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Campo San Biagio

Sukran Moral
dal 8/6/2007 al 8/6/2007
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8/6/2007

Sukran Moral

Arsenale, Venezia

Zina, Performance


comunicato stampa

Zina

Performance a cura di Maria Grazia Torri

La performance di Sukran Moral, ‘Zina’ ci propone la teatralizzazione di un’usanza relativa al mondo mussulmano, dove è in vigore tuttora la pena di morte, affinché l’arte internazionale faccia i conti con questo terribile problema.

L’artista turca, che ha appena tenuto presso la galleria BnD di Milano una performance relativa al tema della pace, ‘Peace..fucking fairytale’, in cui per la prima volta viene raffigurato Maometto in effige statuaria, (una cosa vietata dal Corano a tutti i mussulmani) nell’atto di abbracciare Gesù, in segno di fratellanza e di pace, in nome di un auspicabile riconciliazione tra le due grandi religioni storiche del pianeta e tra i popoli in esse rappresentate, ora, con Zina, si impegna in tematiche ancora più ardue: la denuncia della pena di morte ancora vigente pur nel terzo millennio nei paesi arabo- islamici (ma anche in USA) e la sottomissione delle donne al possesso maschilista del loro corpo (copertura con burka, matrimoni combinati dalle famiglie, infibulazione) e dei loro sentimenti(non libertà di amare chi si vuole).
‘Zina’, in turco vuol dire adultera, questo è il titolo autoevidente della performance in cui una donna adultera viene sepolta viva dopo la lapidazione (omessa nella ritualità della performance).

Praticamente, nel mondo islamico in cui vige questa usanza, basta anche un piccolo sospetto, anche una supposta infedeltà della donna, per avviare un processo sommario sul suo conto che porta quasi inevitabilmente alla condanna a morte e al seppellimento della donna spesso ancora viva.

La donna,ci vuole far ricordare l’artista, in molte parti del pianeta, è ancora considerata una cosa, una proprietà dell’uomo eIo del clan famigliare.

Nella performance di Sukran Moral, il volto, nella sua totalità, occhi compresi viene simbolicamente coperto da un telo in segno di annullamento totale e finale.

Praticamente si tratta non tanto di una giusta condanna per un qualche crimine commesso, ma di un assassinio in diretta, in cui la donna viene simbolicamente sepolta viva fino all’altezza del seno, che è appunto il ‘luogo’ tangibile del desiderio provato da lei nel voler scegliere di amare chi preferisce commettendo inevitabilmente adulterio.

Spesso, questo tipo di morte avviene proprio in luoghi familiari, e come qui, in giardino. Perciò nulla si adatta maggiormente alla performance di Sukran Moral dei ‘Giardini’, location classica della Biennale di Venezia. Un omicidio pubblico che avviene nel giardino di casa è la punizione della ‘zina’ e ad essa partecipano attivamente non solo gli estranei ma anche i parenti più prossimi della donna inquisita e condannata.

Il crimine della lapidazione in diretta, spacciato ancora per un atto di legalità o di giustizia, è, in effetti, un momento che esalta soprattutto la follia omicida del branco e la performance tende a evidenziare proprio questo aspetto, incitando il pubblico, se vuole, a partecipare, ‘alla sepoltura’ punitiva della zina.

Di Sukran Moral, va detto, che fin dai primi anni novanta, data in cui si è trasferita in Italia, sfuggendo alle persecuzioni contro le donne intellettuali e artiste subite nel suo paese d’origine,la Turchia, dove nessuno né tantomeno una donna può tenere in mano una matita per raffigurare alcunché,l’impegno sia artistico che storico-politico è sul fronte di un doppio binario, sia contro le mercificazioni e i tabù sessuali occidentali che contro gli estremismi che colpiscono e discriminano duramente le donne nel mondo islamico.

Non vengono risparmiate dalla sua chiara denuncia, operata attraverso la dolcezza e la durezza di uno stile artistico così particolare e davvero unico, fatto di violenza e ricamo al tempo stesso, né il potere maschilista dell’occidente né le storture del mondo mussulmano.

Maria Grazia Torri

Sabato 9 Giugno ore 18.30
Arsenale, Campo San Biagio, Venezia

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