Velodromo. In questi scatti, il fotografo romano coglie il disfacimento che il tempo e l'incuria hanno causato alla pista romana dedicata a Fausto Coppi e costruita nel 1960 per le Olimpiadi di Roma. Con la sensibilita' che contraddistingue i suoi lavori, Pedriali, mostra la cronaca di una struttura architettonica sempre piu' evanescente e la memoria autobiografica di un luogo.
Velodromo
a cura di Ziva Kraus
…Come nel 1965, alla vigilia del campionato italiano di ciclismo su strada,
categoria giovanissimi.
La mattina della gara l’appuntamento è all’EUR, piazzale Sturzo dove si svolgono
i controlli, punzonatura delle biciclette dei partecipanti.
La partenza è davanti al Velodromo.
Mi avvicino ad un motociclista della municipale:
“ E’ lei la staffetta di coda?..., Si ?. bene…, allora quando te lo dico accendi la sirena
e come si dice , beati gli ultimi che saranno i primi. E sai perché?,…ho sognato stanotte come devo condurre la gara “.
Mi sorride.
Pronti per la partenza.
Il percorso è Roma-Ostia, Via!
Mi avvicino al motociclista:
“ Quando entriamo per la via del Mare (per intenderci la via Ostiense)
a seicento metri dal curvane che ci ricollega all’EUR, accendi la sirena
ma non mi stare troppo vicino, e quando arrivo alla curva sotto il ponte
rallenta, raggiungimi subito dopo.”
Ecco come ho svolto la gara: ero in coda al gruppo e controllavo a distanza
che nessuno dei ciclisti in testa prendesse troppo vantaggio sul gruppo centrale,
poi è successo come nel sogno: il traguardo in pista ed io l’ultimo ad entrare,
i ciclisti divorati e sommersi di fango. Poi spariscono i ciclisti, sparisce il fango,
entro e vinco, perché la regola è che vince chi resta.
In questo modo mi sono aggiudicato il campionato italiano Libertas
Io unico superstite di quella apocalittica scena.
Come queste foto. Rivelatrici. Da fine di una civiltà. Per una nuova.
(Il Velodromo, Dino Pedriali)
In questi scatti, il fotografo romano, coglie il disfacimento che il tempo e l’incuria hanno causato alla pista romana dedicata a Fausto Coppi e costruita nel 1960 per le Olimpiadi di Roma. Con la sensibilità fotografica che contraddistingue i suoi lavori, Pedriali, mostra la cronaca di una struttura architettonica sempre più evanescente e la memoria autobiografica di un luogo.
Definito da Peter Weiermair il Caravaggio della fotografia del Novecento per la sua “estetica della luce” e per la nobilitazione di modelli presi dalla strada, Dino Pedriali, ha saputo cogliere con il suo obiettivo scene di genere sulla spiaggia di Ostia, ritratti di giovani drogati, ragazzi di strada e “ragazzi di vita” di Roma, grandi personaggi della cultura come Segal, Manzù, De Chirico, Zeri, Rama, Moravia, Fellini, Nurejev, Warhol, Man Ray (che lo indusse alla fotografia), Pasolini (fotografato nella sua casa di Chia nel 1975 per il libro Petrolio poco tempo prima della suo tragico assassinio). Celebre per i suoi nudi, presentati presso la Galleria Ikona nel 1982 e accompagnati da un’intervista del fotografo ad Alberto Moravia, e per le sue nature morte, è evidente l’eredità lasciata dallo studio della pittura antica che rende i primi scultorei, astratti e fa risorgere come forma pura gli elementi “morti” delle sue nature.
Dino Pedriali è nato a Roma nel 1950 dove attualmente vive e lavora.
Inaugurazione 13 settembre 2007
Ikona Photo Gallery
Campo Di Ghetto Nuovo 2909 (Cannaregio) - Venezia
Orario: 11-19, sabato chiuso
Ingresso libero