Dopo le rassegne dedicate a Pissarro, Monet, Gauguin e Chagall, Ferrara Arte prosegue nella presentazione dell'opera di protagonisti dell'arte del XIX e del XX secolo. È la volta di Pablo Picasso. Nelle sale di Palazzo dei Diamanti si potranno ammirare le sculture e le pitture in ceramica del grande artista spagnolo che, esposte per la prima volta nelle mostre della Royal Academy of Arts di Londra (1998) e del Metropolitan Museum of Art di New York (1999), hanno ottenuto un eccezionale successo di critica e di pubblico.
Dopo le rassegne dedicate a Pissarro, Monet, Gauguin e Chagall, Ferrara Arte prosegue nella
presentazione dell'opera di protagonisti dell'arte del XIX e del XX secolo. È la volta di Pablo Picasso.
Nelle sale di Palazzo dei Diamanti si potranno ammirare le sculture e le pitture in ceramica del grande
artista spagnolo che, esposte per la prima volta nelle mostre della Royal Academy of Arts di Londra
(1998) e del Metropolitan Museum of Art di New York (1999), hanno ottenuto un eccezionale successo
di critica e di pubblico.
È la rivelazione, di per sé straordinaria, di una parte della sua
produzione artistica, prima pressoché sconosciuta, che
consente di rileggere in modo nuovo altri aspetti del suo
lavoro. Non si tratta infatti dell'opera di un ceramista ma di un
artista geniale che si è avvalso di questo linguaggio
espressivo con la stessa forza creativa con cui ha usato il
pennello, lo scalpello o la matita. A dimostrarlo, oltre
all'altissima qualità di queste ceramiche, è il fatto che in più
di un caso sono state proprio esse ad ispirare le sue tele, le
sue sculture e la sua grafica.
Subito dopo la guerra, nel 1945, Picasso torna nel sud della
Francia dove aveva trascorso quasi ogni estate dal 1919 al
1939. Nel 1946 soggiorna con Françoise Gilot a Golfe-Juan
sulla Costa Azzurra e, rispondendo all'invito del suo direttore,
Romuald Dor de la Souchère, prende possesso del primo
piano del Château Grimaldi di Antibes, l'attuale Musée
Picasso, per dipingervi quadri di grandi dimensioni (La gioia
di vivere; Ulisse e le sirene; Satiro, fauno e centauro col
tridente) che hanno per soggetto personaggi e storie
mitologiche, e testimoniano, nella vivacità del colore, delle
forme e dei temi stessi, il risveglio panico alla vita. Tutto
infatti, in quegli anni, concorre alla sua felicità e alla sua
esaltazione: il ritorno alla luce dopo l'incubo della guerra, la
presenza accanto a lui di una giovane e bella compagna,
Françoise Gilot, che gli darà due bambini, l'adesione al
partito comunista sentito come simbolo della speranza
democratica, il fascino di una regione in cui Renoir e Matisse
hanno riconosciuto l'Arcadia.
È in questo stato d'animo che Picasso visita Vallauris, invitato
da Suzanne e Georges Ramié, proprietari di una piccola
fabbrica di ceramiche. Vi torna l'anno seguente, nel 1947, con
una grande quantità di disegni che diventeranno i bellissimi
vasi zoomorfi e le splendide "tanagra", opere tra le più
affascinanti della sua produzione ceramica.
Per più di vent'anni, fino alla morte, Picasso non smetterà di
sperimentare questo mezzo espressivo. Ama la creta docile e
morbida, il mistero del colore che si svela solo dopo l'azione
del fuoco, l'attesa nell'atelier che crea una tensione stimolante.
Si appassiona a questa tecnica e a un'arte millenaria che
sembra rinascere dalle sue mani. È come se, tornando alle
origini dell'umanità e unendo forme antiche - ispirate alla
Grecia e a Micene, ma anche alle terrecotte popolari spagnole -
alle forme della sua immaginazione, amplificasse la sua forza
creativa e desse nuova vita ad una tradizione ancestrale.
In un solo anno Picasso realizza più di duemila opere, prima
utilizzando le tecniche tradizionali, poi creandone di nuove.
Questo suo modo di procedere, da artista e inventore e non da
artigiano, non ha equivalenti a Vallauris. Forse l'unico caso
analogo è da ricercare oltre le Alpi, nella piccola città di Albisola,
dove Lucio Fontana, sullo scorcio degli anni Quaranta, svolge,
anch'egli da artista, un'intensa sperimentazione sulla ceramica.
Anche il confronto con oggetti usuali e quotidiani stimola la sua immaginazione.
