Nei 3 video proposti in "White out - without you" si assiste a corpi privati di porzioni vitali che seguono regole estranee alla volonta' individuale per seguire orizzonti senza meta. L'uomo perde la forza, la possibilita' di agire a e opporsi.
Rosso, verde, blu
Vivace, vorace, violento, veloce, vorticoso, vertiginoso a diventare bianco. E bianco sia.
Un denso bianco lattigginoso che insinua la sua presenza tra le pieghe della vita, le fessure dell’anima.
Il bianco contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico, la sintesi dell'arcobaleno.
Se nella tradizione orientale il bianco è il colore del lutto, della morte e dei fantasmi, in occidente il bianco e' l'emblema della purezza salvifica e del matrimonio. Per Barbara Sales il bianco esprime un valore metaforico che si eleva dal simbolismo comune. Il bianco racchiude tutto il visibile. Avvolge, custodisce, rapisce al limite di imprigionare, accecare, mutilare restituendo così la tangibilità dell'invisibile incapacità di reazione.
Il bianco e' fuori, il bianco e' dentro. Il bianco e' la via di transizione verso l'annullamento dell'individuo che si fonde verso il confine della perdita di porzioni di sè, per ritrovarsi inspiegabilmente riflesso in frammenti indipendenti di una visione d'insieme.
Con i 3 video proposti in “WHITE OUT - without you” si assiste a corpi privati di porzioni vitali che seguono regole estranee alla volontà dell'individuo per seguire orizzonti senza meta. L’uomo perde la forza, la capacità, la possibilità di agire a questa forza opposta che trascina, travolge, assorbe verso una deriva ignota.
Dal pregnante bianco parte la visione di Barbara Sales dell'individuo nell'universo. Un luogo qualunque che rappresenta l'oggi pregno di costrizioni, restringimenti, limiti che sono scatole, reali o immaginarie, a rappresentare l'incapacità di governare il corpo e in sè le nostre azioni rispetto alla subdola forza di un bianco che risucchia.
Nel primo lavoro della trilogia una donna in scatola, privata della sua identità, della sua forza e della sua femminilità investe ogni energia per riappropriarsi del suo tempo, del suo spazio. Con il consueto tono scanzonato della Sales, che non pretende mai di prendersi troppo sul serio, propone, nel secondo lavoro, un susseguirsi di sè che si sovrappongono in una scatola disegnata come elementi di un cartoon dove le pareti assorbono porzioni di corpi, senza soluzione di continuità.
L’ultimo lavoro segue l’impianto dei precedenti sollevando un’argomentazione aggiuntiva: la dicotomia tra realtà e immaginazione.
Il suono sordo della caduta di un vaso a terra, i cui cocci visibili ai piedi dell’installazione lasciano intuire l’inevitabile. Il video, che completa l’opera, presenta la lentissima, quasi impercettibile, progressione di mani che si allontanano da un vaso che non cadrà mai.
La vita si presenta così com’è, sta a noi guardarla in faccia e non abbandonarla al fascino dell’irreale che talora sono comodi percorsi disegnati dalle altrui convinzioni.
Un monito a uscire dalla scatola per riprendere possesso del nostro corpo, per riscoprire il valore della respiro: inspirare, espirare.
Cristina Proci
Mache'
via Della Consolata, 9/g Torino
orario: lunedì-sabato 18-02