Le opere di Bartana prendono avvio con la puntuale registrazione di situazioni pubbliche o semi-pubbliche: l'artista videodocumenta eventi, cerimonie, attivita' di gruppo come raduni sportivi, ma anche azioni militari: situazioni per lo piu' reali; in qualche caso verosimiglianti messe in scena. Il suo interesse tende infatti ad appuntarsi su momenti di aggregazione, sui rituali piu' ordinari o su quelli eccezionali legati a ricorrenze, celebrazioni e momenti di festa. Nella project room un progetto di Wolfson.
Personale + project room
a cura di Gabi Scardi
La fondazione october inaugura martedì 30 ottobre 2007 una mostra personale della videoartista Yael Bartana dal titolo “In the army I was an outstanding soldier”, in primis assoluta in Italia. La mostra, curata da Gabi Scardi, ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Padova, della Regione Veneto e dell’Ambasciata Israeliana. Nata e cresciuta in Israele, Bartana studia a New York, poi si trasferisce ad Amsterdam dove risiede per alcuni anni. Oggi vive e lavora tra Tel Aviv e Amsterdam. Ha esposto a Documenta 12 del 2007, alla Biennale di Istambul, alla Bienal de São Paulo, a Manifesta 4, a New York al P.S.1 e in molti altri spazi internazionali. Galleria di riferimento: Annet Gelink di Amsterdam.
Le opere di Yael Bartana prendono avvio con la puntuale registrazione di situazioni pubbliche o semi-pubbliche: l'artista videodocumenta eventi, cerimonie, attività di gruppo come raduni sportivi, ma anche azioni militari: situazioni per lo più reali; in qualche caso verosimiglianti messe in scena. Il suo interesse tende infatti ad appuntarsi su momenti di aggregazione, sui rituali più ordinari e quotidiani o su quelli eccezionali legati a ricorrenze, celebrazioni e momenti di festa, e ha origine nella constatazione che ogni gruppo, ogni società tende a convogliare i comportamenti individuali e a trasformarli in esperienze collettive tese alla formazione di un’identità culturale e nazionale. Le contraddizioni della società attuale, la tendenza al mascheramento, i meccanismi di appartenenza e di esclusione, e in particolare una quotidianità fatta di tensioni e violenze talvolta esplicite ed esplosive, talaltra latenti, emergono così nelle sue opere nel nome di uno sguardo da antropologa, capace di combinare partecipazione e distanza critica.
Il processo di postproduzione rappresenta per Bartana una sorta di filtro: l'artista opera infatti un annullamento di ogni aspetto aneddotico e tende a dilatare ritmi e gesti; nel modo di concatenare le immagini e nel sempre curatissimo accompagnamento sonoro i rituali e le situazioni collettive documentati subiscono un’alterazione trasformandosi in stranianti performance dal carattere di volta in volta enigmatico, ironico, addirittura caustico, comunque capaci di suscitare un senso d’interrogazione e di toccare i nervi scoperti della contemporaneità. La mostra, accuratamente concepita insieme all’artista, prevede la presentazione di diverse opere presso la sede della fondazione march e in altri luoghi della città.
Tra i video presentati:
Summer Camp, 2007. L’opera, presentata nell’ambito dell’ultima Documenta, è nata dalla ripresa di un Campo Estivo dell’ICAHD, organizzazione di volontari israeliani, palestinesi e di altre nazionalità che si dedicano alla ricostruzione a scopo dimostrativo di case palestinesi abbattute per ordine del governo israeliano. Mentre le immagini hanno un sobrio carattere documentario, il sonoro ha un carattere filmico ed esprime un energico ed ottimistico crescendo; l’incongruità tra queste due componenti del video genera l’effetto di un ironico paradosso. Lo sguardo ironico di Bartana costituisce in sé una presa di distanza dalla storiografia ufficiale e da ogni retorica.
Wild Seeds, 2005. Sullo sfondo di un paesaggio semidesertico Bartana riprende un groviglio inestricabile di corpi avvinghiati in una lotta che è gioco e violenza, attrazione e tensione. Si tratta di una sorta di azione rituale, un gioco inventato da alcuni ragazzi israeliani, chiamato "Evacuazione della colonia di Gilad", ma l’azione risultò poi aver anticipato di poco i momenti più cruenti della lotta che contrappose i residenti di alcune colonie della strisca di Gaza e i soldati israeliani incaricati di far evacuare l’area. il tragico rapporto tra popoli simili ma diversi, comunque vicini per origine e per destino diventa una grande, drammatica metaforta universale.
