Al Intithar - L'Attesa. La mostra presenta due film della trilogia BAYT (Casa) che riflette sull'emergere di una nuova sensibilita' civile nel mondo arabo, sono il risultato di una lunga ricerca che ha portato l'artista a vivere per oltre 15 anni sul campo.
Studio Stefania Miscetti presenta 'Al Intithar', prima mostra personale a Roma di Mario Rizzi, a cura di Cristiana Perrella.
Al Intithar è il primo film della trilogia BAYT (Casa), che riflette sull'emergere di una nuova sensibilità civile nel mondo arabo, sulla fine del post-colonialismo e sulla possibilità di raccontare gli eventi rivoluzionari della cosiddetta “Primavera Araba” attraverso la quotidianità di persone sconosciute.
La trilogia è ispirata dagli scritti di Anthony Shadid - in particolare dalla sua autobiografia 'House of Stone: A Memoir of Home, Family and a Lost Middle East' sulla centralità della casa nella cultura araba - ed è il risultato di una lunga ricerca sul mondo arabo e sulla sua civiltà, una ricerca che ha portato Mario Rizzi a vivere in paesi del mondo arabo da oltre 15 anni, a contatto in particolare con il mondo palestinese, un interesse sviluppatosi anche in seguito a lunghe esperienze come volontario in differenti campi di rifugiati, sin dalla guerra di Bosnia.
'Al Intithar' è stato girato nel campo profughi siriano di Zaatari, nel deserto giordano, situato a sette chilometri dal confine con la Siria. Da settembre a novembre 2012, nel periodo di nove settimane in cui l’artista ha vissuto nel campo, i siriani rifugiati a Zaatari erano da 35.000 a 45.000 e per la maggior parte provenienti da Deraa o da Homs.
'Al Intithar' racconta la storia di Ekhlas Alhlwani, una giovane vedova di Homs, ed attraverso lei, la vita dei suoi tre figli e del campo, con le loro speranze, delusioni e lunghe attese. Il film narra la loro quotidianità, la loro dignità e perseveranza nell'affrontare le disumane condizioni di vita.
È costruito come un frammento della realtà, non ha un vero inizio ed una vera fine. Come non ha fine la disumana condizione dei rifugiati siriani.
"Ho scelto una donna come protagonista – afferma l’artista – perché sono le donne nel campo a concentrarsi sui bisogni reali: il cibo, come trovare dei vestiti, l'unità della famiglia. Gli uomini sono spesso assenti, incapaci di accettare la loro condizione e frustrati per aver deciso di non essere in Siria a combattere. Alcuni decidono di ritornare. Anche Abdo, il figlio maggiore di Ekhlas, la protagonista di ‘Al Intithar’, un anno fa è tornato in Siria e purtroppo, dopo poche settimane, è stato ucciso. A settembre 2014 sono tornato a Zaatari. Oggi è una grande città con i suoi commerci, le scuole, gli ospedali, una città fatta di tende e di roulotte, nel deserto. Ma l'unica speranza è quella di lasciare il campo, accolti da un paese straniero."
Il secondo film della trilogia 'BAYT', 'Kauther', è stato completato negli ultimi mesi del 2014 e girato in Tunisia. È un film sui diritti della donna e sull’attivismo politico ed è costruito come un lungo monologo di Kauther Ayari, la prima donna tunisina che ha osato parlare apertamente contro il dittatore Ben Ali.
Mario Rizzi (1962, Barletta), è artista e film-maker. Il suo lavoro si concentra su storie di persone sconosciute, spesso sradicate dal loro tessuto familiare e sociale per motivazioni economiche, politiche, religiose, da forze che li sovrastano, quali la gentrificazione o la guerra.
Con affetto ed empatia l'artista narra la loro quotidianità, la loro dignità e perseveranza nell'affrontare le difficoltà della loro situazione.
Li ritrae con psicologica introspezione, evidenziando la complessità del loro momento di passaggio culturale ed identitario e al contempo sottolineando gli stereotipi ed i pregiudizi di cui sono fatti oggetto. Il lavoro di Mario Rizzi è stato presentato in numerose mostre e rassegne internazionali tra cui
“Too Early Too Late” alla Pinacoteca Nazionale di Bologna (2015); “Where are the Arabs?” al MoMA PS1 in New York (2014); “Iskele 2” a TANAS & NBK a Berlino e “Signs Taken in Wonder” al MAK di Vienna e al Kunstverein Hannover (2013). Ancora “Be(com)ing Dutch” al Van Abbemuseum di Eindhoven, lala 6th Taipei Biennial (2008); “This Day” alla Tate Modern di London; 9th Istanbul Biennial (2005); 14th Sydney Biennale (2004). Nel 2012 Rizzi ha vinto il Production Program Award della Sharjah Art Foundation. I suoi film sono stati selezionati due volte per la competizione ufficiale del Berlin Film Festival (2013 e 2008). Nel 2005 ha vinto il premio “Best Artist” della 7th Sharjah Biennial, e nel 2004 il Mulliqi Prize. Nel 2010 il Museum of Modern Art in New York ha acquisito il suo film "Murat ve Ismail" per la sua collezione permanente.
In contemporanea con la mostra allo Studio Stefania Miscetti, il lavoro di Mario Rizzi è esposto dall’10 dicembre al Museo MAXXI, Roma, nell’ambito della mostra 'Istanbul: passione, gioia, furore' a cura di Hou Hanru.
Inaugurazione 9 Dicembre 2015 dalle 18,00 alle 21,00
Studio Stefania Miscetti
via delle Mantellate, 14 - 00165 Roma
da martedì a sabato dalle 16.00 alle 20.00