Con Hains, tra i protagonisti del Nouveau Realisme, l'arte entra nella vita, nel quotidiano. La sua e' un'arte fatta di oggetti trovati per strada, di manifesti, di pezzi di legno, di metallo. In mostra una serie di decollages e lamiere.
Decollages e lamiere
L'arte ha una sua vita propria e una sua propria storia, così scriveva nei suoi
diari lo storico dell'arte Jakob Burckhard; con Raymond Hains invece l'arte entra
nella vita, nel quotidiano: la sua è un'arte fatta di oggetti trovati per strada,
di manifesti, di pezzi di legno, di lamiere. La vita è fatta del quotidiano, così
come l'arte di Hains è fatta di cose che vanno al di là del mondo dell'arte, lui è
un curioso, un esploratore che si interessa alla storia, alla religione, alla musica
e al teatro e al cinema. La sua avventura artistica comincia a Parigi. Siamo nel
1946, la guerra è finita da poco e il futuro poggia su delle rovine, non solo
fisiche - le macerie di case ancora distrutte dai bombardamenti - ma anche
psicologiche, quelle dell'incertezza di un mondo da ricostruire. Hains scopre il
fascino della strada quando inizia a strappare i primi manifesti: come molti della
sua generazione non sa molto dell'arte contemporanea, è all'oscuro del ready made di
Duchamp. Ma lui non si limita a strappare i manifesti, se ne appropria e li fa suoi.
Scrive nelle sue note che "l'artista è come un personaggio mitico che si appropria
del reale per farlo suo". Lui si sente un viaggiatore, un cittadino del mondo, ha
uno spirito avventuroso. Non a caso la sua unica scultura, eseguita quando era
ancora studente all'accademia di belle arti, è proprio una statuetta di Don
Chisciotte ed è questo spirito da Don Chisciotte che lo porta nel '60 a viaggiare,
ad emigrare verso sud, verso l'Italia di cui s'innamora. Venezia ma anche Milano,
Verona e Roma.
"La mia vita è fatta di colpi di fulmine" dice, "m'innamoro delle
cose, dei luoghi, degli animali, degli oggetti. A Roma mi sono innamorato anche di
un pino che si trovava a Villa Borghese, vicino alla statua di Goethe." L'Italia
ricambia il suo amore. Per un decennio sarà solo l'Italia a proporre le sue uniche
esposizioni personali. Pierre Restany dirà ad un'amica: che "è proprio nel periodo
italiano che vanno ricercate le sue opere migliori e che il soggiorno in Italia gli
ha conferito più forza e vigore". Il periodo italiano si apre nel '64, con
l'esposizione alla galleria del Leone: per la galleria veneziana concepisce Saffa e
Seita, i suoi primi fiammiferi giganti, fa correre la voce che i nomi siano quelli
di due artisti che espongono insieme, in realtà utilizza le iniziali dei monopoli
del tabacco italiani e fancesi per divertirsi. Ma da curioso qual è non si limita
solo ai fiammiferi, getta il suo sguardo anche sui manifesti italiani e se ne
impossessa, creando affiches più colorate, meno politicizzate, strappa anche i
manifesti della Biennale di venezia, quella del '64 e del '70. Nel '68, dopo due
anni di intenso lavoro con Cesare Misserotti, ecco l'esposizione alla galleria
l'Elefante di Venezia La Biennale éclatée in cui presenta su dei pannelli in
fibra di plastica le copertine deformate, con i vetri scanalati, dei cataloghi di
ogni padiglione nazionale della Biennale del '64. Nel 1971 lascia l'Italia per
ritornare in Francia ma continua i suoi viaggi e le sue esposizioni nel nostro
Paese. Espone altri affiches nel '73 alla galleria Eremitani di Padova ma non
dimentica i suoi fiammiferi che espone a Verona, a Milano e ancora a Padova.
Il
1976 è la data del suo secondo viaggio, della nuova avventura questa volta in
Francia. In occasione della chiusura del centro nazionale d'arte contemporanea e dal
suo trasferimento al centro Pompidou, viene organizzata la prima grande
retrospettiva dedicata a Raymond Hains. Anche questo evento si conclude con un
banchetto, proprio come quello che nel '70 aveva segnato a Milano la fine del
nouveau réalisme, banchetto concepito e servito da Spoerri ai numerosi invitati
accorsi a rendere omaggio all'artista. È l'inizio di una nuova resurrezione, questa
volta nel suo paese. Patrizia D'Agostino
Cidac Arte Contemporanea
via Ugo Foscolo 34/36 - Brescia