Quando Picasso crea una delle sue opere più celebri nata dall'assemblaggio
di una sella e di un manubrio di bicicletta, dice: "È molto bello! Ma subito dopo
avrei dovuto buttare la Testa di toro dalla finestra […] E un operaio sarebbe
passato e l'avrebbe raccolta. Poi avrebbe pensato che forse, con questa testa di
toro, si potrebbe fare una sella e con le corna un manubrio di bicicletta. E se
l'avesse fatto … sarebbe stato davvero magnifico. Questo è il dono della
metamorfosi."
È con questo spirito che Picasso si avvicina alla creta, trasformando un piatto in
una testa o in un'arena dove si tiene una corrida, una bottiglia in una donna, un
vaso ovale in un uccello, e assemblando tra loro elementi ceramici standard in
un modo del tutto nuovo e originale per realizzare forme immaginarie che
paiono animali fantastici.
La seconda sezione della rassegna è dedicata a
l'Ispirazione mediterranea che influenza tutta la
produzione ceramica di Picasso. I fauni sono
decisamente le più numerose tra le creature
mitologiche che popolano l'immaginario dell'artista. Le
creazioni più delicate sono le figure femminili allungate
che danzano sulle pareti dei vasi e ricordano
raffigurazioni dell'antica Grecia, oppure le "tanagra",
statuette ottenute rimodellando in forme di donna vasi
realizzati al tornio.
Cannes: nuovi formati è il tema della sezione successiva. Il suo trasferimento
a Cannes, nel 1955, segna l'inizio di una nuova stagione della sua arte.
Picasso lavora nel suo studio e sceglie supporti facilmente trasportabili.
Realizza soprattutto murali in ceramica, piatti tondi chiamati plats espagnols e
mattonelle sulle quali si diverte a dipingere fauni e baccanali che spedisce poi
a Vallauris per la cottura finale. Molti lavori in ceramica di questo periodo
anticipano celebri dipinti su tela degli ultimi anni della sua vita.
La quarta sezione è dedicata alla Tauromachia. Gli esiti più belli sono grandi
piatti ovali che rappresentano la corrida. Il bordo del piatto si trasforma nelle
gradinate dell'arena sulle quali si accalca la folla degli spettatori che assistono
col fiato sospeso alla lotta all'ultimo sangue tra l'uomo e l'animale. Su altri più
piccoli raffigura dettagli dei diversi momenti dello spettacolo oppure splendidi
tori che occupano l'intero spazio.
La sezione del Bestiario raggruppa gli animali che più hanno
stimolato la fantasia dell'artista: pesci, uccelli, gufi, civette, capre,
galletti e cavalli. Talvolta sono dipinti sulla superficie dei piatti o
sulle pareti dei vasi, talaltra la forma stessa di un vaso assume le
sembianze del corpo di una capra, di un pesce o di un gufo. Nella
ceramica tradizionale la rappresentazione degli animali è spesso
condizionata dalla forma dei vasi. Picasso innova questa usanza,
adattando spesso la forma della ceramica al soggetto raffigurato
con esiti via via sempre più sorprendenti e originali.
Teste e figure, sesta e ultima sezione, è dedicata al tema più importante e
significativo delle sue ceramiche. Dai primi anni di Vallauris, sino alle ultime
creazioni di Notre-Dame-de-Vie a Mougins, nel 1960, i volti e le teste
invadono ogni tipo di superficie. Un vaso può diventare una testa di donna,
una brocca il ritratto di un uomo barbuto, i piatti si trasformano in fauni
oppure ospitano visi quasi astratti dipinti con colori violenti. All'inizio sono
piuttosto fauni o ritratti di donna. Sul bordo di alcuni piatti Picasso dipinge i
capelli che incorniciano il volto, in altri la faccia occupa tutta la superficie e
sembra protendersi in avanti. Durante il periodo di Cannes e negli ultimi
anni i visi diventano sempre più espressivi. Fanno anche la loro
apparizione, al pari di quello che succede in pittura, le copie da maestri
antichi eseguite su piccole mattonelle.
Al termine del percorso espositivo, appare evidente che la ceramica di
Picasso non può essere scissa dal resto della sua opera e partecipa
attivamente all'evoluzione della sua arte. Un'arte che, a prescindere dal
mezzo utilizzato, è espressione di una medesima, inesauribile e prodigiosa
forza creatrice.
Palazzo dei Diamanti
C.so Ercole I d'Este, 21 - 44100 Ferrara
Tel. 0532 209988 / 0532 204828
fax 0532 203064