Antropologia minima. In mostra piu' di 40 opere scelte tra la produzione piu' recente ed una selezione di lavori che coprono un arco temporale di circa dieci anni. Alle tele si aggiungono una serie di disegni preparatori. A cura di Beatrice Buscaroli ed Alberto Zanchetta.
Antropologia minima
a cura di Beatrice Buscaroli ed Alberto Zanchetta
Macchine scassate, barconi scrostati e trattori usurati ritornano a "splendere" come parte di una nuova estetica popolare e al contempo raffinata: è "Antropologia minima" di Andrea Di Marco, in mostra alle Cartiere Vannucci di Milano, da giovedì 13 settembre a mercoledì 31 ottobre 2007.
Si tratta della mostra più completa mai realizzata dall'artista di Palermo che esporrà più di 40 opere scelte tra la produzione più recente ed una selezione di lavori che coprono un arco temporale di circa dieci anni. Alle tele si aggiungeranno una serie di disegni preparatori che aiuteranno il visitatore nella lettura dell'opera di uno degli artisti più originali della scena contemporanea italiana.
Negli anni più recenti Di Marco ha dato vita ad un ciclo pittorico tra i più interessanti del panorama nazionale, delineato da uno spiccato realismo narrativo ma in qualche modo profondamente concettuale. La genesi del lavoro parte infatti da una lunga ricerca dei luoghi e delle cose, con un'attenzione quasi spasmodica verso tutto ciò che è apparentemente trascurato, scartato, non degno di "rappresentazione", ma anche portatore di una fortissima valenza simbolica dell'attività umana e della cultura da essa prodotta.
Da qui il titolo di "Antropologia minima" perché se è vero che la "figura" è totalmente assente da questa serie di dipinti, è altrettanto vero che di "umanità" è totalmente impregnata. L'abilità dell'artista è poi quella di riuscire a rendere questi soggetti "sgradevoli" quali macchine vecchie, barconi scrostati, saracinesche, pompe di benzina dismesse, muletti usurati, come parte di una nuova estetica popolare e raffinata al tempo stesso, dove materia e luce riprendono il sopravvento e ridanno nobiltà a ciò che sembrava impossibile potesse averne. Questo ciclo è comunque successivo ad almeno due altri grandi periodi stilistici dell'artista che saranno documentati nella mostra e nel catalogo.
Agli esordi infatti, la pittura di Di Marco era caratterizzata dall'utilizzo come supporto - in luogo della tradizionale tela trattata - di stoffe (principalmente scampoli trovati nei mercatini) dalle colorazioni sgargianti e caratterizzate da fantasie che divenivano parte integrante della struttura dell'immagine: la pittura vera e propria disegnava così goffe ed esilaranti figure, scenette di vita quotidiana, improbabili animali e icone popolari. Il tutto imbevuto dell'ironia e del gusto dello sberleffo che solo un palermitano poteva rendere così poetico. Con questi lavori Di Marco ha anticipato inconsapevolmente il fenomeno della corrente inglese denominata "bad painting", senza purtroppo beneficiare del sostegno che la critica britannica ed internazionale ha dato agli artisti di quel movimento.
Dopo questo periodo molto vitale ma anche un po' "ruvido" il lavoro si è sempre più affinato con l'inserimento di scenografie e paesaggi molto realistici su cui Di Marco sovrappone personaggi pescati da contesti diversi, dal fumetto, così come dalla storia o dal mondo della cultura pop: il risultato è un forte senso di spaesamento nello spettatore che si trova a dover ricostruire mondi e contesti in un delirio immaginifico e creativo.
Nell'occasione verrà presentata una ricca monografia dell'artista con testi critici dei curatori della mostra Beatrice Buscaroli ed Alberto Zanchetta ed una raccolta antologica di scritti che hanno accompagnato le pubblicazioni di questi ultimi anni.
Inaugurazione: 13 settembre 2007
Cartiere Vannucci
via Vannucci 16 - Milano
Ingresso libero