Tramare il silenzio. Le sue sculture rappresentano donne e mani, busti enigmatici e singolari personaggi. Sono corpi di stoffa, riempiti di lana, sui quali l'artista pakistana ricama le prove della sofferta esistenza femminile: cicatrici, parole evocative, simboli.
Tramare il silenzio
a cura di Lucia Cataldo
Le sculture cucite di Maimuna urlano
l’inquietudine dell’essere. Maimuna Feroze-Nana, un nome che ci riporta alle
sue origini pakistane, agli avi musulmani. Le sue sculture rappresentano
donne e mani, busti enigmatici e singolari personaggi. Sono corpi e mani di
stoffa, riempiti di lana, sui quali Maimuna ricama le prove della sofferta
esistenza femminile: cicatrici, parole evocative, simboli.
Maimuna, originaria del deserto pakistano, “rompe il silenzio” e mette in
mostra le sue sculture cucite, che incarnano personaggi nati da una profonda
riflessione sulla propria storia e sulla storia delle donne tra Oriente e
Occidente. L'artista è arrivata in Italia negli anni sessanta. Dopo aver
frequentato in India una delle migliori scuole di pittura di tutta l’Asia e
poi altri corsi in Inghilterra, ha studiato pittura e incisione
all’Accademia di Brera in cerca d’immagini in cui esprimersi. Maimuna vive
in Italia da molti anni ma ha mantenuto intatto il legame con la sua terra
e la cultura d’origine.
Le opere, realizzate con materiali riciclati collezionati durante le
passeggiate solitarie nella campagna umbra, saranno in mostra a Macerata
dal 4 al 17 maggio, presso lo spazio "Mirionima" dell'Accademia di Belle
Arti, (Piazza della Libertà), a cura di Lucia Cataldo, in contemporanea con
la mostra personale di Gubbio (PG) presso Palazzo della Porta, a cura di
Angela Madesani.
“Tramare il silenzio”, insieme all'esposizione,curata dalla prof.ssa Lucia
Cataldo, prevede un laboratorio museale plurisensoriale a cura dei laureati
della Cattedra di Museologia e Museografia dell'Accademia. Nella mostra le
opere di Maimuna saranno fruibili anche attraverso il tatto e l'olfatto; nel
laboratorio saranno anche attuate esperienze museali innovative quali
l'"immagine vivente", largamente usata nel Nord Europa, in cui una
performer, abbigliata come una delle sculture cucite, interagirà con il
pubblico trasmettendo le emozioni stesse dell'artista.
Il laboratorio performativo verrà attuato in occasione
dell'inaugurazione e, nei giorni seguenti, su appuntamento (tel.
320-0143751)
(dal testo di Lucia Cataldo)
[...]Il laboratorio consente di evidenziare anche l'importanza dell'azione
(il tessere o il cucire) e della materia (la stoffa): il ricamo di Maimuna,
allude alla "durata" del lavoro femminile, introduce il concetto del tempo
nello spazio dell'arte e della vita. Viene amplificato anche il significato
del velo e la sua esasperata allitterazione, nelle centinaia di monosillabi
ricamati, del "no" alla sofferenza.
Una registrazione audio, affidata alla voce della stessa Maimuna, consente
di immergersi nelle sue origini orientali, attraverso i suoni, la musica,
l'accento dellla voce, il racconto elaborato dall'artista stessa e redatto
secondo i ritmi del percorso espositivo e dell'incedere del personaggio.
Attraverso quest'esperienza si cerca di affermare la comunicazione dell’arte
contemporanea non passa solo attraverso la fruizione visiva e che è
possibile oltrepassare gli aspetti di "difficoltà" di comprensione dei
pubblici. In alcune analoghe esperienze museali già realizzate risulta che
le persone interiorizzano le espressioni degli attori e alla fine della
visita ricordano dettagli che in condizioni “normali” sarebbero passati
quasi certamente inosservati.
Attraverso la metodologia della ricerca e della scoperta, il pubblico non è
più il semplice spettatore di verità precostituite, ma diventa protagonista
nel porsi delle domande, fare confronti, trovare significati, immaginare
possibili scenari.
Nella comunicazione della contemporaneità artistica si può quindi anche non
fornire soluzioni, spiegazioni delle opere già stabilite in partenza, ma
fare in modo che tutto venga acquisito secondo la riflessione personale,
trasformandosi in una molteplicità di significati che oltrepassano la
riflessione estetica per trasformarsi in "emozione estetica" (V. Ruggieri).
L'arte non va recepita solo come “conoscenza” ma soprattutto come
“esperienza” e riflesso della vita, e chi accetta le innovazioni e si pone
apertamente nei confronti del nuovo, può essere certo di poterne godere
appieno.
Inaugurazione venerdì 4 maggio ore 16.30
Spazio Mirionima dell'Accademia di Belle Arti
Piazza della Libertà - Macerata