Je ne suis pas partie d'un seul. Disegni. Pinne retrattili, occhi d'acciaio, presa ghermente, pelle di serpente, palpebra che scatta con suono metallico e artigli che afferrano con rugginosa lentezza.
Je ne suis pas partie d'un seul
Parti di un tutto non assemblabili. Parti disgiunte, non combaciabili, ma similari,
assonanti - fra il meccanico e l'organico - fra l'osservazione e l'invenzione.
Pinne retrattili, occhi d'acciaio, presa ghermente, pelle di serpente, palpebra che
scatta con suono metallico e artigli che afferrano con rugginosa lentezza, oltre che
cucchiai e palette, plinti su basi concave e sferette.
Artigli sono studiati da vicino, non è possibile dire dal vero. Vero è una nozione
artificiale in arte. Sarebbe così un animale sognato, reiterato da un pensiero privo
di controllo, la notte.
Il tempo, necessariamente inchiavardato al lasso che intercorre tra naturale e
astratto, batte come la pallina di un flipper tra i disegni.
Lo studio è condotto con avvicinamenti e appostamenti, con sovrapposizioni di punti
di vista differentemente angolati. Se si potesse guardare come scattando foto, senza
aggiustamenti, si avrebbe ciò che è differente sempre presente. Nessuna continuità,
infatti, è rilevabile in questa costellazione, nemmeno collegando con linee i
disegni, nella assurda pretesa di comporre l'impossibile animale. Eppure,
l'immaginazione consente di sovrapporre la continuità inesistente della natura con
la continuità della coscienza.
Potrebbe essere uno studio su aquile o coleotteri, su quel che di scabroso c'è in
natura, sulla peluria o sulle squame.
Occhi fuoriescono, simili a periscopi, e zampe hanno acquisito un che di
arrotondato. La matita leviga ciò che è insopportabile. Studia meccanismi di
giunzione. Penetra nelle impercettibili fasi del movimento e riaggrega un pensiero
retrattile.
Non si riscontrano imprecisioni nell'osservazione, ma, necessariamente, ambiguità
nella classificazione. L'inaccostabile sembra tangente. Si rende inutilizzabile il
principio astratto della minor differenza possibile tra le cose.
Corazze, piume e corni: animali non sono mai completamente appartenenti
all'organico. Pesano nei nostri sogni densi come piombo.
Si sarebbe tentati di ripartire tali oggetti nelle tre classi: i minerali, cui viene
riconosciuta la crescita, ma non il movimento né la sensibilità; i vegetali che sono
capaci di sensazione; gli animali i quali si muovono spontaneamente. Eppure, sarebbe
un errore, poiché un'unica classe può accogliere tali campioni: quella
dell'artificio.
Non si potrebbe individuarne il nome esatto, ma allo sguardo si rendono manifeste
analogie che è saggio non definire col linguaggio. Identità restano silenziose.
Variazioni si producono con salti, non con gradazioni approssimabili all'infinito.
Qui non ci sono esseri che continuamente variano nel tempo e nello spazio né il
loro infinito perfezionarsi. Arte è già perfetta nel finito.
Inaugurazione ore 18.30
La Nube di Oort
via Principe Eugenio, 60 - Roma
Orario: da martedì a venerdì dalle 17.30 - 19.30, e per appuntamento
Ingresso libero