Nel Formare 2. In mostra tre opere inedite e concepite specificatamente per la Galleria. Il progetto e' stato pensato come un dialogo tra un critico, Mauro Panzera, ed un gruppo di artisti, una conversazione alla quale ognuno partecipa parlando il proprio linguaggio. In un breve testo il critico argomenta la sua posizione in relazione ad alcuni problemi nodali dell'arte contemporanea, gli artisti gli rispondono con un'opera.
Nel Formare 2
Dal 11 ottobre Daniel Buren, Jan Dibbets e Giulio Paolini presentano tre opere inedite e concepite specificatamente per la Galleria Maria Grazia del Prete. Il progetto espositivo che li coinvolge si chiama “Nel Formare”. Esso è stato concepito come un dialogo tra un critico, Mauro Panzera, ed un gruppo di artisti, una conversazione alla quale ognuno partecipa parlando il proprio linguaggio: in un breve testo il critico argomenta la sua posizione in relazione ad alcuni problemi nodali dell’arte contemporanea, gli artisti gli rispondono con un’opera. La prima parte del progetto, Nel formare 1, ha visto protagonisti i lavori di Bizhan Bassiri, Jannis Kounellis e Hidetoshi Nagasawa. Dalle due esposizioni nascerà un volume di presentazione.
Le considerazioni proposte dal curatore nel breve testo indirizzato agli artisti, frutto di una attiva e solidale collaborazione di Bruno Corà, muovono dalla determinazione di una temperatura, sentire il proprio tempo come drammatico per l’arte. Segno dell’emergere di questioni vitali per la stessa sopravvivenza dell’espressione artistica, ma nella consapevolezza che la vitalità dell’arte dipende in maniera essenziale dalla resistenza che la figura dell’artista sa opporre alle spinte dell’eterno nuovismo; dipende dalle modalità del fare, capaci di rispondere a quelle stesse spinte; e ancora dalla capacità del pubblico di individuare le esperienze artistiche significative in un panorama di proposte sterminato.
E’ la quantità stessa anarchica delle proposte a minare alla radice quella storia interna dell’arte che colloca al centro, a protagonista della propria storia, la comunità degli artisti? Ma quella stessa quantità ci fa avvertiti della perdita del nucleo essenziale, genetico, da cui sgorga l’arte, il fantasma che dà vita all’immagine. Deprivata di fondatività, l’immagine si tramuta in risultato verificabile e al limite in pura comunicazione; diviene preda degli appetiti del nuovismo, dell’idea originale. E il panorama artistico si tramuta in una Wunderkammer, ma di prodotti artificiali.
Nella sua fenomenologia storica per contro l’artista mantiene il carattere di colui che vede oltre, tra i poeti e gli scienziati. Ma è figura eccentrica perché muove sempre da sé, vale a dire da una individualità. E non basta essere un corpo e una psiche per essere un individuo. E non basta essere colto per vedere contemporaneamente dove va il mondo e indicare con l’opera cosa il mondo non vede o calpesta o vilipende.
Da queste questioni spinose il curatore muove in direzione dell’artista, chiedendo una sua pronuncia, nella speranza di poter ricostituire brandelli di un dialogo all’interno delle arti. Una tale verifica sarà possibile avviare a conclusione di questo breve ciclo di occasioni espositive ed è precisa volontà esplicitarla in un luogo specifico che sia di presentazione delle opere e di riflessione a più voci sulle stesse.
Immagine: Jan Dibbets, Correzione di prospettiva, stampa fotografica su alluminio, 60x60 cm, Roma, 2007
Inaugurazione 11 ottobre 2007 alle 18
Galleria Maria Grazia del Prete
Via di Monserrato 21, Roma
Ingresso libero