Casa Rossini
Lugo (RA)
Via Giacomo Rocca, 14
0545 38556

Pancino / Nero
dal 27/4/2007 al 12/5/2007
da martedì a sabato 16/18,30; domenica 10/12 – 16/18,30
WEB
Segnalato da

Stefania Vecchi




 
calendario eventi  :: 




27/4/2007

Pancino / Nero

Casa Rossini, Lugo (RA)

"Ti ho portato un fiore e nemmeno mi rispondi, ovvero tardo dieci minuti, sono su un albero, i cani non avranno mai le mie ossa." Esposte sculturee e installazioni, a cura di Stefania Vecchi.


comunicato stampa

Ti ho portato un fiore e nemmeno mi rispondi...

a cura di Stefania Vecchi

Il titolo dato alla rassegna vuole suggerire il totale coinvolgimento estetico a cui il progetto tende invitando gli artisti a rivelare se stessi all’interno di uno spazio sconosciuto, seguendo un personale riferimento di estetica interiore e con specifica sensibilità, interpretando i vuoti domestici di Casa Rossini come una seconda pelle e infine agire fuori di sé. La rassegna prevede un ciclo di 6 mostre da attuarsi nel corso del 2007 e trova un suo ideale completamento in altri due momenti espositivi concatenati tra loro che si dilatano oltre lo spazio e oltre il tempo, già definiti Oltre Casa Rossini, per creare un proficuo intreccio dialogico tra il susseguirsi delle mostre, generare una estensione visiva, porre un collegamento effettivo tra la sede espositiva e la zona del centro città: Opere per il passante immagina lo svolgersi dell’azione artistica in spazi pubblici istituzionali tradizionalmente non vissuti come luoghi d’arte, e Sinergie prevede l’inserimento di opere d’arte in luoghi di incontro a gestione privata, con o senza vocazione artistica, per fare entrare prepotentemente l’arte contemporanea nel nostro quotidiano e farla accogliere come importante riflesso della società attuale.

Il programma espositivo intende mettere in relazione giovani esponenti di tendenze artistiche appartenenti a differenti poetiche, le cui mostre si alterneranno a quelle di artisti segnati da un percorso maturo e solido, nell’intento di sottolineare il sottile filo conduttore che lega tanta arte emergente a comuni radici storiche, ma anche evidenziandone le distanze mentali acquisite, in un interessante confronto generazionale.
Nero & Pancino

Un passante spensierato cammina distrattamente per le strade di Lugo. Mentre percorre via Giacomo Rocca sente un’inaspettata colonna sonora e all’improvviso si ferma. La musica proviene dal cortile di Casa Rossini. Niente di strano allora. Cosa ci si può aspettare che esca da un simile luogo, dalla storica dimora di un compositore? “Mettendo a fuoco” l’orecchio, il passante spaesato si rende conto che la musica non corrisponde alle sue aspettative: si tratta di una strana marcia funebre rielaborata da Andrea Nonni e da Elisa Pini. Il suo udito lo guida, ormai è del tutto preso e non può fare a meno di varcare quella soglia.

Il passante non è più spensierato. Vede subito un cartellone con della gente Fuori di sé che sembra stia bisbigliando in modo quasi surreale: Ti ho portato un fiore e nemmeno mi rispondi OVVERO tardo dieci minuti, sono su un albero, i cani non avranno mai le mie ossa. Le foto raffigurano due artisti che il passante ha già sentito nominare. Nero e Pancino. Si dice che lavorino spesso la ceramica…. cremano la terra per purificarla e renderla imperitura.

Casa Rossini appare al passante piuttosto stretta e deve sgomitare per farsi strada in mezzo alla gente che la affolla. Raggiunge la prima stanza, ma il passante pensieroso sembra pervaso da un vuoto singolare. Richiama alla mente una massima di un poeta cinese: Ciò che per il bruco è la fine del mondo per il resto del mondo è una bella farfalla, e pensa a tutte le metamorfosi e a tutte le continuità. È di fronte a un pannello bianco, una sorta di cornice al cui interno vogliono posarsi decine e decine di strani spiritelli variopinti vestiti a tinta unita e tutti quanti squillanti che, non trovando posto qua, vogliono andare di là. In un angolo si legge, accanto al nome Fiorenza Pancino, Sciame d’anime e il passante avverte rumori sordi di grembi inospiti e lacrime di tante donne disperate. È la stanza dell’assenza, della dissoluzione e anche del silenzio. Di quello che non c’è se non nel pensiero dell’artista e di colui che scruta nel suo animo. Il passante lo capisce dalla disposizione parattattica e ridondante di tanti Ex voto impossibili, icone di sante e santini oggetto di devozione soggettiva e privata, a cui rivolgere le invocazioni delle proprie utopie e delle illusioni altrui; gli auguri di cambiamenti netti che portino ad una rinascita consapevole.

