Diverse sedi
Prato

Capodanno cinese
dal 17/2/2007 al 16/3/2007
0574 604939 FAX 0574 444508

Segnalato da

Dryphoto arte contemporanea




 
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17/2/2007

Capodanno cinese

Diverse sedi, Prato

Una serie di interventi in citta' per tutto il primo mese lunare dell'anno del calendario cinese. E' stata disegnata e verra' distribuita una mappa del percorso che il Drago faceva durante i festeggiamenti del capodanno unendo Via Pistoiese con Piazza del Comune. Sono visibili fotografie e video che documentano le attivita' di cittadini di origine cinese, saranno realizzate interveste e performance in collaborazione con associazioni culturali cinesi. A Cura di Senza Dimora Fissa.


comunicato stampa

A Cura di Senza Dimora Fissa

Senza Dimora Fissa è un laboratorio permanente sul rapporto tra pratiche artistiche e contesto urbano, un punto di partenza per disegnare una mappa della città dei molti. Il gruppo si forma tra il 2005 e il 2006 come progetto dell'artista Andrea Abati e della galleria Dryphoto arte contemporanea (www.dryphoto.it). Senza Dimora Fissa fa propria la pratica artistica come modalità che contribuisce alla definizione e formazione di una società in transizione: oggi è sempre più indefinibile chi siano i veri abitanti, i nativi (o forse prossimi migranti) o gli immigrati di ieri (forse nativi di domani). Senza Dimora Fissa interviene nel contesto urbano con pratiche di ascolto, relazionali, conviviali, compie operazioni di osservazione e interpretazione interagendo con l'ambiente investigato e con i suoi abitanti.

Il progetto capodannocinese@gmail.com prende lo spunto da un fatto di cronaca. Qualche settimana fa l'amministrazione comunale di Prato non ha concesso il permesso per lo svolgimento di una manifestazione culturale consigliando ai suoi uffici di non rilasciare l'autorizzazione per la tradizionale sfilata nelle strade per i festeggiamenti del capodanno cinese, con la motivazione che "il clima" in città non lo permetteva. Dopo qualche giorno l'amministrazione ha fatto parziale marcia indietro concedendo lo spazio dell'anfiteatro del Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci per lo svolgimento della sfilata, e autorizzando la sfilata pomeridiana nella zona del macrolotto, continuando a negare il cuore della manifestazione che nella mattinata disegnava il percorso che conduce da via Pistoiese a piazza del comune, unendo i centri storici delle due comunità. Senza Dimora Fissa insieme ad una riflessione, la cui sintesi è riportata nel documento allegato, ha attivato una serie di azioni per far emergere il dissenso di quella parte di società civile che non si riconosce nella linea adottata dall'amministrazione della città e che invece quotidianamente porta avanti microstorie di interazione tra nuovi e vecchi cittadini, contribuendo all'affermarsi di un nuovo concetto di cittadinanza reale, basato sulla condivisione di uno spazio vissuto.

Per tutto il primo mese lunare dell'anno del calendario cinese la città sarà segnata da una serie di interventi.

E' stata disegnata una mappa del percorso che il Drago faceva durante i festeggiamenti del capodanno unendo Via Pistoiese, centro storico della comunità cinese, con Piazza del Comune. In alcuni negozi situati in questo percorso sarà messa in vendita una serie di cartoline raffiguranti momenti dei festeggiamenti dei passati capodanni. La mappa verrà distribuita con volantinaggio nel percorso suddetto per diversi giorni durante il mese lunare.

E' attivo l'indirizzo mail capodannocinese@gmail.com che raccoglie interventi di tutti i cittadini sulle iniziative in programma. Radio Gas, una radio locale, trasmetterà interveste dei vari componenti di Senza dimora Fissa sulle azioni che di volta in volta andranno a proporre. Sarà visibile il lavoro fotografico e video che documenta un gruppo di cittadini di origine cinese che ogni mattina si incontra in un giardino o sotto le logge di un palazzo, quando piove, a fare “ginnastica”. Saranno realizzate interveste e video in collaborazione con esponenti di associazioni culturali cinesi. Azioni performative si svolgeranno durante il mese sempre all'interno del percorso scelto.

