Volutamente distante da ogni tentativo di mimesi della natura, nelle opere dell'artista ogni superficie pittorica appare come una porta verso una realta' altra, capace di svelare l'essenza stesso del tempo.
Quintessenze temporali - Limitari metafisici in spazi eclittici
a cura di Giovanni Gardini
testo critico di Luca Verrini
Un palazzo fantasma, soffocato in una brumosa atmosfera; un lido deserto;
un molo silente in un livido verde; un relitto, offuscato da un pallido
rosa, sono solo alcune delle tele di Riccardo Bottazzi, capaci di svelare
la sostanza stessa del tempo. Ogni opera dell’artista racconta d’una
innaturale assenza nell’oscuramento generato dall’eclisse. Con il suo
sovrapporsi all’astro solare la luna altera la percezione di luci ed ombre.
Ciò che appare è un’esistenza che svanisce rapida come un passo di danza su
una terrazza a scacchiera. La sensazione è quella di poter carpire la
quintessenza del moto temporale e dunque oltrepassare la cortina del
compiuto.
Ciascuna prova dell’artista diventa allora un limitare metafisico. La
sensibile consistenza della realtà si dissolve nella sovrapposizione delle
pennellate orizzontali che l’artista metodicamente ripete sulla tela, quasi
evocando la ciclicità temporale, con la sola intenzione di tracciare una soglia.
Le campiture d’olio mischiato a bitume diventano allora solchi ad
indagare al di là dell’umana percezione. Volutamente distante da ogni
tentativo di mimesi della natura, ogni superficie pittorica appare così
come una porta verso una realtà altra, capace di svelare l’essenza stesso
del tempo. Oltre lo spessore dei bassorilievi, all’orizzonte, sta la
coscienza dell’incessante azione del tempo: misura di tutti i valori,
garante della variazione di qualunque cosa, nonché spazio aperto ad
infinite e indeterminate possibilità.
Luca Verrini
InaugurazioneVenerdi 7 settembre '07 ore 20 con buffet
White Corner
Rotonda Don Minzoni 1, Milano Marittima
Ingresso libero