Collettiva di pittura e scultura. Tra neo-nature morte fiamminghe contaminate di contemporaneita', ricerche su equilibri geometrici instabili, immagini visive di suoni fluidi e ritmati e forme costruite da energie atemporali.
Collettiva
Tra neo-nature morte fiamminghe contaminate di contemporaneità, ricerche su
equilibri geometrici instabili, immagini visive di suoni fluidi e ritmati e forme
costruite da energie atemporali e di memoria cosmica, si apre sabato 5 maggio a
Querceto (Montecatini Val di Cecina - Pisa), con vernissage alle ore 18.30, la
mostra collettiva di pittura e scultura con i quattro artisti del gruppo "Kàribu" di
Pistoia.
Luciano Barale, Amerigo Folchi, Giordano Pini e Marco Rindori, sono gli autori che,
sia pur provenienti da impostazioni e percorsi artistici propri ed originali, si
sono costituiti, a cominciare dalla primavera del 2006, in un insieme stabile che
direziona una fondamentale linea di ricerca sulle valenze archetipiche e simboliche
di suoni ed immagini di memoria collettiva ed universale, con valenze spesso
esoteriche, ma ricondotte ad un rigore geometrico e ad una essenzialità formale di
forte sapore contemporaneo, nella ricostruzione complessa e in divenire di
rappresentazioni ancestrali dell'invisibile e dello spirituale.
Specializzato per professione, nella cartellonistica pubblicitaria, Luciano Barale
presenta opere improntate da un astrattismo pittorico che risente della grande
lezione di Duchamp e dei ready-made in contesto pittorico: ritagli, tracce di
figurazione, regoli di diversa misura, ricontestualizzati in un gioco di equilibri
instabili, con tensioni diverse tra gli elementi, che lasciano percepire ritmature
interne e aperture percettive su più piani ed inattese.
"Rilievi liquidi" e "ondulati sonori", sono invece le tavole-stele complesse, di
ampie dimensioni, tra pittura e scultura lignea di Amerigo Folchi. Una serie di
superfici costruite su più livelli di interazione, costruite attraverso
l'assemblaggio reiterato di piccoli frammenti in legno pluri-colorati, che vanno a
formare un insieme percettivo geometrico complesso, barocco e frantumato che dilata
la percezione superficiale e che si costruisce attraverso la rappresentazione
pre-conscia, fluida e ritmica, di suoni, di preferenza blues e jazz, e di
suggestioni archetipiche di diversa natura: dalla citazione di pareti marmoree
classiche, a forme di memoria egizia, a ricerche di insondati e sconosciuti
simbolismi e ambienti mistici.
Amerigo Folchi è anche affermato sulla scena internazionale come uno dei più
accreditati autori e come disegnatore originale e prolifico di pregiate carte
"Tarocco" a tiratura limitata, una attività che si pone anch'essa tra i contenuti
dell'invisibile e le sue infinite possibilità di rappresentazione.
Una energia cosmica atemporale che modifica e ridisegna incessantemente gli spazi
dell'infinito e delle sue luci, ombre e luminescenze, vitale ed asettica insieme,
sembra manifestare di sé e delle sue linee incomprensibili di percorso, attraverso
le forme scultoree in legno ed i gioielli-scultura da indossare di Giordano Pini.
Dalla "Arts and Crafts" a Gaudì, ritorna la tendenza alla ricerca intuitiva sulle
forme naturali, scoperte e ricontestualizzate in opere dove l'incomprensibilità
complessa della forma non contraddice il magnetismo e la sconosciuta, ma suggestiva
e coinvolgente, armonia della enigmatica composizione.
Un ritorno al figurativo ed alla qualità tecnica di alto livello, ma con una forte
tendenza alla essenzialità compositiva ed al minimalismo in pittura, sono gli
elementi che caratterizzano le tele di Marco Rindori.
In una inedita ricomposizione di soggetti apparentemente classici (nature morte,
nudi, ritratti), tra i toni eleganti e cupi del Velàzquez e l'iconografia
cinquecentesca e fiamminga del Seicento, in attimi fissati attraverso una sorta di
imminente "rincorsa contemporanea" all'eternità, lo sfrondamento della ridondanza
degli elementi compositivi, espande le superfici monocrome, geometrizza la
ridefinizione dello spazio e, in luci intense e frastornanti, riconduce l'improvvisa
e diretta testimonianza di una intimistica e riscoperta nuova esperienza di
sconosciuti attimi carichi di sublimate valenze contaminate di atemporalità.
Il nome che indica il gruppo di artisti si ispira alla divinità assiro-babilonese
"Kàribu" (Karib), rappresentata con quattro teste sulle mura di Babilonia. Da qui la
trasposizione etimologica e di significato nel "Cherubino", ai quattro lati
dell'Arca, nella visione del profeta Ezechiele. Una ricerca su quattro assi
espressive, sulla continuità simbolica trasversale alle grandi religioni antiche,
alla spiritualità più ancestrale, fino ai misticismi contemporanei ed ai riscoperti
ritmi del patrimonio antropologico sedimentato nella musicologia jazz, in una
indagine tra arte, scienza, storia e magia lungo i percorsi sconosciuti di una
temporalità complessa e circolare e nella diretta rappresentazione visiva dei
movimenti interiori dell'anima e di nuovi e antichi significati dagli ambienti
spirituali della sfera dell'invisibile.
La giornata inaugurale della mostra comprenderà anche una cena per soci (possibile
iscrizione nel corso della serata) a base di menù tradizionale del luogo, e sarà
combinata alle note accoglienti e familiari della musica per piano-bar con Luciano
Busdraghi in un repertorio dedicato interamente alle immagini pregnanti ed alle
suggestioni drammaticamente essenziali e magnetiche di sedimentate ed intramontabili
melodie del jazz.
Inaugurazione 5 maggio h.18.30
Accademia Libera Natura e Cultura
Via del Borgo, 1 - Querceto (FI)
Orari: dal lunedì alla domenica con orario 10.00-12.30 e 16.30-20.30 (chiuso il martedì)
Ingresso libero