Questa mostra costituisce una summa degli interessi e dei campi d'indagine di un artista versatile e fecondo che, partendo dalla pittura (sua prima e mai rinnegata disciplina), ha spaziato lungo un ampio orizzonte di attivita', dalla grafica alla poesia visiva, alla video art, alla mail art, all'installazione, alla performance.
Questa mostra costituisce una summa degli interessi e dei campi d'indagine
di un artista versatile e fecondo che, partendo dalla pittura (sua prima e
mai rinnegata disciplina), ha spaziato lungo un ampio orizzonte di attività ,
dalla grafica alla poesia visiva, alla video art, alla mail art,
all'installazione, alla performance. Si tratta, dunque, di un'occasione
preziosa, per il lettore, di ripercorrere sinteticamente (sia pur secondo
una peculiare prospettiva) molte delle proposte in cui si articola l'arte
contemporanea più avanzata.
In questa mostra/proposta
sono esposti lavori che abbracciano quasi interamente i punti più significativi del mio percorso artistico nell'area della ricerca e della sperimentazione, partendo dalla mia disciplina primaria: la pittura.
Lavori pittorici, grafica, xerox art, visual poetry, book art, audio art, mail art, installazioni e performances.
Con entusiasmo ed impegno ho cercato di indagare nei territori della intermedialità , tra gli scenari suggestivi dell'arte senza confini, con la presenza in manifestazioni nazionali e internazionali: Giappone, Canada, Messico, Brasile, Ungheria, Polonia, Yugoslavia ed Europa occidentale.
L'uomo è sempre al centro della mia ricerca, con riflessioni problematiche esistenziali, spaziando nella poetica del quotidiano e della natura, in tentativi di ritrovare il proprio passato e il proprio futuro, o semplicemente l'emozione di un attimo, senza dimenticare il ruolo dell'artista, del poeta, e la possibilità di comunicare le ansie e le speranze, condensando l'arte con la vita e la vita con l'arte.
(Emilio Morandi)
Le radici e i mutamenti
In Morandi gioca la forza delle radici non rescisse. Egli parte da un'esperienza pittorica che non è dimenticata, è "ancora sottilmente attiva nei lavori attuali" (M. Cavallina), e su di essa imposta il suo tema di base, cioè il rapporto tra l'artista e il mondo. Da una parte l'uomo come soggetto, con i suoi impulsi, le sue angosce, la forza del suo pensiero; dall' altra parte il mondo inteso come il mcluhaniano "villaggio globale", che è il fine dell'operatore artistico. Dunque, un umanesimo integrale, non cristallizzato in modi storicamente costituiti, ma colto nel suo svolgersi e dilatato al di là dei suoi confini nosologici.
Nel cogliere questo rapporto, l'artista individua atti specifici, metodologie significative, aspetti rituali che, pur astraendo da intendimenti cultuali, non smarriscono una cert'aura di misticismo laico quale proviene dalla nostra stessa memoria di specie. Si può parlare di un transfert, di un trasferimento, dal piano specifico al globale, effettuato senza però perdere i termini tecnici della ricerca pittorica, che sono, secondo Morandi (1983), il segno, il gesto e la materia.
Il lavoro artistico non è più l'effetto dell'operazione, ma un evento in divenire, un atto còlto nel suo esprimersi, una dimostrazione, in tempo reale, dell'uso dei mezzi artistici: è l'operazione in sé che viene privilegiata, l'azione sul risultato, il fare sul fatto. Così l'artista diviene performer. Il suo ruolo resta nell'ambito prescelto, ma lo scopo non è più mostrare un'opera-simulacro (così egli la definisce), bensì cogliere il momento germinativo della pittura, senza dissimularne le componenti storiche, ideologiche e culturali, ma senza neppure lasciarsene dominare.
L'evento centrale della creazione artistica è un momento magico che rende conto non tanto di una specifica scelta professionale, quanto della stessa condizione esistenziale dell'uomo: e l'azione live, l'installazione, l'uso di media di elevata tecnologia sono elementi di un complesso mosaico che ha a pretesto l'artista (o il pittore) per rivolgersi all'uomo. O l'uomo per affrontarlo e riconoscerlo artista.
Tutti questi elementi sono ben presenti all'artista Morandi, anche in sede di precisazione di intenti: "Nella performance sono raccolte quelle esperienze che risolvono il problema dell'artisticità in termini di processo offerto per intero alla lettura nel suo farsi, sfo-ciando nella ritualità e nella spettacolarità . [...] Fino a qualche tempo fa il corpo [...] rappresentava il testo fondamentale; più re-centemente il mescolamento dei linguaggi [...] ha condotto i performers a scoprire la finzione, il teatro, […] impiegando non solo il comportamento ma una strumentazione varia e complessa che va dal suono al video, al computer" (1992), e, aggiungerei, a tutte le altre modalità comunicative capaci di espri-mere e trasmettere il messaggio di umanità e di esistenza che interessa all'autore.
In tale contesto si inserisce l'opera di Moran-di, tesa all'analisi dei cambiamenti necessari all'arte per ripristinare e potenziale gli scambi tra gli uomini e scardinare il muro della incomunicabilità . Il tutto accettando il rischio del lavoro in corso e l'ipotesi dell'insuccesso: l'arte, come dice Morandi "è un campo aperto".
(Bruno Sullo)
Antica Torre del Faro, fraz. di Vada
Rosignano Marittimo (Livorno)