Palazzo dei Diamanti
Ferrara
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Pablo Picasso, Scolpire e dipingere la ceramica
dal 19/2/2000 al 21/5/2000
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19/2/2000

Pablo Picasso, Scolpire e dipingere la ceramica

Palazzo dei Diamanti, Ferrara

Dopo le rassegne dedicate a Pissarro, Monet, Gauguin e Chagall, Ferrara Arte prosegue nella presentazione dell'opera di protagonisti dell'arte del XIX e del XX secolo. È la volta di Pablo Picasso. Nelle sale di Palazzo dei Diamanti si potranno ammirare le sculture e le pitture in ceramica del grande artista spagnolo che, esposte per la prima volta nelle mostre della Royal Academy of Arts di Londra (1998) e del Metropolitan Museum of Art di New York (1999), hanno ottenuto un eccezionale successo di critica e di pubblico.


comunicato stampa

Dopo le rassegne dedicate a Pissarro, Monet, Gauguin e Chagall, Ferrara Arte prosegue nella presentazione dell'opera di protagonisti dell'arte del XIX e del XX secolo. È la volta di Pablo Picasso. Nelle sale di Palazzo dei Diamanti si potranno ammirare le sculture e le pitture in ceramica del grande artista spagnolo che, esposte per la prima volta nelle mostre della Royal Academy of Arts di Londra (1998) e del Metropolitan Museum of Art di New York (1999), hanno ottenuto un eccezionale successo di critica e di pubblico.

È la rivelazione, di per sé straordinaria, di una parte della sua produzione artistica, prima pressoché sconosciuta, che consente di rileggere in modo nuovo altri aspetti del suo lavoro. Non si tratta infatti dell'opera di un ceramista ma di un artista geniale che si è avvalso di questo linguaggio espressivo con la stessa forza creativa con cui ha usato il pennello, lo scalpello o la matita. A dimostrarlo, oltre all'altissima qualità di queste ceramiche, è il fatto che in più di un caso sono state proprio esse ad ispirare le sue tele, le sue sculture e la sua grafica.

Subito dopo la guerra, nel 1945, Picasso torna nel sud della Francia dove aveva trascorso quasi ogni estate dal 1919 al 1939. Nel 1946 soggiorna con Françoise Gilot a Golfe-Juan sulla Costa Azzurra e, rispondendo all'invito del suo direttore, Romuald Dor de la Souchère, prende possesso del primo piano del Château Grimaldi di Antibes, l'attuale Musée Picasso, per dipingervi quadri di grandi dimensioni (La gioia di vivere; Ulisse e le sirene; Satiro, fauno e centauro col tridente) che hanno per soggetto personaggi e storie mitologiche, e testimoniano, nella vivacità del colore, delle forme e dei temi stessi, il risveglio panico alla vita. Tutto infatti, in quegli anni, concorre alla sua felicità e alla sua esaltazione: il ritorno alla luce dopo l'incubo della guerra, la presenza accanto a lui di una giovane e bella compagna, Françoise Gilot, che gli darà due bambini, l'adesione al partito comunista sentito come simbolo della speranza democratica, il fascino di una regione in cui Renoir e Matisse hanno riconosciuto l'Arcadia.

È in questo stato d'animo che Picasso visita Vallauris, invitato da Suzanne e Georges Ramié, proprietari di una piccola fabbrica di ceramiche. Vi torna l'anno seguente, nel 1947, con una grande quantità di disegni che diventeranno i bellissimi vasi zoomorfi e le splendide "tanagra", opere tra le più affascinanti della sua produzione ceramica.

Per più di vent'anni, fino alla morte, Picasso non smetterà di sperimentare questo mezzo espressivo. Ama la creta docile e morbida, il mistero del colore che si svela solo dopo l'azione del fuoco, l'attesa nell'atelier che crea una tensione stimolante. Si appassiona a questa tecnica e a un'arte millenaria che sembra rinascere dalle sue mani. È come se, tornando alle origini dell'umanità e unendo forme antiche - ispirate alla Grecia e a Micene, ma anche alle terrecotte popolari spagnole - alle forme della sua immaginazione, amplificasse la sua forza creativa e desse nuova vita ad una tradizione ancestrale.

In un solo anno Picasso realizza più di duemila opere, prima utilizzando le tecniche tradizionali, poi creandone di nuove. Questo suo modo di procedere, da artista e inventore e non da artigiano, non ha equivalenti a Vallauris. Forse l'unico caso analogo è da ricercare oltre le Alpi, nella piccola città di Albisola, dove Lucio Fontana, sullo scorcio degli anni Quaranta, svolge, anch'egli da artista, un'intensa sperimentazione sulla ceramica.

