Circolo Culturale Bertolt Brecht/Spazio 4
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Max Boschini
dal 27/5/2007 al 7/6/2007
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Circolo Culturale Bertolt Brecht



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Max Boschini
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27/5/2007

Max Boschini

Circolo Culturale Bertolt Brecht/Spazio 4, Milano

"L'emozione arriva in un secondo momento: condensata e lanciata contro l'occhio in una constatazione di impotenza. Nessun intervento reale è possibile, ma avviene una trasformazione, una trasfigurazione estetica e simbolica di cui i viraggi del colore sono protagonisti. Linee, prospettive, spiragli e frammenti sono scoperti dalla luce di un altro mondo." (Vera Maria Carminati)


comunicato stampa

Scardinare il tempo

A cura di: Lorenzo Argentino

Senza nostalgia, la memoria delle rovine è prima di tutto testimonianza oggettiva. Non c'è più niente da fare. L'emozione arriva in un secondo momento: condensata e lanciata contro l'occhio in una constatazione di impotenza. Nessun intervento reale è possibile, ma avviene una trasformazione, una trasfigurazione estetica e simbolica di cui i viraggi del colore sono protagonisti. Linee, prospettive, spiragli e frammenti sono scoperti dalla luce di un altro mondo.

A pochi passi, ma collocato – senza conforto, senza recupero – a distanza incolmabile. Il fiume che passa e il girotondo delle epoche umane lasciano i loro detriti. Nella rovina del muro scrostato e nella bellezza di un camino che non scalda si fa riconoscere la fine, si lascia misurare in queste immagini, quasi metafisiche, portate a distanze siderali – nonostante la presenza attonita dell'uomo. È un passaggio, è fugace, sigla di un'età interrotta, marca della rotazione delle civiltà a cui il territorio, i suoi ambienti non possono che adeguarsi.

Non c'è consolazione, non c'è ripresa, ma a tratti – in questa oggettività trasfigurata senza idealizzazioni – uno stupore sospeso, un'emozione distillata, un tempo scardinato, che non si può più riportare nell'alveo della storia. Il presente pulsa altrove, nelle strade delle città: brulicano e non conoscono il silenzio. Lì, invece, in un passato lavorato dall'abbandono, nella terra di nessuno che l'obiettivo fa sua, per un attimo e prospetticamente - nel taglio dell'inquadratura - tutto “l'altro” può succedere. Siamo fuori dalla storia, dalla razionalità cogente della crescita: contano il vuoto e le assenze. La libertà esiste, finalmente, ma senza redenzione, senza piani, senza progresso e senza direzione: è una libertà tale da ammettere qualsiasi evento.

Un delitto efferato oppure una lama di sole, lo schifo del rudere, il tesoro di un relitto. Chi entra in quel labirinto lo sa. La storia dell'uomo si snoda in una catena indefinita di passaggi, tutti accomunati dalla stessa sorte, di negazione in negazione, di fine in fine. Una luce nuova si avverte oltre l'ultimo varco, di là dall'ultimo gradino, oltre la soglia socchiusa, di qua dal muro diroccato, nello spiraglio della memoria. Che cosa è sottratto al naufragio? Luoghi non più tentati dalla speranza, come bevuti dall'abbandono. La rovina li consuma avida e irrevocabile. Non sono più e insieme sono altro. Senza mentire, la foto inventa per loro una diversa esistenza. Immortale, sul gelo che cresce, sull'oblio che lacera, contro la civiltà che dimentica.
(Vera Maria Carminati)

Ciclo: Under35

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