Mario Schifano
Gianni Toti
Gianfranco Baruchello
Silvano Agosti
Alberto Grifi
Gabriele Pesci
Massimo Sarchielli
Anna Lajolo
Guido Lombardi
Franco Brocani
Paolo Brunatto
Studio Azzurro
Theo Eshetu
Alessandro Amaducci
Giacomo Verde
Carola Spadoni
Cristiano Carloni
Stefano Franceschetti
Valentina Valentini
Americo Sbardella
Il video d'autore, genio e sregolatezza. Video d'autore italiani, una vasta panoramica di 200 titoli prodotti dagli anni Settanta ad oggi, provenienti da prestigiosi archivi italiani come Netmage, CareOf, Ondavideo. In programma incontri con numerosi artisti e con i curatori della manifestazione. Alcuni artisti segnalati: Studio Azzurro, Mario Schifano, Giacomo Verde, Carola Spadoni e molti altri. Progetto di Valentina Valentini e Americo Sbardella.
Progetto di Valentina Valentini e Americo Sbardella
in collaborazione con Michela Giovannelli, Valentina Gnesutta, Armando Leone, Delia Peres
La Regione Lazio - Assessorato alla Cultura e il Filmstudio, dal 23 novembre al 3 dicembre (Filmstudio, sale Uno e Due), presentano la più ricca selezione di video d’autore “made in Italy” mai realizzata a Roma. La manifestazione offre al pubblico romano una vastissima panoramica di quanto di meglio è stato prodotto in questo settore, dagli anni Sessanta ad oggi.
I titoli in programma sono circa 200.
L’attenzione dei curatori è stata rivolta al lavoro dei seguenti autori:
Mario Schifano, Gianni Toti Gianfranco Baruchello, Silvano Agosti, Alberto Grifi e Massimo Sarchielli, Anna Lajolo e Guido Lombardi, Franco Brocani, Paolo Brunatto, Studio Azzurro,Theo Eshetu, Alessandro Amaducci, Giacomo Verde, Carola Spadoni, Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti. e alle produzioni e alle raccolte dei più prestigiosi archivi italiani: Ondavideo (Pisa); NetMage (Bologna); Galleria Comunale di Arte Contemporanea di Monfalcone, Care/of (Milano); Riccione TTV (Rimini); Associazione Napolidanza-Il coreografo elettronico (Napoli); Associazione Culturale Kinema (Roma); Archivio privato Bruno di Marino e RaroVideo (Roma).
Fuori programma
ArtimeridianeLab-Università della Calabria, Carmelo Bene, Societas Raffaello Sanzio
Incontri con numerosi artisti e con i curatori della manifestazione.
In Italia fra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta si è verificata una interessante sperimentazione audiovisuale che ha coinvolto sia artisti visivi (Baruchello, Schifano, Nespolo, Patella, Agnetti, Colombo e altri) che filmaker (Grifi, Agosti, Lombardo, Lajolo e altri). Passando dalla tela allo schermo, gli artisti visivi enfatizzano i tratti percettivi dell’immagine: isolare un dettaglio, scomporre la sequenza e congelare il fotogramma, graffiare la pellicola, manipolarla con prolungati bagni nei sali d’argento e con le sovrimpressioni, montare spezzoni di film commerciali americani degli anni ’50-‘60 destinati al macero (come ne La verifica incerta di Baruchello e Grifi).
Se per il cinema indipendente italiano il video era considerato un ripiego dovuto alle ristrettezze di budget, era però anche il medium della creatività diffusa, la cui efficacia si misurava pragmaticamente dall’intensità del coinvolgimento che riusciva a suscitare nel contesto in cui interveniva. Il modo produttivo privilegiato è stata l’«inchiesta»: condurre attraverso una serie di “interviste” una interrogazione a largo raggio per portare in luce la verità. Il videotape rispondeva all’esigenza di disporre di un mezzo poco ingombrante, capace di penetrare in situazioni anomale e conflittuali come le lotte per la casa, le fabbriche occupate, le carceri.
