Meta/Fisico. Tele pop, con lo stile visivo-narrativo tipico dell'autore. Luci crepuscolari, mezzi toni, pulsioni auto-erotiche. A cura di Vito Caiati e Guglielmo Greco.
a cura di Vito Caiati e Guglielmo Greco
Testo di Guglielmo Greco/Foto ©ourtesy dell’autore.
Parlare dell’ultima produzione dell’artista pop Pino Caputi ci sembrava fisiologico.
Parlare di “Meta/Fisico”, la sua ultima esposizione presso CasaRita Show Food, a Taranto, ci è sembrato addirittura obbligatorio. Per il sol fatto che l’autore massafrese è stato inserito nell’attuale collettiva itinerante di giovani autori contemporanei curata da Philippe D’Averio e Jean Blancheart.
Nel secondo appuntamento con le arti visive contemporanee della rassegna Cibo&Arte, curata dal critico d’arte Vito Caiati e Guglielmo Greco, art director di CasaRita Show Food, gli ultimi lavori di Pino Caputi colpiscono per particolare sincerità, spontaneità, inquietudine e non, ultima, discreta intimità. Probabilmente la caratteristica più evidente che spesso ricorre nei soggetti dell’artista.
Un’intimità fatta di mezzi toni, luci crepuscolari, di sensazioni e pulsioni auto-erotiche mai volgari, di momenti in balia di particolare stanca psico-emotiva, che ci si concede per lo più quando si è soli. Magari davanti ad un televisore acceso, travolti da una certa noia e da una legittima e morbosa passione per sé stessi, che altri non sapranno mai corrisponderci.
Il titolo “Meta/Fisico” appare alquanto provocatorio, dal momento che Caputi di certo non può essere considerato metafisico. Non nell’accezione più accademica del significato, almeno.
In realtà, la chiave pop dello stile visivo-narrativo di Caputi trascende decisamente dal guscio, inteso come contenitore dell’anima, di anime che popolano i suoi ambienti, le sue atmosfere, le sue stanze.
E in più di qualche sua opera vengono facili certi riferimenti alla precedente ricerca emotiva dell’artista americano Eric Fischl, che nei suoi interni con personaggi nudi, seduti al bordo di un letto, dopo aver consumato le proprie passioni proibite e bandite dalla società falsamente puritana dell’epoca (ma liberate poi, proprio nei silenzi in penombra della vita di ogni giorno), ben sapeva come smuovere le coscienze e scandalizzare il perbenismo ipocrita di una certa middle class americana.
Fino alla (auto)denuncia delle pulsioni considerate per certi versi immorali e poco pedagogiche.
Per stessa ammissione dell’autore, neanche a farlo apposta, Fichl è uno degli artisti contemporanei che più lo affascinano, proprio per l’irriverenza (affatto delicata) adottata come mezzo espressivo per raccontare e descrivere determinate situazioni. Un percorso dunque, quello di Caputi, che va parecchio al di là del corpo, della semplicistica pulsione carnale, del superficiale significato e godimento di gesti quotidiani, talvolta grotteschi e languidi che, al contrario, fanno parte dell’essenza più intimista dell’uomo, fino a renderlo, proprio per questo, un animale completamente diverso dagli altri.
Strumenti e veicoli di conoscenza per accostarsi all’altro, fin troppo repressi ed occultati dagli imprinting culturali, familiari e religiosi, delle attuali culture occidentali.
Per cui, due giovani ragazzi intenti nella loro naturale minzione su di un prato verdissimo, o un ragazzino dai capelli rossi che si deterge in una vasca per bambini (nell’opera di Fischl, il ragazzino si masturba) o ancora, due donne pugili, visibilmente aggressive, un pò gladiatrici un pò amazzoni, abbigliate in perfetto stile bondage, appaiono alla fine come nuovi modelli estetici, anche se paradossali e a tratti disturbanti.
Ma abiti, atteggiamenti, oggetti e ornamenti, altro non restano che oggetti, accessori di facciata.
Ciò che realmente importa a Caputi sono gli effetti di certe sensazioni, piccoli e grandi drammi interiori, insignificanti piccole felicità, che fanno spesso di noi, semplicemente delle persone. Un concetto che in quest’ultima esposizione dell’autore, in anteprima presso lo spazio CasaRita Show Food di Taranto, ci apparirà con straordinaria innocenza e ingenuità, in un percorso articolato, anche se immediato, che farà senz’altro parlare di un’azione creativa piuttosto audace, anche se assolutamente onesta e veritiera.
Lo spazio CasaRita Show Food non ha voluto tradire le aspettative degli appassionati d’arte contemporanea che hanno già partecipato alla mostra di Ezia Mitolo.
“Caputi è uno degli autori emergenti della cosiddetta New Wave pugliese che merita di essere promossa ed esportata, attraverso azioni mirate e selettive. D’altra parte, se un critico-curatore del calibro di Philippe D’averio ha voluto Caputi nella sua mostra itinerante 13x17 (Catalogo Rizzoli), un motivo dovrà pur esserci… Ci è sembrato più che giusto far partire in anteprima l’exhibition di un artista così brillante e talentuoso.”, spiega Anna Rita Vergine, titolare dello spazio CasaRita Show Food di Taranto.
L’intervento di Vito Caiati, critico d’arte, che più di ogni altro si è occupato del percorso creativo di Pino Caputi, non poteva essere che un passaggio obbligato, proprio per le sue indubbie capacità introspettive di analisi dell’opera di un artista così particolare e inconfondibile.
L’esposizione di Caputi sarà allestita con alcuni interessanti lavori di grande formato in silicone colorato, l’ultima singolare tecnica proposta dall’autore, insieme ad altri oli di dimensioni variabili, che esprimeranno tutta l’essenza della sua nuova ricerca espressiva.
Inaugurazione ore 18
Casarita Show Food
via Berardi, 81/83 - Taranto
Orario: dalle 10,30 alle 23,00.
Ingresso libero