Low Relief II, 2004. Bartana combina frammenti di scene tratte da diverse manifestazioni a cui, sotto il controllo dei soldati, partecipano insieme dimostranti israeliani e palestinesi. Vi si alternano, in modo apparentemente casuale, gesti disinvolti e spontanei e azioni codificate. Le immagini sono trattate in modo da assumere l’aspetto e l’uniforme colorazione grigia dei bassorilievi. Il ritmo dell’azione è rallentato. Un basso rilievo in movimento. Una tecnica antica per raccontare una storia contemporanea che togliere la connotazione troppo specifica dell’evento e narra di storie di violenza tra gente comune e polizia che ognuno di noi vive nella propria città e quotidianità.
Il 6 novembre e l’8 gennaio alle ore 21.00 verrà proiettata al Porto Astra una rassegna del lavoro dell'artista, dai primi lavori fino ai più recenti. I video sono: A Declaration, Kings of the Hill, When Adar Enters, You Could Be Lucky, Tuning, Trembling Time e inoltre Wild Seeds, Low Relief II, Profile, presenti già in fondazione march. Durante la serata dell'8 gennaio ci sarà anche Gabi Scardi, curatrice della mostra, che interverrà presentando la rassegna.
Project room: insieme alla personale di Bartana, la fondazione october prevede una project room dell’artista new yorkese Jordan Wolfson. Nasce a New york nel 1980, vive tra Berlino e New York. Ha esposto alla Tate Modern, alla Whitney Biennial, Whitney Museum of American Art, New York, al Musée d'Art moderne de la Ville de Paris/ARC, Paris e in molti altri spazi di rilievo internazionale. La project room prevede un’installazione sonora all’esterno alla fondazione. Galleria di riferimento: T293 di Napoli.
LA Fondazione March
La fondazione march per l’arte contemporanea, nasce a Padova il 29 marzo 2007 con l’obiettivo specifico di colmare la carenza in Italia di spazi senza fini commerciali, concepiti per favorire e sostenere la sperimentazione dei giovani artisti e capaci di liberarli dai vincoli del mercato che spesso ne limitano la libertà espressiva. Così Silvia Ferri de Lazara, Presidente della Fondazione, racconta l’origine della fondazione march, “non solo un luogo dedicato, ma un progetto d’arte e per l’arte contemporanea mosso dal desiderio di sciogliere i nodi che impediscono all’arte di proliferare, allo scopo di costruire un sistema dell’arte contemporanea locale collegato al sistema dell’arte contemporanea internazionale, creando un network di relazioni con gli spazi non profit, le gallerie private, ma soprattutto i musei di arte contemporanea internazionali che ne condividano lo spirito transnazionale e cooperativo, oltre che l’esigenza di allargare i confini, con un’apertura particolare, giustificata dalla posizione geografica, nei confronti dell’area est europea e balcanica”.
Loris Casadei, direttore generale di Porsche Italia, sceglie di sposare il progetto fondazione march entrando come socio fondatore, rafforzando così l’impegno della filiale italiana di Porsche AG nei confronti delle espressioni culturali più innovative, già dimostrato nei settori della musica, del cinema d’avanguardia e della scrittura creativa. “Nella città sede di Porsche Italia vogliamo inaugurare un nuovo punto di riferimento per l’arte contemporanea, che vuole essere in primis un luogo di produzione artistica, scambio e contaminazione culturale. Output finale sarà una notevole rassegna di creatività in fieri”. La relazione con il mondo imprenditoriale rappresenta una chiave di volta dell’identità stessa della fondazione march. La Fondazione opera per integrare l’arte contemporanea nel territorio e quindi anche nel tessuto imprenditoriale prevedendo la possibilità di creare partnership istituzionali, tecniche e a progetto come la formazione, i residence e l’archivio di opere d’arte “myfolder”. La Fondazione march, ancora con il naming la propria identità al momento dell’atto fondativo (29 marzo 2007), alla sua nascita, mentre durante l’anno assume il nome dei mesi che scorrono. La fondazione ha così 12 nomi. Tale scelta è il risultato del progetto artistico per l’ideazione del brand della fondazione affidato all’artista Jonathan Monk che ha così inteso sottolineare, al tempo stesso il duplice carattere della fondazione march: il work in progress e il valore fondante delle attività artistico-culturali
Immagine: Yael Bartana, Trembling Time, 2001. One channel video and sound installation, Video projection, Colour, Soundtrack by Tao G. Vrhovec Sambolec, Duration: 6.20 min. Courtesy Annet Gelink Gallery, Amsterdam, The Netherlands
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Inaugurazione 30 ottobre 2007
Fondazione March
via Armistizio, 49 - Padova
Orari: mart-ven 10-14 e 16-20 e sab 16-20