone pittorico caratteristico e facilmente riconoscibile, specie nel paesaggio, quello dei cosiddetti “davoliani” e “post-davoliani”, caratterizzante una buona parte della produzione pittorica del ‘900 reggiano.
Tra i nati nell’ultima decade dell’800, una menzione la meritano in particolare, quattro artisti. Il brescellese Carlo Bisi (1890-1982) si è fatto un nome a Milano come valente giornalista, oltre che come pittore e caricaturista, predecessore dei moderni creatori di fumetti, creò la figura di Sor Pampurio. Carlo Destri (1895-1977) fu maestro alla scuola d’Arte e sviluppò uno stile materico dai forti contrasti, che tramandò ad un piccolo ma valido gruppo di allievi.
Ferruccio Orlandini (1896-1983) anch’egli insegnante alla Scuola d’Arte, dopo il breve periodo durante il quale interpretò la scuola del simbolismo manicardiano, divenne il migliore esponente reggiano della pittura di ”Novecento Italiano” e nella scultura fu seguace prima di Adolfo Wildt poi di Arturo Martini. Numerosi gli allievi che faranno tesoro dei suoi insegnamenti. Il bagnolese Walter Bedini (1898-1975), va ricordato perché, per oltre dieci anni, portò il suo verbo artistico in terra d’Africa, in Libia, ai figli dei coloni italiani. Pieni di luce e colore i paesaggi di quel periodo.
Un discorso a parte meritano i due rubieresi, Umberto Tirelli (1872-1954) ed Enrico Prampolini (1894-1956) (che figurano nati a Modena solo perché le loro madri preferirono metterli al mondo all’ospedale della città ducale, più vicino e più sicuro di quello di Reggio), il primo dei quali assunse fama nazionale come caricaturista e scenografo, mentre il secondo fu il maggiore interprete italiano del secondo e terzo Futurismo.
Reggio Emilia, negli ultimi due secoli è stata una città molto feconda nel dare i natali a pittori (oltre che a musicisti), sicchè è normale che in una esposizione come questa, necessariamente breve, non possiamo pretendere di trattare in modo esauriente un capitolo di storia dell’arte che riguarda tutto l’800 reggiano e la prima metà del ‘900. E’ comunque nostra speranza di essere riusciti a stilare un’ utile panoramica di alcuni artisti che hanno lasciato un’impronta particolare in quel periodo storico, o meglio ancora, che siano stati dei capiscuola di riferimento.
Inaugurazione: Sabato 17 Febbraio 2007 ore 17,30
Galleria Primo Stato
via dei Due Gobbi, 5 - Reggio Emilia