Cidac Arte Contemporanea
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Raymond Hains
dal 26/4/2007 al 26/5/2007

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Raymond Hains



 
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26/4/2007

Raymond Hains

Cidac Arte Contemporanea, Brescia

Con Hains, tra i protagonisti del Nouveau Realisme, l'arte entra nella vita, nel quotidiano. La sua e' un'arte fatta di oggetti trovati per strada, di manifesti, di pezzi di legno, di metallo. In mostra una serie di decollages e lamiere.


comunicato stampa

Decollages e lamiere

L'arte ha una sua vita propria e una sua propria storia, così scriveva nei suoi diari lo storico dell'arte Jakob Burckhard; con Raymond Hains invece l'arte entra nella vita, nel quotidiano: la sua è un'arte fatta di oggetti trovati per strada, di manifesti, di pezzi di legno, di lamiere. La vita è fatta del quotidiano, così come l'arte di Hains è fatta di cose che vanno al di là del mondo dell'arte, lui è un curioso, un esploratore che si interessa alla storia, alla religione, alla musica e al teatro e al cinema. La sua avventura artistica comincia a Parigi. Siamo nel 1946, la guerra è finita da poco e il futuro poggia su delle rovine, non solo fisiche - le macerie di case ancora distrutte dai bombardamenti - ma anche psicologiche, quelle dell'incertezza di un mondo da ricostruire. Hains scopre il fascino della strada quando inizia a strappare i primi manifesti: come molti della sua generazione non sa molto dell'arte contemporanea, è all'oscuro del ready made di Duchamp. Ma lui non si limita a strappare i manifesti, se ne appropria e li fa suoi. Scrive nelle sue note che "l'artista è come un personaggio mitico che si appropria del reale per farlo suo". Lui si sente un viaggiatore, un cittadino del mondo, ha uno spirito avventuroso. Non a caso la sua unica scultura, eseguita quando era ancora studente all'accademia di belle arti, è proprio una statuetta di Don Chisciotte ed è questo spirito da Don Chisciotte che lo porta nel '60 a viaggiare, ad emigrare verso sud, verso l'Italia di cui s'innamora. Venezia ma anche Milano, Verona e Roma.

"La mia vita è fatta di colpi di fulmine" dice, "m'innamoro delle cose, dei luoghi, degli animali, degli oggetti. A Roma mi sono innamorato anche di un pino che si trovava a Villa Borghese, vicino alla statua di Goethe." L'Italia ricambia il suo amore. Per un decennio sarà solo l'Italia a proporre le sue uniche esposizioni personali. Pierre Restany dirà ad un'amica: che "è proprio nel periodo italiano che vanno ricercate le sue opere migliori e che il soggiorno in Italia gli ha conferito più forza e vigore". Il periodo italiano si apre nel '64, con l'esposizione alla galleria del Leone: per la galleria veneziana concepisce Saffa e Seita, i suoi primi fiammiferi giganti, fa correre la voce che i nomi siano quelli di due artisti che espongono insieme, in realtà utilizza le iniziali dei monopoli del tabacco italiani e fancesi per divertirsi. Ma da curioso qual è non si limita solo ai fiammiferi, getta il suo sguardo anche sui manifesti italiani e se ne impossessa, creando affiches più colorate, meno politicizzate, strappa anche i manifesti della Biennale di venezia, quella del '64 e del '70. Nel '68, dopo due anni di intenso lavoro con Cesare Misserotti, ecco l'esposizione alla galleria l'Elefante di Venezia La Biennale éclatée in cui presenta su dei pannelli in fibra di plastica le copertine deformate, con i vetri scanalati, dei cataloghi di ogni padiglione nazionale della Biennale del '64. Nel 1971 lascia l'Italia per ritornare in Francia ma continua i suoi viaggi e le sue esposizioni nel nostro Paese. Espone altri affiches nel '73 alla galleria Eremitani di Padova ma non dimentica i suoi fiammiferi che espone a Verona, a Milano e ancora a Padova.

Il 1976 è la data del suo secondo viaggio, della nuova avventura questa volta in Francia. In occasione della chiusura del centro nazionale d'arte contemporanea e dal suo trasferimento al centro Pompidou, viene organizzata la prima grande retrospettiva dedicata a Raymond Hains. Anche questo evento si conclude con un banchetto, proprio come quello che nel '70 aveva segnato a Milano la fine del nouveau réalisme, banchetto concepito e servito da Spoerri ai numerosi invitati accorsi a rendere omaggio all'artista. È l'inizio di una nuova resurrezione, questa volta nel suo paese. Patrizia D'Agostino

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