Letizia Cariello
Carlos Garaicoa
Mona Marzouk
Italo Zuffi
Teresa Macri'
Bartolomeo Pietromarchi
Letizia Cariello, Carlos Garaicoa, Mona Marzouk, Italo Zuffi. Il nuovo spazio della Fondazione, che sara' dedicato alla memoria di Roberto Olivetti, riapre la stagione espositiva con la mostra 'Sincretismi' a cura di Teresa Macrà e Bartolomeo Pietromarchi. Quattro artisti di territori e di culture diverse si incontrano sul dato tematico dello spazio: individuale, urbano, metropolitano, architettonico.
La Fondazione Adriano Olivetti ha intrapreso lavori di ampliamento e
ristrutturazione dei suoi spazi al pianterreno destinati a convegni e
mostre. Tre sale, per una superficie totale di 300 mq., che diverranno
un centro multimediale destinato alla realizzazione di un articolato
programma di convegni, presentazioni, dibattiti ed esposizioni in linea
con le tematiche delle ricerche e degli studi promossi.
Il nuovo spazio della Fondazione Adriano Olivetti, che sarà dedicato
alla memoria di Roberto Olivetti, riapre la stagione espositiva il 12
ottobre p.v. con la mostra 'Sincretismi' a cura di Teresa Macrà e
Bartolomeo Pietromarchi.
Quattro artisti di territori e di culture diverse si incontrano sul dato
tematico dello spazio: individuale, urbano, metropolitano,
architettonico. Uno spazio che declina le variazioni delle loro
identità e che ad essa commisurano le proprie appartenenze. Inoltre,
la diversificazione identitaria che tramite le loro opere gli artisti
rappresentano, diviene una sorta di mappa di un sé esteso come
riaffermazione delle proprie differenze. Qui, i termini di local e di
global si contrappongono in una esperienza comune che afferma invece il
concetto di sincretismo ossia di quel processo identitario che non
annulla le differenze (per affermarne una piatta omogeneizzazione) ma ne
rispetta fondamenti e singolarità per intrecciarle fra loro.
L'esposizione 'Sincretismi', tende, infatti, a evidenziare come,
attraverso la differenza si costruiscono rapporti e scambi simbolici
all'interno delle varie culture. In questo senso i quattro artisti
invitati: Mona Marzouk (Egitto), Carlos Garaicoa (Cuba),Letizia Cariello
e Italo Zuffi (Italia) amalgano, nella loro diversità , una esperienza
comune che ingloba e trasferisce i segni e i sentimenti del vivere
l'arte oggi all'interno di un sistema planetario.
L'identificazione del soggetto attraverso la connotazione del luogo e
della propria cultura e le trasformazioni determinate dal processo
tecnocratico della globalizzazione sono il punto di partenza della
ricerca artistica di Carlos Garaicoa, in cui si realizza un sincretismo
organico tra pubblico e privato, tra tema e linguaggio, tra proiezione
architettonica e poetica artistica. Dall'Avana a Bogotà , da Cuito
Canavale a San José de Costa Rica, da Copenaghen a Arnhem gli spazi
rappresentati dall'artista preludono ad un recupero della storia del
luogo e alla mitizzazione degli elementi. Nell'installazione in mostra
"Jardin", l'empatia con lo spazio, l'ossessione del recupero oggettuale,
la frenesia del viaggio rivelano la sua osmosi con il mondo.
Nell'opera "Reconfigured Monuments" dell'artista egiziana Mona Marzouk,
il confronto con le culture e i popoli del passato, dalla potenza
evocatrice dell'antico Egitto, all'impero romano e le successive
influenze islamiche, è risolto in un'architettura immaginifica,
espressa attraverso una dimensione scultorea. Anch'essa imprigiona, in
un sincretismo temporale, cultura e pensiero, utilizzando forme
architettoniche dal complesso significato simbolico, religioso o
politico, e rielaborandone il senso. Stereotipi e clichées vengono
surclassati da azzardi plastici e scarti formali, riportando magicamente
l'aura di un mondo così lontano e così vicino al presente. Un mondo
che non è più altrove poichè la frattura tra geografie e cultura
è già azzerata.
Negli interventi dei due artisti italiani, Letizia Cariello e Italo
Zuffi, l'attenzione si sposta da una dimensiono e pubblica e urbana
dello spazio, connotato storicamente e socialmente, ai luoghi del vivere
quotidiano, domestico. L'opera di Letizia Cariello "L'ombra mia mi ha
fatto paura" sviluppa, a partire da una citazione tratta dalle "Letture
mistiche" di Caterina da Siena, una riflessione sull'esperienza
dell'abitare e sulla paura, le ossessioni, interiorizzati giorno dopo
giorno in una incessante corsa attraverso percorsi predeterminati.
L'idea della tenda, del rifugio, diviene così il luogo in cui
preservare il proprio spazio interiore, come una fragile membrana
attraverso la quale sottrarsi alla trappola dell'ordine, in un confine
indefinito fra luce e ombra, interno ed esterno. Nel video di Italo
Zuffi "Shaking Doors II", è rappresentata un'animazione di porte
sottoposte ad un tremolio ininterrotto, come se fossero scosse da un
terremoto o in procinto di crollare. L'ultima porta si smonterÃ
lentamente nei suoi pezzi, simulando una caduta, in un processo di
destrutturazione spaziale e temporale. Nelle "scomposizioni" di Zuffi le
regole fisiche vengono annullate dal rovesciamento visivo, secondo una
logica del tutto soggettiva, rivelando un'inquietudine dello stare al
mondo, un agire che compone e scompone le coordinate attraverso le quali
relazioniamo la nostra identità allo spazio e al tempo.
La mostra sarà aperta fino al 31 ottobre con i seguenti orari:
dal lunedì al venerdì (esclusi i festivi) mattina 10.00/13.00, pomeriggio 14.30/18.00.
Inaugurazione venerdì 12 ottobre alle ore 19.00
Ufficio Stampa francesca Limana
Fondazione Adriano Olivetti Sala Roberto Olivetti
Via Zanardelli, 34 00186 Roma tel. 06 6877054