Anche il confronto con oggetti usuali e quotidiani stimola la sua immaginazione. Quando Picasso crea una delle sue opere più celebri nata dall'assemblaggio di una sella e di un manubrio di bicicletta, dice: "È molto bello! Ma subito dopo avrei dovuto buttare la Testa di toro dalla finestra […] E un operaio sarebbe passato e l'avrebbe raccolta. Poi avrebbe pensato che forse, con questa testa di toro, si potrebbe fare una sella e con le corna un manubrio di bicicletta. E se l'avesse fatto … sarebbe stato davvero magnifico. Questo è il dono della metamorfosi."

È con questo spirito che Picasso si avvicina alla creta, trasformando un piatto in una testa o in un'arena dove si tiene una corrida, una bottiglia in una donna, un vaso ovale in un uccello, e assemblando tra loro elementi ceramici standard in un modo del tutto nuovo e originale per realizzare forme immaginarie che paiono animali fantastici.

La seconda sezione della rassegna è dedicata a l'Ispirazione mediterranea che influenza tutta la produzione ceramica di Picasso. I fauni sono decisamente le più numerose tra le creature mitologiche che popolano l'immaginario dell'artista. Le creazioni più delicate sono le figure femminili allungate che danzano sulle pareti dei vasi e ricordano raffigurazioni dell'antica Grecia, oppure le "tanagra", statuette ottenute rimodellando in forme di donna vasi realizzati al tornio.

Cannes: nuovi formati è il tema della sezione successiva. Il suo trasferimento a Cannes, nel 1955, segna l'inizio di una nuova stagione della sua arte. Picasso lavora nel suo studio e sceglie supporti facilmente trasportabili. Realizza soprattutto murali in ceramica, piatti tondi chiamati plats espagnols e mattonelle sulle quali si diverte a dipingere fauni e baccanali che spedisce poi a Vallauris per la cottura finale. Molti lavori in ceramica di questo periodo anticipano celebri dipinti su tela degli ultimi anni della sua vita.

La quarta sezione è dedicata alla Tauromachia. Gli esiti più belli sono grandi piatti ovali che rappresentano la corrida. Il bordo del piatto si trasforma nelle gradinate dell'arena sulle quali si accalca la folla degli spettatori che assistono col fiato sospeso alla lotta all'ultimo sangue tra l'uomo e l'animale. Su altri più piccoli raffigura dettagli dei diversi momenti dello spettacolo oppure splendidi tori che occupano l'intero spazio.

La sezione del Bestiario raggruppa gli animali che più hanno stimolato la fantasia dell'artista: pesci, uccelli, gufi, civette, capre, galletti e cavalli. Talvolta sono dipinti sulla superficie dei piatti o sulle pareti dei vasi, talaltra la forma stessa di un vaso assume le sembianze del corpo di una capra, di un pesce o di un gufo. Nella ceramica tradizionale la rappresentazione degli animali è spesso condizionata dalla forma dei vasi. Picasso innova questa usanza, adattando spesso la forma della ceramica al soggetto raffigurato con esiti via via sempre più sorprendenti e originali.

Teste e figure, sesta e ultima sezione, è dedicata al tema più importante e significativo delle sue ceramiche. Dai primi anni di Vallauris, sino alle ultime creazioni di Notre-Dame-de-Vie a Mougins, nel 1960, i volti e le teste invadono ogni tipo di superficie. Un vaso può diventare una testa di donna, una brocca il ritratto di un uomo barbuto, i piatti si trasformano in fauni oppure ospitano visi quasi astratti dipinti con colori violenti. All'inizio sono piuttosto fauni o ritratti di donna. Sul bordo di alcuni piatti Picasso dipinge i capelli che incorniciano il volto, in altri la faccia occupa tutta la superficie e sembra protendersi in avanti. Durante il periodo di Cannes e negli ultimi anni i visi diventano sempre più espressivi. Fanno anche la loro apparizione, al pari di quello che succede in pittura, le copie da maestri antichi eseguite su piccole mattonelle.

Al termine del percorso espositivo, appare evidente che la ceramica di Picasso non può essere scissa dal resto della sua opera e partecipa attivamente all'evoluzione della sua arte. Un'arte che, a prescindere dal mezzo utilizzato, è espressione di una medesima, inesauribile e prodigiosa forza creatrice.

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