SenzaDimoraFissa sono: Andrea Abati, Augusto Buzzegoli, Stella Carbone, Alessandro Colzi, Valentina Lapolla, Alex Lin, Luca Sguanci, Sara Wunderly
info senzadimorafissa@gmail.com

* Riflessioni sul capodanno cinese, Senza Dimora Fissa, febbraio 2007

La vicenda dei giorni scorsi a proposito dell'opportunità di consentire lo svolgimento del capodanno cinese in luoghi della nostra città è il punto di partenza di questa serie di riflessioni. La prima reazione che abbiamo avuto alla notizia è stata quella di opporci alla negazione di un diritto, il diritto di espressione di una comunità: diritto di una minoranza, già debole in quanto minoranza, ma ancora più debole in quanto vittima di razzismo, vulnerabile perché senza garanzie piene di cittadinanza. Riteniamo che questi siano concetti importantissimi, basilari per ogni tipo di democrazia e convivenza civile. La seconda reazione è stata quella di spaventarci per gli effetti della decisione e di quello che ne ha fatto seguito. Abbiamo visto salire la tensione in città, alimentando e dando giustificazione a istinti razzisti e improbabili patriottismi, a dichiarazioni di pugni di ferro in nome della pubblica sicurezza. In tutto questo però abbiamo visto molte altre cose.

"Vedere" è forse il verbo chiave dell'intera vicenda. Vedere, manifestarsi, esporsi: è stato negato il gesto più bello, quello del manifestarsi pubblicamente, del partecipare alla vita esterna, collettiva, il mostrarsi, il rendersi visibili, esposti (e vulnerabili). Proprio coloro a cui viene rimproverato di nascondersi, di non farsi vedere, di non farsi conoscere, di stare in una comunità "chiusa", scelgono invece di fruire l'esterno, il luogo condiviso, scelgono di manifestarsi, in modo fisico con la presenza di volti e corpi. Improvvisamente. Non ce lo aspettavamo. Ci siamo spaventati. Per il capodanno cinese, che è una festa di apertura, dell'entrare e uscire dagli spazi pubblici a quelli privati, interni della famiglia e della comunità, e si è proposto (già come ripiego) di mettere in un luogo chiuso e istituzionale, l'anfiteatro del Museo Pecci. Un luogo inaccessibile alla vista, chiuso, che è una fortezza racchiusa tra la questura, il tribunale, la caserma della guardia di finanza e quella dei carabinieri. E poi la scelta di un luogo che però è anche un museo: scherzo del destino per cui il luogo che dovrebbe aprire lo sguardo, diventa muro di chiusura verso la città, diventa strumento di cecità. Noi riteniamo che se uno scopo ha l'arte contemporanea oggi è proprio quello di aprire e aprirsi alla città, vivere nel territorio e tra le persone: in modo paradossale il museo di arte contemporanea si presta invece a questo movimento di esclusione.

Ed è un'esclusione grave non tanto perché nasconde un popolo ma perché oscura i singoli individui, e cerca di tagliare, almeno sul piano della rappresentazione, quei legami che nella realtà le persone hanno con il tessuto della città. C'è un gioco di specchi negato, una censura, un oscuramento del processo di scambio che passa attraverso il gioco incrociato degli sguardi, delle "identificazioni multiple". E viene negato allo stesso tempo lo statuto relazionale dell'identità, lasciando spazio solo al lato vecchio e malato della questione, quello che serve a ribadire un'appartenenza, la logica del noi/loro e aumentare il tono dello scontro. Perché alla domanda costitutiva di riconoscimento di se stessi si risponde indirizzandola a un concetto astratto, generico e generalista, invece che alla persona che ci sta di fronte. Se è vero che lo straniero interroga il sistema con la sua presenza, in questo caso ci indica che abbiamo un problema di relazione; l'altro, il diverso (e si può essere diversi per un milione di motivi) ci mette in crisi, ci destabilizza profondamente.

E allora che fare? Non ci resta che arrenderci, arrenderci alla crisi, alla messa in discussione di noi stessi, che detto in positivo significa aprirsi, rendersi disponibili, riconoscere la nostra persona come intessuta con altre vite, accettare la destabilizzazione perché altrimenti ci perdiamo l'unica bellezza del nostro tempo. Niente è necessario adesso quanto riconoscersi vulnerabili e esposti all'altro; costruire gli strumenti culturali che ci permettano di avere il coraggio di essere individui, autonomi e pensanti, ognuno con la propria storia, ma anche persone che vivono qui e ora. E da qui partire per costruire un nuovo concetto di comunità, quella che nasce dalla condivisione del vissuto; una comunità che è fatta di individui che vivono la stessa condizione, lo stesso luogo, lo stesso tempo. E che accettano l'esposizione, l'esser visto e il vedere.

Una descrizione del progetto macrolotto_zero, primo intervento nella zona intorno allo studio di Andrea Abati, è disponibile all'indirizzo web http://www.dryphoto.it/macrolotto_zero e un video riassuntivo dell'operazione all'url http://www.youtube.com/watch?v=QPsqYgG-kAg

Immagine: macrolotto zero, Prato 2006. Happiness di Valentina Lapolla

Via Pistoiese, via San Vincenzo, Via Guasti, Piazza del Comune
Info: Andrea Abati 3473624286

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