Fra le “eccezioni” degne di nota segnaliamo la poliedrica produzione di Gianni Toti - con i suoi videopoemi prodotti dalla Rai e mai messi in onda - e di Carmelo Bene che, approfittando di una breve ma felice stagione vissuta dall’istituzione nella metà degli anni Settanta, sperimentano felicemente i “vantaggi” del mezzo elettronico. Negli anni Ottanta Ciprì e Maresco continuano la “tradizione” di interferenze tra video, televisione e cinema: Cinico Tv è infatti nato per lo schermo televisivo di cui porta traccia sia nella struttura (si compone di una serie di episodi molto brevi, da uno o due minuti fino a dodici) concepita per aggiunzioni di parti la cui identità è fortemente marcata dalla ricorrenza di personaggi (una vera epopea della razza dei falliti che popola le periferie urbane delle grandi città), che dalla permanenza del paesaggio che è quello spazio “qualsiasi” degradato dai rifiuti dell’edilizia popolare.
Una parte importante della produzione video in Italia è stata promossa dai registi teatrali che, spinti dal bisogno di estendere il raggio di azione del teatro aldilà della circuitazione dello spettacolo, si sono dedicati alla produzione video. Per la generazione che si è formata nella stagione della perfomance art è stato naturale confrontarsi con i nuovi media, il cinema, la televisione, il video.
“Se gli anni Ottanta hanno visto il boom della produttività di immagini elettroniche da parte di artisti provenienti da diversi campi, il video italiano degli anni Novanta ha consolidato l’operatività di alcuni autori, attivi sulla scena sin dagli inizi e riconosciuti in ambito internazionale alimentando al tempo stesso una stratificata produttività, meno precaria rispetto al decennio precedente. Le nuove generazioni hanno un rapporto con il video non ideologizzato, a differenza dei pionieri che facevano coincidere la pratica video con la pratica d’avanguardia e, partendo da una assestata specificità dei linguaggio elettronico, possono permettersi di attraversare media diversi, sfruttando le potenzialità di ciascuno e sviluppando il processo di fusione fra cinema e video che sarà la posta in gioco dei prossimi anni.
Guardando alla produzione italiana da questa prospettiva ne emergono nettamente i tratti distintivi. I suoi modelli sono quelli alti del cinema e della pittura, della poesia, delle più vitali tradizioni artistiche delle neo-avanguardie, ma come reinvenzione, non tanto come repertorio immagazzinato da riciclare per operazioni citazioniste. (Valentina Valentini)
Come negli Stati Uniti, anche in Italia l’underground cinematografico si legò organicamente a ricerche condotte in altri campi: fotografia, grafica, poesia visiva, musica sperimentale, teatro e danza d’avanguardia, body art, arte concettuale, architettura radicale. Un comune progetto univa i cineasti dell’underground, pur nelle loro appariscenti diversità, un progetto che, in nome di una sempre più completa libertà creativa, mirava a far cadere le distinzioni, le barriere tra il cinema e le altre arti e a trasformare il film-maker, produttore e distributore dei propri film, in un “operatore artistico”, di volta in volta pittore, fotografo, musicista, poeta, attore, performer, elaboratore di tecniche innovative di ripresa, montaggio, animazione e sviluppo.
Il passaggio dalla camera al videoregistratore avvenne in modo del tutto naturale: per i cineasti militanti il videoregistratore rappresentava finalmente l’eliminazione delle preoccupazioni economiche e la possibilità di girare sempre e in modo più ‘spontaneo’; per gli artisti visivi lo stesso tipo di ricerca che li aveva trasformati in cineasti li spingeva negli anni Settanta-Ottanta a utilizzare il nuovo mezzo, molto più maneggevole e immediato della camera 16mm e più stimolante perché permetteva effetti proibitivi nel cinema su pellicola e un modo nuovo, più creativo di utilizzare il colore. Per Gene Youngblood, il teorico del cinema espanso, è e resterà uno e trino. Youngblood sostiene che i cineasti (categoria che comprende anche i “videoasti”) hanno attualmente a disposizione tre mezzi, che sono paragonati a tre strumenti musicali: il film (in pellicola), il video e il computer. Non possiamo certo identificare la musica con uno dei singoli strumenti che la generano e questo, per Youngblood, vale anche per il cinema, considerato ormai un “evento flusso audiovisuale”. (Americo Sbardella)
Filmstudio 2
via degli Orti d'Alibert 1/c - Roma
Ingresso: Biglietti intero € 5,00 - Ridotto € 4,00 - Abbonamento a cinque ingressi € 15,00