Il cervello globalizzato. "Il mito del Labirinto, non vuole essere una nostalgica riproposizione desueta, bensi' la conferma rappresentativa del nostro potenziale cammino." (D.Berti)
Il cervello globalizzato
Il processo della scienza, cominciato oramai da anni, per studiare i processi di
funzionamento del cervello e da qui volerne copiare le capacità intellettive e
selettive, ci sta portando lentamente, ma inesorabilmente verso quell'impalpabile
"Labirinto", che farà di tutti noi simili a dei robots, futura colonizzazione di se
stessi! Di fatto spersonalizzazione del proprio "ego".
Tutto questo è già n atto, lontano dai nostri occhi e purtroppo pochissimi si
rendono conto di questo processo di "essiccamento" della propria personalità, dove
la rapidità dell'esibizionismo computerizzato sembra avere avuto il sopravvento su
tutti gli altri comportamenti.
In questo impoverimento della caduta dei valori e di una forte disgregazione
culturale, quindi inadempimento morale e sociale a tutti azimut, una delle poche
sollecitazioni della nostra "materia grigia", sembra avere avuto priorità la zona
cosiddetta del "piacere", quello della nostra sfera sessuale. Questo desiderio
impellente di collettivizzazione del sesso dimostra, nella sua democratica
diffusione, tutte le caratteristiche di rinuncia "psicologica" di "desertificazione"
sentimentale affettiva, morale, di disgregazione schizofrenica dell'amore, di
violenza quotidiana diffusa. Contribuendo a sentirsi soddisfatto e nello stesso
tempo annullato in questa messa in scena d'autorappresentazione della passività
totale, del superficiale, della stupidità e della banalità quotidiane, della
volgarità oramai testualizzata come comportamento abituale, sinonimo d'ignoranza e
di cattivo gusto.
Tutto questo ovviamente sta avverandosi anche nel mondo dell'arte,
dove andrà una volta, dove questa schizofrenia globale, non riesce a superare i
confini delle proprie autodifese, anzi si riconferma, con insistenza su di un
bipolarismo oramai canonizzato: la stoica resistenza di chi vuole resuscitare la
nostra razionalità, come unico schema risolutivo, legato ad una "avanguardia di
messe in scena d'installazioni e immagini fotografiche dispersive e "ritardatarie" e
dall'altra arte con l'intrusione fracassante dì 'nuovi" realismi globalizzati ma
molto impoveriti nel loro contesto. E' per tutto questo che un artista della mia
generazione imposta la sua attuale ricerca su due elementi da considerarsi "forti":
il mito del "Labirinto" e la poesia dell'immagine.
Il mito del Labirinto, non vuole essere una nostalgica riproposizione desueta,
bensì, e m'illudo ancora una volta, la confermazione rappresentativa del nostro
potenziale cammino labirintico attuato in questo momento di grandi trasformazioni
della nostra società e quindi di noi stessi. Una traccia sottile d'inconsce capacità
labirintiche che va dal nostro cervello, passa attraverso il nostro destino, la
nostra sfera affettiva. Da qui la precisa volontà di proporre un "bestiario"
labirintico, come facilitazione immaginativa di combattimenti "feroci" della
quotidianità, il tutto integrato da una narrazione e una scrittura poetica,
considerate come una specie di "abbecedario" riformulativo in questo processo dì
nuovo apprendimento dell'"esistere".
Sarà possibile n questa mia attuale "fabulazione" gioiosa e spettacolare far
comprendere quante postulazioni possono ancora sussistere nel nostro cammino umano?
Tridimensionalmente io ci provo... fino in fondo.
Duccio Berti
Duccio Berti, nato in Toscana, vive in Francia, ha esposto in spazi pubblici e
privati, con numerose mostre collettive e personali, in Italia e all'estero.
Inaugurazione sabato 20 ottobre ore 18
L'Idioma
Via delle Torri, 23 - Ascoli Piceno
Orari: feriali: 18-20 / festivi: 10,30-12
Ingresso libero