Studio Stefania Miscetti
Roma
via delle Mantellate, 14
06 68805880 FAX 06 68805880
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Manuela Filiaci
dal 21/11/2007 al 30/1/2008
mart-sab 16-20

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Studio Stefania Miscetti



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Manuela Filiaci



 
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21/11/2007

Manuela Filiaci

Studio Stefania Miscetti, Roma

Divagazioni. Parallelamente alla produzione pittorica, parte preponderante della sua ricerca, la Filiaci si e' costantemente espressa anche con lavori tridimensionali, sculture ed assemblaggi di carta e legno. Il suo vocabolario espressivo e' ricco di frammenti di architetture e di solidi geometrici.


comunicato stampa

Con la mostra divagazioni lo Studio Stefania Miscetti, a tre anni dall'ultima personale romana, presenta un nuovo ciclo di lavori di Manuela Filiaci.

La divagazione o digressione è una strategia per rinviare la conclusione, una moltiplicazione del tempo all’interno dell’opera, una fuga perpetua. (Italo Calvino, Rapidità - Lezioni americane- sei proposte per il prossimo millennio 1988 Garzanti)

L’operare di Filiaci sembra contenuto tutto qui, in questa frase del grande scrittore.

Manuela Filiaci fin dagli anni Ottanta ha partecipato attivamente alla scena artistica Newyorkese, esponendo in varie gallerie, collaborando con il teatro "La Mama" ed essendo essa stessa curatrice di Parallel Window dal 1979 al 1987, uno spazio in cui sono stati presentati artisti di varie nazionalità. Parallelamente alla produzione pittorica, parte preponderante della sua ricerca, la Filiaci si è costantemente espressa anche con lavori tridimensionali, sculture ed assemblaggi di carta e legno, come l'opera Real Cubism, un’installazione di scatole di cartone dipinte, presentate al Castello di Rivoli all'interno della mostra Collezionismo a Torino nel 1996. Successivamente il lavoro delle scatole prende corpo in un’installazione intitolataThe Boxcase (Marina Urbach, 2000, New York), così descritta dall’autrice:

The Boxcase è una struttura che funziona come una sorta di anti-libreria: di solito i libri, considerati contenitori, portatori di informazioni, narrativa, storia e così via, sono disposti da ognuno secondo un personale alfabeto, per autore piuttosto che per contenuto, comunque secondo una gerarchia ben precisa, anche se la più apparentemente disordinata. Nello stesso modo la scatola è fatta per contenere un oggetto, un regalo o altro. Le mie scatole sono dipinte su tutti i sei lati ma sono sempre vuote, sono di per sé, non per quel che contengono. Ogni faccia di una scatola interagisce con le altre a seconda delle combinazioni possibili, mette in moto una serie di reazioni a catena e di incontri che producono sempre nuovi paesaggi: una mobilità che è una sensazione di grande libertà ma, proprio per questo, non sempre facile.

Le scatole vuote parlano anche del senso di perdita che è dentro ognuno di noi, ospitano una certa melanconia e contengono il nostro rifiuto di piangere la mancanza, l’assenza. La gioia, l’humour, l’immaginazione delle scatole dipinte solo all’esterno, capovolgono il senso di perdita e riordinano le verità della nostra esistenza. Il vuoto non è sempre una esperienza negativa: uno spazio vuoto può diventare uno spazio aperto all’immaginazione. Le scatole non sono vuote nel senso di mancanza di significati, ma suggeriscono la precarietà di tutto ciò che ci circonda. E questa qualità transitoria del mio lavoro non è implicita solo nella scelta di materiali poveri, ma è anche nella resistenza a tutto ciò che è confine, cornice, limite, ‘inscatolamento’.

L'opera della Filiaci è stata interpretata da più di un critico in rapporto alla musica per l’equilibrio con cui l'artista bilancia e contrappone spazio e colore, usando un vocabolario ricco di frammenti di architetture e di solidi geometrici. Leggerezza, ironia e luce sono usate come antitesi ad una materialità troppo onerosa. Il lavoro sulla natura, il tema dell’albero ricorrente nella sua ricerca, suggeriscono una riflessione sul senso di precarietà e di fragilità di ciò che ci sta intorno, ma anche una possibilità di trasformazione e rigenerazione.
Il nomadismo implicito nel senso di transitorietà della sua opera prende forma nell’uso ripetuto e costante di grandi rotoli di carta dipinti. Recentemente Filiaci produce una serie di scatole in bronzo e le dipinge, fino a confonderle con quelle di cartone: peso, apparenza, equilibrio tutto è messo in gioco in una continua ricerca di spazi mentali, di stabilità che mai arriva a termine.

In mostra sono presentati cinque grandi rotoli su carta, cento scatole di cartone, dodici scatole di bronzo, ed una tela di grandi dimensioni.

Manuela Filiaci è nata a Vicenza. Attualmente vive e lavora a New York.
Manuela Filiaci è stata nominata per la Richard Diebenkorn Fellowship

Inaugurazione: giovedì 22 novembre 2007 ore 18.30

Studio Stefania Miscetti
via delle Mantellate 14 - Roma
Orari: da martedì a sabato dalle 16 alle 20
Ingresso libero

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