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Contiene parti ingeribili
dal 13/4/2007 al 5/5/2007

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13/4/2007

Contiene parti ingeribili

Spazio Dinamico P.M.E, San Giuliano Terme (PI)

Massimiliano Pelletti e Guido Bartoli hanno fatto creato un mondo a meta' strada tra illustrazione e critica, col fine di una comunicazione dai connotati semplificati e per questo veicolo di informazioni nel loro stato meno sofisticato e corrotto.


comunicato stampa

Massimiliano Pelletti e Guido Bartoli

"Il giocattolo è la prima iniziazione all’arte" La morale del giocattolo, Charles Baudelaire

Il mondo di plastica per Massimiliano Pelletti e Guido Bartoli è un terreno comune sul quale scendere per rivendicare delle personali, cordiali e ciniche visioni.

Pelletti è assorbito nel suo compito: la sua modalità assomiglia a quella del bambino deciso nello smontare il suo giocattolo per capire da quale parte stia l’anima con la quale dialoga, quale sia il mistero dietro al suo funzionamento, baudelerianamente parlando. Ma tra i rottami l’unica cosa che si trova credibile fare è ricomporre tutto sovvertendo i principi, cambiando il referente e rendendo i giocattoli possibili oggetti di riflessione.

Le famose parti ingeribili sono quindi tanto piccole quanto sottili e subdole. Restituiscono gabbie entro cui pensare, desideri entro cui proiettarsi nell’immediato futuro, e nella peggiore delle ipotesi, ansie di cui è difficile essere consci. Massimiliano porta con sé un bagaglio collettivo, ne prende le distanze e ne rielabora le forme per infrangere quell’imprinting adulto su cui è costruito. Le piccole cosmogonie di playmobil si adattano a vestire diversi ruoli, diversi scenari e si vedono partecipi di kitsch ex-voto, in cui il concetto di beatitudine, è più vicino all'ebete espressione di felicità standardizzata dei piccoli omini in plastica che ad una salvifica attestazione di fede. L’avvertenza del titolo si profila chiara nel suo perentorio avviso sulla poca digeribilità dei contenuti. Di cose non digerite ce ne sono molte, ed immaginare dei mondi plasticamente plasmabili solleva dalla responsabilità di prendere atto fino in fondo del disturbo accusato, o più ottimisticamente, è concretamente meno inutile. Bartoli, banale dirlo, è graficamente incisivo nell’isolare icone sarcastiche del quotidiano, riflessi tanto ironici quanto apparentemente istantanei nel flusso creativo d’artista. Quello definibile così nelle bulimiche produzioni che quando escono dalle dimensioni della rapidità si devono costantemente reinventare. Sono le risultanti di mondi probabilmente indigesti ma visivamente espressi nel massimo della loro potenziale assimilabilità. Si articolano in progressive conquiste di spazio fisico e mentale. Sono forse definibili come panorami in divenire, estrapolati da un contesto urbano dove troverebbero probabilmente un maggior valore.

Bartoli e Pelletti hanno fatto del loro percorso, un mondo a metà strada tra illustrazione e critica, col fine di una comunicazione dai connotati semplificati e per questo veicolo di informazioni nel loro stato meno sofisticato e corrotto. È rinnovato l’invito a prestare attenzione alle piccole parti ingeribili se si vuole evitare di trovarsi in sintonia con un qualsivoglia mondo di plastica. Matteo Lucchetti.

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