Antonio Dell’isola
Davide Prato
Eleonora Zuin
Elisabetta Chiarelli
Guglielmo Trupia
Maurizio Molteni
Nicola De Napoli
Nino Romeo
Orticanoodles
Paola Verde
Paolo Robaudi
Senso
Simone Paloni
Paola Verde
Antonio Dell’Isola
Mostra sulle Citta' Invisibili. "Non c'e' nulla di inumano in una citta' tranne la nostra umanita'." (Georges Perec). Questa collettiva vuole aprire un varco a tutti coloro che vogliono guardare cio' che hanno gia' visto, vuole diventare l'ariete pesante e colorato che infrange i portoni dell'utopia. Opere di 15 artisti a cura di Paola Verde e Antonio Dell'Isola.
Mostra sulle Citta' Invisibili
a cura di Paola Verde e Antonio Dell’Isola
Non c’è nulla di inumano in una città tranne la nostra umanità.
Georges Perec
Da sempre la città è stata posta come materiale poetico al centro di una moltitudine ininterrotta di sguardi; artisti, poeti, letterati hanno, chi a tratti, chi in maniera ossessiva, raccolto l’anima e il respiro della metropoli, ne hanno indagato le corrispondenze con la propria vita, con il proprio porsi nel mondo; ne hanno catturato il “soffio vitale”, l’irriproducibile e l’effimero di una sensazione.
Lo sguardo diviene visione di una profondità, molto spesso sublime, anche e soprattutto tramite quegli elementi rispetto ai quali siamo continuamente a contatto; prospettive, segnali stradali, palazzi, strade, manifesti pubblicitari e sconosciuti, diventano contemporaneamente il tessuto primo per indagare quel lato della città che cade lontano dal senso comune, che assume le dimensioni della scoperta, dell’epifania, di una messa in luce di un livello inspiegabilmente emozionale, sostrato dell’appartenenza ed allo stesso tempo del rifiuto del vivere secondo i dettami di uno schema dichiaratamente comune.
L’anima della città, che resta nascosta ai tragitti e allo sguardo di chi compie i percorsi alienanti del quotidiano, si svela come un ricettacolo di sensazioni e visioni a coloro che riescono a sbucciare l’anima impenetrabile delle azioni meccaniche, a chi “sente” e relaziona la propria avventura con la metropoli, a chi, come scriveva Marc Augè, sfugge dal vincolo dei passaggi obbligati, e, al contrario, si lascia andare verso la possibilità situazionista della deriva, del gioco, della vertigine di un percorso “coscienziale” che ha come risultante uno sviluppo poetico.
Ogni metropoli ha un’anima, un respiro, un’auraticità quasi magica.
A questo proposito, celebre è l’ampolla realizzata da Marcel Duchamp contenente l’aria di Parigi, emblematico oggetto capace di mettere in luce l’invisibile ed impalpabile atmosfera che si respira tra quei chilometri quadrati di mondo dove si è più letto, scritto e parlato.
Scriveva Italo Calvino nel romanzo “Le Città invisibili”: “D’una città non godi delle sette o settantasette meraviglie, ma quello che più s’avvicina a ciò che ti aspettavi da essa”; così lo sguardo sulla città diviene l’ampliarsi dell’orizzonte interiore, del desiderio, e il contatto con essa diviene stupore, armonia, fusione di tutti quegli stati d’animo “simultanei” teorizzati dal filosofo Henry Bergson.
E così, anche oggi la metropoli risulta il terreno privilegiato per mettere in luce un percorso che tenga presente il proprio luogo d’origine, dove le luci arancione e i rumori della strada oltre i propri muri non possono essere scissi dall’esistenza, proprio come la storia e la memoria non possono essere scissi dalla città; proprio perché noi stessi siamo la somma di una serie di esperienze, la città ci appartiene come specchio del nostro tempo, amalgama unico insieme agli avvenimenti e alle corrispondenze con la vita.
La metropoli diviene così non solo un’insieme di concrezioni quotidiane di difficile digestione, ma una frattura aperta nella quale tuffarsi per poter scorgere un angolo di meraviglia, lasciandosi trasportare dal caso, dalla coscienza, dalle molteplici possibilità di vedere attraverso innumerevoli interpretazioni.
Matteo Bergamini
Inaugurazione ore 18.30
Centro Culturale Zerologico
via Augusto Anfossi, 8 - Milano
Orario: dal martedì al sabato 16.00 - 19.30
Ingresso libero