Il passante non è più passante, ma fruitore coinvolto. Continua intrigato quello che è diventato ormai un suo viaggio estetico in un luogo che inizia a riconoscere. Un’altra soglia ancora che porta in una stanza tutta piena. Un’Epidemia di mostri di goyesca memoria borbotta Nero Nero Nero. Sistemati a terra come onde sonore, ognuno degli strani oggetti fittili diffonde una sorta di eco che si propaga nell’ambiente: “sei più vecchio di me, più vecchio, vecchio, …ecchio, …io”. Il passante intuisce una trascrizione fisica a ritroso, che va dal colore alla materia e dallo smalto alla terra, con interferenze di materiali di scarto salvati col riciclaggio dalla loro sicura cristallizzazione. Riesce a districare i fili di un percorso dell’anima e intercetta la sua presenza. Un tragitto travagliato, di ricerca giovanile e feroce di un’artista che aggiunge a se stesso un po’ di sé ad ogni tramonto perché ha sempre fretta.

Il rumore incuriosisce ancora il fruitore-passante. Esce, scruta con lo sguardo e con l’udito attento. Esplora, sale fino in fondo alla scala. Sente la stessa musica uscire da una “scatola”. Il passante si ferma davanti, ascolta e guarda il flusso delle immagini: presta attenzione al rumore di una macchina. Tutto e colorato. Qualcuno s’inoltra nel luogo del silenzio e tutto si decolora. Si sentono dei passi costeggiare un perimetro murato. Il passante vede Fiorenza e Nero girare a braccetto. Porgono dei fiori pesanti come la terra e come le ossa. Bisbigliano qualcosa e poi se ne vanno. Parte la stessa macchina. Il colore si riaccende. Il passante è smarrito davanti al pavimento tappezzato di steli recisi; i fiori di Fiorenza sono soffocanti e grevi. Ogni loro presenza squillante e colorata rievoca un’assenza leggera, un profilo poi raffigurato in nero sul bianco della carta appesa alle pareti della camera, confusa tra i bagliori del proiettore e i profumi acri annusati solo nella mente di colui che guarda.

Il fruitore turbato esce fuori dalla stanza. Non sa se oltrepassare l’altra porta ancora. Di là ha già visto una bestia nera come il panico. Il fruitore sente sulla pelle tutte le angosce di Nero. Afferra le strategie per addomesticare la paura: sublimarla attraverso Selvatico, adibirlo a ricettacolo simbolico di tutte le assenze tangibili e impalpabili. Ma Selvatico non morde chi non lo teme e il passante s’inoltra nell’ambiente. Vicino alla finestra c’è Sgarruppolino a tavola. Il fruitore sorpreso lo riconosce. L’ha già visto a Modigliana appollaiato su una sedia coi trampoli in cerca di un frammento di sé. Il pupazzo mostruoso dall’innocuo aspetto fucsia ma dalla vorace bocca di squalo siede sul tavolo di casa Rossini, a suo agio negli spazi appena conquistati. Il passante-fruitore nota l’assenza di chi non c’è. Sulla tavola, una strana vanitas non sarà mai consumata. Sgarruppolino è da solo. Ha perso parte di sé. Il passante si gira nella stanza e costruisce con lo sguardo una sorta di triangolo che connette virtualmente tutte le paure dell’uomo. All’estremità trova un cerchio di terra che stringe spoglie dalla parvenza mostru-ossa.

Il passante è spaesato e riflette. Scende le scale. Esce. Non riesce più a pensare ma si rende conto che la creazione non è nella continuità. È nella cessazione. Interrompe la visita per tornare mentalmente sui propri passi. Adesso ricorda e riguarda col pensiero la funesta torta del Non compleanno installata da Fiorenza nell’anticamera della stanza del sindaco, all’interno della rocca. Ora capisce pure il monito di Nero Attenzione! Pericolo di acqua alta! OVVERO Noé presagiva Kyoto. Il passante si aggrappa ai gommoni di salvataggio appesi ai muri della rocca, e là proietta la fiducia nella sua trasformazione e nella sua rinascita.
Josune Ruiz de Infante

Completano l’esposizione le seguenti Opere per il passante:
Pancino “Buon non compleanno”, installazione all’interno della Rocca Estense, (anticamera del Sindaco);
Nero “Attenzione! Pericolo di acqua alta! ovvero Noè presagiva Kyoto”, installazione all’ esterno della Rocca Estense (lato sud – est).
Entrambe le opere resteranno visibili sino al 20 giugno 2007.

Inaugurazione 28 aprile 2007

Casa Rossini
via G. Rocca, 14 - Lugo (RA)
orari: da martedì a sabato 16/18,30; domenica 10/12 – 16/18,30

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