L'artista dipinge penetrando vari aspetti della realta'. Modzelewski sceglie soggetti anonimi, scene quotidiane, paesaggi comuni, costruendo micromondi dai quali scaturisce una riflessione intorno alla condizione umana.
L’attesa come un modo di trascorrere il tempo
L’attesa come un modo di trascorrere il tempo è il titolo della mostra di Jaroslaw Modzelewski, artista che dipinge penetrando vari aspetti della realtà che lo
circonda: dai meccanismi sociali, attraverso la vita di tutti i giorni, fino alla
pura metafisica. Modzelewski sceglie soggetti anonimi, scene quotidiane, paesaggi
comuni costruendo micromondi dai quali scaturisce, ogni volta, una riflessione
generale intorno alla condizione umana. Si ferma sugli aspetti banali che
normalmente non vengono sottoposti all’analisi profonda e attribuisce loro
importanza in sé. I protagonisti delle grandi tele di Modzelewski e i suoi paesaggi
ci appaiono, dunque, come in attesa di qualcuno o qualcosa, senza che nulla venga
ulteriormente precisato. L’attesa stessa, la mancanza di una presenza e la tensione
che ciò sottende, costituiscono la sostanza che interessa l’artista, forse di più di
un esito narrativo che resta soltanto evocato.
Jaroslaw Modzelewski si è laureato in pittura all’Accademia di Belle Arti di
Varsavia nel 1980. All’inizio si interessava della simbologia del segno ed emblemi.
Col tempo, l’artista ha intrapreso la tematica della manipolazione dell’individuo
indicando le assurdità della realtà socio-politica del suo tempo. Insieme con
qualche amico pittore ha fondato il gruppo, famosissimo in Polonia, chiamato
semplicemente GRUPPA. I loro quadri commentavano in modo ironico la Polonia degli
anni ‘80, divisa tra fedeltà al regime e opposizione, tra gli artisti che esponevano
nelle gallerie pubbliche e quelli che le boicottavano. Essi si esprimevano soltanto
in case private e chiese, che in quei tempi svolgevano un ruolo fondamentale
nell’opposizione al sistema. Jaroslaw Modzelewski e gli artisti del Gruppa
sfuggivano invece a entrambe le classificazioni: i loro commenti ironici non erano
ben visti né dall’ambiente della chiesa né dagli adepti culturali dello stato.
Già negli anni Ottanta, Modzelewski elabora il suo stile particolare nel quale,
oltre ai problemi sociali o politici, è l’uomo stesso a contare, anche nei suoi
momenti quotidiani. Poi, a partire dagli anni ’90, crea i suoi quadri optando per la
massima semplificazione: su sfondi neutri presenta soggetti isolati, scene di
comunicazione interpersonale e semplici paesaggi. E’ a questo punto che la
metafisica comincia ad irrompere nei quadri di Modzelewski (prima con gli oli e poi,
dalla seconda metà degli anni ‘90, tempere). L’atmosfera resa densa dall’uso di
mezzi poveri provoca l’impressione della mancanza di qualcosa o di qualcuno: sono
questa atmosfera e questo sentimento ad accompagnare, anche adesso, la percezione
delle sue opere.
Alla mostra romana verranno presentate opere recenti dalla collezione della galleria
Zderzak di Cracovia e due quadri che risalgono all’inizio degli anni 90 (Prete di
pomeriggio,1990 e Tristezza della fabbrica di cemento, 1992) esposti nella mostra
del 1992 alla galleria Spicchi dell’Est di Roma che ha dedicato a Modzelewski una
seconda mostra nel 2000.
Mostra accompagnata dal catalogo con testi di Ania Jagiello, Jaroslaw Mikolajewski e
Anda Rottenberg
Inaugurazione: martedì, 27 febbraio 2007 (18.30: Café Europe Centro di Arte Contemporanea - 19.30: Istituto Polacco di Roma)
Istituto Polacco di Roma
via V. Colonna 1 – Roma