Ferro dell'altro mondo. Una mostra di sculture nate dal recupero di vecchi oggetti del passato, pezzi di attrezzi agricoli e utensili in disuso che l'artista trasforma liberandoli dalla ruggine del tempo.
Personale
"Ferro dell'altro mondo". La mostra di Giacomo Bagnaia
Una mostra di sculture assai originale: Giacomo Bagnaia recupera vecchi oggetti del passato, pezzi di attrezzi
agricoli, utensili in disuso e dà loro nuova vita, liberandoli dalla
ruggine del tempo: ecco allora che una vecchia vanga diventa il volto
di un gendarme, le pale di una motozappa si trasformano in piume
d'uccello, doghe di botte impersonano una flessuosa ed affascinante
rappresentazione della maternità.
Un mondo fantastico nato dal genio creativo di Giacomo Bagnaia, che ha
scoperto questo suo dono in età matura, interpretando la scultura non
solo come libero sfogo della fantasia, ma anche come percorso della
memoria. Un mezzo per conoscere, acquisire nuovi spazi per andare
oltre nell'avventura della vita: un senso dell'avventura che Bagnaia,
paracadutista, ha trasmesso ai suoi tre figli, anch'essi paracadutisti
come lui.
Da paracadutista ad artista originale, come è avvenuto il passaggio?
Con un colpo d'ala!.. c'è un filo conduttore che unisce la passione
per il paracadutismo e il manifestarsi dell'artista: è lo spirito di
avventura, è lo spirito di ricerca. La ricerca di altro, di nuovo, di
diverso. E' il manifestarsi dell'Io più profondo, lo spingersi oltre,
il vedere al di là del quotidiano. Librarsi nell'aria o nella
creazione artistica appagano compiutamente il mio spirito. Non v'è
quindi scissione nella mia personalità d'uomo come non c'era in Dedalo
quando costruì le prime ali, come non c'era in Leonardo quando sognava
il volo..
Vecchi attrezzi agricoli danno vita a figure zoomorfe e antropomorfe,
da dove nasce l'idea?
Da quella stessa fantasia che spinge il vergine animo del bambino a
realizzare nelle nuvole le figure della sua mente. C'è la materia
grezza che sembra non avere anima e c'è l'intuizione dell'artista che
da essa la restituisce in diversa forma. I meccanismi interni che
guidano la mano che ri-crea sono ignoti all'artista stesso.
Oltre la ruggine, un ferro che scopre nuove forme d'arte e d'essere,
una sorta di recupero della memoria…da dove provengono i pezzi? Ha un
legame affettivo di ricordo?
A me sembra talvolta che il vecchio ferro, nella sua semplice forma,
nel suo diverso uso, nella sua stessa consunzione abbia in sé un po'
d'anima di chi lo ha usato. E' come se il continuo e costante contatto
con l'essere umano nel ciclico ricorso di giorni, anni e stagioni
abbia segretamente carpito la vitalità dell'uomo. Questo rapporto
durato per lungo tempo pur essendosi ad un certo punto interrotto, non
ha sottratto all'attrezzo l'energia che ha assorbito.
Per questo preferisco i pezzi usurati, che mostrano il loro uso nel
tempo. Sono pezzi che trovo dispersi in giro per le campagne
abbandonati come ruderi di monumenti antichi. Con essi ed in essi c'è
la memoria collettiva delle genti, delle generazioni, di quanti mi
hanno preceduto nel loro uso.
E' solo un fatto estetico o in questo suo lavoro esiste una volontà di
andare oltre la "semplice" statua?
La forma che i diversi pezzi da me assemblati assumono, risponde a
criteri estetici e non potrebbe essere altrimenti, ma non tutto si
ferma lì; non può arrestarsi la mia opera alla linea che soddisfa
l'occhio..ciò che esce al termine del mio intervento sulla materia ha
un'anima, quell'anima che come ho già detto vibra di per se stessa in
ogni singolo pezzo. E' così che io per primo, e gli altri poi,
"vedono" fors'anche a livello inconscio, quel qualcosa che è oltre e
che celato fuoriesce poi nell'opera compiuta.
Come descriverebbe le sue opere?
Frammenti dell'anima universale che tutto unisce, terra, minerali,
piante, manufatti, esseri umani.
Inaugurazione: venerdi 14 settembre 2007
Studio medico Banica
Via Don Minzoni 2, Palestrina
Ingresso libero